Jobs act, passi avanti ma servono norme più snelle

Il Presidente Stella in audizione al Senato. Lavoro parziale, apprendistato e partite Iva: luci e ombre nei decreti attuativi «Bene un testo unico delle tipologie contrattuali, ma siamo ben lontani dalla necessaria semplificazione normativa che gli operatori economici si attendevano dal disegno riformatore del Jobs Act» Con queste parole, il presidente di Confprofessioni, Gaetano Stella,
Il Presidente Stella in audizione al Senato. Lavoro parziale, apprendistato e partite Iva: luci e ombre nei decreti attuativi

«Bene un testo unico delle tipologie contrattuali, ma siamo ben lontani dalla necessaria semplificazione normativa che gli operatori economici si attendevano dal disegno riformatore del Jobs Act» Con queste parole, il presidente di Confprofessioni, Gaetano Stella, ha aperto il suo intervento alla Commissione Lavoro del Senato, durante l’audizione sugli schemi di decreto per il riordino delle tipologie contrattuali e delle misure per la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro. Una relazione che ha toccato numerosi punti d’interesse, segnalando rischi e opportunità sugli assetti occupazionali delle diverse realtà economiche e produttive.

Partendo dal contratto di lavoro a tempo parziale, che rappresenta uno strumento di grande importanza, utile a favorire la conciliazione dei tempi vita-lavoro delle lavoratrici e dei lavoratori, Stella ha sottolineato come la forte incidenza femminile nella popolazione degli studi (circa il 90% della forza lavoro) ha permesso di conciliare tempi di vita e di lavoro grazie al ricorso a forme di lavoro a tempo parziale. «Positiva inoltre la facoltà conferita alle parti sociali di prevedere un utilizzo acausale del lavoro supplementare in un’ottica di semplificazione dell’Istituto», ha aggiunto Stella, «tuttavia i limiti imposti all’utilizzo del lavoro supplementare e delle clausole elastiche e flessibili in mancanza di una regolamentazione collettiva appaiono troppo stringenti».

Entrando nel vivo del riordino delle tipologie contrattuali, il presidente di Confprofessioni si è poi soffermato ad analizzare le modifiche del decreto in materia di apprendistato e delle collaborazioni coordinate e continuative. Apprezzabile il tentativo del legislatore di promuovere l’apprendistato di primo tipo, semplificandone l’attivazione e chiarendo alcuni nodi critici. Positiva anche la possibilità di prorogare fino ad un anno il contratto di apprendistato dei giovani, che permetterà al datore di lavoro di usufruire di un periodo aggiuntivo di formazione. Quanto al superamento del contratto a progetto, secondo Stella «la norma si presta a numerose puntualizzazioni. In primo luogo, l’eliminazione dei co.co.pro.dovrebbe corrispondere a un’apertura nei confronti delle partite Iva e delle collaborazioni genuine». Sotto questo aspetto, però, il disposto dello schema di decreto non scioglie tutti i nodi. «Se da un lato» ha sottolineato Stella «possiamo cogliere con favore l’esclusione delle prestazioni svolte nell’esercizio di professioni intellettuali; dall’altro lato, maggiori dubbi scaturiscono dall’applicazione della disciplina del rapporto di lavoro subordinato anche ai rapporti di collaborazione». Il tema sollevato da Confprofessioni è di estrema delicatezza e potrebbe alimentare parecchie criticità, che interesseranno migliaia di professionisti non iscritti ad un albo professionale.

Nell’ambito delle norme a sostegno della maternità e paternità, Confprofessioni ha espresso un giudizio complessivamente positivo sulle riforme proposte: «Dobbiamo però segnalare il mancato intervento del decreto su un aspetto di possibile iniquità che colpisce lavoratori autonomi senza cassa iscritti alla gestione separata presso l’Inps» ha aggiunto Stella. «A differenza degli autonomi iscritti alle gestioni commercianti e artigiani e dei liberi professionisti coperti dalle rispettive casse, infatti, tale categoria di lavoratori non è esente dall’obbligo di astenersi dall’attività per poter percepire l’indennità di maternità. L’astensione obbligatoria diventa per i professionisti iscritti alla gestione separata motivo di preoccupazione derivante dalla duplice necessità di prendersi cura del nascituro e salvaguardare la propria attività».

Spingendo ancora sul welfare, Stella ha segnalato alla Commissione Lavoro del Senato l’assenza nel decreto approvato dalla Camera «di misure importanti come l’introduzione di incentivi fiscali (tax credit) per le lavoratrici, con figli minori o disabili non autosufficienti, con redditi inferiori ad una determinata soglia di reddito individuale complessivo e l’integrazione dell’offerta di servizi per le cure parentali forniti dalle aziende e dai fondi o enti bilaterali – il nostro ente di assistenza sanitaria integrativa, Cadiprof, prevede un apposito pacchetto di prestazioni per la famiglia – nel sistema pubblico-privato dei servizi alla persona. Tali interventi si configurano come strumenti prioritari atti a favorire l’occupazione femminile e la conciliazione dei tempi del lavoro e della famiglia, cui deve essere data pronta ed adeguata attuazione».