Si è tenuta lo scorso 26 giugno, presso la sede del Comitato Economico e Sociale Europeo a Bruxelles, la conferenza finale del progetto SP4SE – Social Protection for Professional Self-employed, promosso e coordinato da Confprofessioni con il cofinanziamento dell’Unione europea.
L’evento ha rappresentato l’atto conclusivo di un percorso iniziato nel settembre 2023 con l’obiettivo di rafforzare la tutela sociale dei lavoratori autonomi in Europa. Attraverso un consorzio composto da sette partner internazionali, SP4SE ha fornito strumenti e analisi comparative per supportare le parti sociali nella definizione di politiche più eque ed inclusive, in linea con la Raccomandazione del Consiglio UE 2019/387.
Alla conferenza hanno partecipato rappresentanti istituzionali, esperti e stakeholder europei, riuniti per discutere i risultati raggiunti e delineare le prospettive future del progetto. Le raccomandazioni presentate mirano a promuovere un nuovo approccio alla protezione sociale dei professionisti, categoria che rappresenta oggi circa il 14% della forza lavoro europea, in settori strategici come diritto, salute, ICT, cultura e consulenza.
«I lavoratori autonomi professionali non sono più una nicchia, ma un pilastro delle nostre economie», ha dichiarato nel suo discorso di apertura Marco Natali, presidente di Confprofessioni. «Eppure, restano il segmento meno tutelato del mercato del lavoro, escluso in molti casi da garanzie basilari come maternità, malattia o sostegno al reddito».
Nel suo intervento, Natali ha sottolineato come il progetto SP4SE abbia evidenziato il ruolo chiave dei partner sociali nel disegnare riforme efficaci. Ha citato l’esperienza italiana della bilateralità – attraverso Ebipro, Cadiprof e Fondoprofessioni – come modello di welfare integrato, capace di estendersi anche ai freelance tramite la piattaforma BeProf. Durante la pandemia, queste strutture hanno garantito servizi fondamentali, dimostrando la forza di un sistema condiviso.
Le buone pratiche europee, come i fondi straordinari in Francia, i fondi previdenziali professionali in Germania o i fondi mutualistici comunitari in Irlanda e a Malta, dimostrano che dove i partner sociali sono riconosciuti, la protezione sociale è più giusta, efficace e vicina ai bisogni reali.
«La bilateralità, se ben strutturata, non è un costo, ma un investimento. La mutualità non è solo una parola del passato, ma uno strumento moderno per affrontare l’incertezza», ha proseguito Natali. «Lo Stato da solo non può caricarsi sulle spalle questo compito. Servono alleanze virtuose, dobbiamo remare tutti verso lo stesso obiettivo».
E la strada, secondo Confprofessioni, passa da quattro priorità:
- riconoscimento formale delle rappresentanze dei lavoratori autonomi
- inclusione delle professioni non regolamentate
- portabilità dei diritti sociali
- armonizzazione europea delle tutele, nel rispetto delle specificità nazionali.
«Una protezione sociale universale e inclusiva non è solo un diritto, ma il fondamento stesso della coesione europea», ha concluso Natali. «Confprofessioni è pronta a fare la sua parte, in dialogo con istituzioni e professionisti, per costruire insieme un nuovo patto sociale».