Fondi Ue: 32,5 miliardi da spendere

La relazione della Corte dei Conti al Parlamento sulla programmazione dei fondi comunitari. Si riduce il saldo negativo tra versamenti effettuati e accrediti ricevuti L’Italia migliora la sua posizione di contributore netto verso l’Unione europea, ma restano ancora da spendere 32,5 miliardi di euro nell’ultimo anno della programmazione dei fondi comunitari.  La Corte dei conti
La relazione della Corte dei Conti al Parlamento sulla programmazione dei fondi comunitari. Si riduce il saldo negativo tra versamenti effettuati e accrediti ricevuti

L’Italia migliora la sua posizione di contributore netto verso l’Unione europea, ma restano ancora da spendere 32,5 miliardi di euro nell’ultimo anno della programmazione dei fondi comunitari.  La Corte dei conti ha inviato al Parlamento la Relazione annuale 2014 su “I rapporti finanziari con l’Unione Europea e l’utilizzazione dei fondi comunitari”, predisposta dalla Sezione di controllo per gli affari comunitari ed internazionali. Quanto ai flussi finanziari tra l’Unione Europea e l’Italia nell’esercizio 2013, nella Relazione viene evidenziato un ulteriore miglioramento della tradizionale posizione di contributore netto del nostro Paese: il saldo negativo tra versamenti effettuati ed accrediti ricevuti risulta, infatti, di 4,9 miliardi di euro a fronte dei 5,7 miliardi di euro del 2012.

Tale miglioramento è ascrivibile all’aumento (14,8%) degli accrediti all’Italia per la realizzazione di programmi europei. In valori assoluti, il nostro Paese si colloca nel 2013 al quinto posto per l’ammontare delle somme accreditate dall’Unione Europea ai singoli Stati.

Nell’ambito della politica europea di coesione socio-economica per il ciclo di programmazione 2007-2013, la Relazione ha poi esaminato lo stato di utilizzo dei fondi comunitari facenti capo ai tre Obiettivi strategici della Convergenza, della Competitività regionale ed occupazione e della Cooperazione territoriale.

E’ emerso che, per far fronte ai ritardi nell’utilizzo di tali fondi ed evitare perdita di risorse comunitarie, le Autorità italiane, d’intesa con la Commissione Europea, hanno ridotto anche nell’anno in esame la quota di cofinanziamento nazionale, attraverso ulteriori riprogrammazioni definite nell’ambito del Piano di Azione Coesione. In tal modo, ferme restando le risorse comunitarie attribuite, si è ridotto l’ammontare delle spese da certificare all’UE ed il correlato rischio di disimpegno automatico per gli interventi maggiormente in ritardo.

Con le cinque riprogrammazioni complessivamente attuate sono stati trasferiti a favore degli interventi ricompresi nel Piano di Azione Coesione oltre 11 miliardi di euro, con una riduzione quasi interamente applicata all’Obiettivo Convergenza, beneficiario degli stanziamenti più importanti e destinato a quattro Regioni del Mezzogiorno. 

Anche a seguito di tali interventi, l’attuazione finanziaria dell’Obiettivo Convergenza al 30 giugno 2014 risulta pari al 105,9% in termini di impegni, ma soltanto al 53,9% in termini di pagamenti. Pertanto, nell’ultimo anno della programmazione  resta ancora da spendere circa la metà dei fondi allocati per l’intero ciclo ( 32,5 miliardi di euro).  

I dati al 30 giugno 2014 relativi all’’attuazione finanziaria dell’Obiettivo Competitività regionale ed occupazione, che riguarda tutte le altre Regioni e che ha una dotazione finanziaria di oltre 15 miliardi di euro, registrano un avanzamento del 97,9% in termini di impegni e del 71,8% in termini di pagamenti. Questo ultimo dato, seppur migliore sia rispetto al passato sia rispetto alla “performance” dell’ Obiettivo Convergenza, evidenzia che la situazione congiunturale del Paese ha influito anche sulla capacità di spesa di questi programmi.

Difficoltà di attuazione hanno riguardato anche l‘Obiettivo “Cooperazione territoriale europea” (che raggruppa la cooperazione transfrontaliera, transnazionale ed interregionale e che prevede  quasi 2,7 miliardi di euro per i programmi a partecipazione italiana). Al 30 giugno 2014 la forbice tra impegni e pagamenti rimane ancora elevata (95,25% per i primi e 55,14% per i secondi). Migliore è la situazione dei programmi di cooperazione transfrontaliera “frontiere interne”, che sono ad Autorità di Gestione italiana, ed in quelli della cooperazione interregionale (pagamenti intorno al 60/70 %).

Anche il livello di attuazione del Fondo europeo per la pesca è stato influenzato dalla crisi economica, che ha portato a ridefinire la pianificazione finanziaria a favore dell’Amministrazione centrale. In effetti, al 30 giugno 2014 nelle diverse Regioni l’attuazione si attesta all’80,2% in termini di impegni ed al 50% circa in termini di pagamenti.

La Relazione ha anche sottolineato che il complesso processo di attuazione della programmazione 2007-2013 ha dimostrato che un più efficace utilizzo delle risorse è strettamente collegato ad un effettivo miglioramento della capacità progettuale e delle complessive capacità amministrative e gestionali, a livello centrale e regionale, in particolare nel Mezzogiorno. Risponde a tali esigenze la creazione, nell’ottobre 2013, dell’Agenzia per la coesione territoriale, con il compito di svolgere verifiche e monitoraggi più sistematici sull’utilizzo delle risorse, di fornire maggior sostegno ed assistenza tecnica alle Amministrazioni ed alle Regioni interessate ed anche di assumere poteri sostitutivi.

Sotto il profilo dei controlli, la Relazione sottolinea l’esigenza di una maggiore attenzione alle verifiche sulla corretta gestione,  per rendere più efficaci gli interventi e per non incorrere in possibili sanzioni finanziarie.

In merito alla programmazione 2014-2020, la Relazione evidenzia che, con l’Accordo di Partenariato, le Autorità italiane e la Commissione europea si sono proposte di superare le criticità emerse nei cicli precedenti, prevedendo una programmazione più trasparente e verificabile; un monitoraggio permanente ed un supporto all’attuazione ad opera della citata Agenzia per la coesione territoriale; piani settoriali nazionali di riferimento; piani di rafforzamento amministrativo per le Amministrazioni centrali e per le Regioni.

Tra i nuovi principi introdotti dai regolamenti comunitari figurano la concentrazione degli interventi in quattro settori chiave, l’orientamento ai risultati e la condizionalità “ex ante” (cioè la previa garanzia che sussistano le condizioni quadro programmatiche, regolatorie, di pianificazione, di strumentazione operativa e di capacità amministrativa necessarie ad assicurare l’efficacia degli interventi).