LA NUOVA SANITA’ INTEGRATIVA NEL RAPPORTO CON IL SSN

La relazione del Presidente Stella all’evento che celebra i 10 anni di Cadiprof CADIPROF compie 10 anni. Sono già passati 10 anni da quando i primi 20 mila dipendenti degli studi professionali iscritti alla Cassa hanno cominciato ad usufruire delle prime prestazioni sanitarie.   In realtà questo convegno non vuole essere un semplice momento celebrativo,
La relazione del Presidente Stella all’evento che celebra i 10 anni di Cadiprof

CADIPROF compie 10 anni. Sono già passati 10 anni da quando i primi 20 mila dipendenti degli studi professionali iscritti alla Cassa hanno cominciato ad usufruire delle prime prestazioni sanitarie.

 

In realtà questo convegno non vuole essere un semplice momento celebrativo, ma è l’occasione per fare il punto su quanto e come è stato realizzato in questi anni e, al tempo stesso, per confrontarsi con i nuovi scenari della sanità integrativa che si trova ora più che mai a misurarsi con i grandi cambiamenti in atto.

 

Confprofessioni nel 2001, insieme alle altre parti datoriali e a quelle sindacali dei lavoratori, fece la scelta coraggiosa di inserire nel CCNL degli studi professionali, all’interno del trattamento economico, l’assistenza sanitaria integrativa. Nelle prime fasi, si trattava di una sorta di retribuzione figurativa con il vantaggio immediato di minori oneri contributivi e differito per l’erogazione di prestazioni sanitarie in strutture convenzionate.

 

Fu senza alcun dubbio un segnale di grande innovazione in un comparto, quello professionale, che fino ad allora, in ambito contrattuale e non solo, restava ancorato a logiche di rimessa, di adeguamento, di immobilismo. Si trattava di sperimentare un modello nuovo di relazioni con il personale dipendente per fidelizzarlo, offrendogli nuove tutele, nel suo interesse ma anche del datore di lavoro. Certo lo strumento da adottare era quello della bilateralità fino ad allora sconosciuta in ambito professionale e vista, non lo nego, con contrarietà, scetticismo e una certa dose di sufficienza, da parte di alcune Associazioni del sistema Confprofessioni ma anche dagli stessi professionisti.

 

La strada era tutta in salita ma non ci siamo lasciati scoraggiare, perché eravamo fermamente convinti che la Cassa e il sistema della bilateralità poteva essere l’inizio di un percorso che ci avrebbe portato lontano.

 

La nostra Cassa, nata come Fondo di sanità integrativa e lo possiamo dire con orgoglio è stata la prima a essere inserita in un CCNL. Poi molti altri ci hanno imitato in un periodo nel quale, proprio nel 2001, vennero istituiti i Lea (i famosi Livelli essenziali di assistenza); di fronte alle difficoltà erogative del servizio sanitario nazionale, lo Stato si faceva carico solo delle prestazioni essenziali, lasciando spazi di manovra ai soggetti privati. E noi, nell’ambito dei fondi di matrice contrattuale, siamo stati in grado di intervenire con rapidità e realismo, non senza un pizzico di audacia.

 

Il processo che ne è seguito è stato graduale sia sotto il profilo quantitativo che qualitativo. La scarsa conoscenza di nuove forme di welfare a favore dei dipendenti degli studi professionali, vuoi per le iniziali difficoltà di comunicazione, vuoi perché troppo innovativo in un contesto ancora adagiato su modelli organizzativi tradizionali, paradossalmente ne ha consentito una crescita di valore e di consapevolezza.

 

Quando è nata la Cassa, gli studi professionali rappresentavano un bacino di raccolta e di formazione di giovani cui le imprese produttive e del commercio attingevano a piene mani. Oggi non è più così.

 

Non possiamo non renderci conto, infatti, che la realtà economica e occupazionale è profondamente mutata rispetto a dieci anni fa. Lo testimonia la circostanza che la permanenza media di un dipendente all’interno dello studio professionale è progressivamente aumentata e, in prospettiva, sarà destinata ad aumentare sempre di più.

 

Anche la realtà dello studio professionale, in questo decennio, è cambiata radicalmente. Basti pensare quante figure (dipendenti, collaboratori, praticanti, stagisti, giovani professionisti ecc..) ruotano in uno studio, tutte meritevoli di attenzione, di tutele, di riconoscimento.

 

In questi anni, da un lato, ci siamo concentrati sul nostro target: abbiamo potuto capire quale era il mondo di riferimento del comparto professionale e, quindi, la popolazione degli assistiti che andavamo ad assicurare e che fino a quel momento nessuno si era preoccupato di conoscere; dall’altro lato, l’età media giovane, il reddito medio contenuto e con una propensione alla spesa sanitaria bassa, hanno creato all’inizio un rapporto molto favorevole sinistri/premi assicurativi, creando quindi le condizioni per una profonda rivisitazione delle coperture inizialmente assicurate.

 

E così una volta individuate le caratteristiche, le peculiarità, la composizione della popolazione abbiamo costruito un piano sanitario su misura, intercettando i bisogni assistenziali degli iscritti che sono sempre in crescita e in rapida evoluzione.

 

Il fiore all’occhiello del piano sanitario di CADIPROF sono le prestazioni per la prevenzione che è fondamentale per la salute e per la quale oggi non esiste ancora una adeguata cultura, soprattutto tra i giovani.

 

Tutto ciò ha dato vita al decollo della Cassa.

 

I numeri parlano da soli.

 

……

 

Qualche spunto lo abbiamo visto e ascoltato dal video introduttivo, altri numeri ce li racconteranno il Vice Presidente, Gabriele Fiorino; Mauro Scarpellini, Presidente del Comitato Scientifico; e Fiammetta Fabris, Direttore Generale di Unisalute, nei loro rispettivi ruoli.

 

Consentitemi, però, di aggiungere qualche altra considerazione.

 

Un altro grande passaggio dell’esperienza e dell’evoluzione di Cadiprof ci rimanda al 2009.

 

Gli importanti risultati raggiunti in termini numerici (iscritti), l’oculata e perché no virtuosa gestione della Cassa con accantonamenti rilevanti, ma, soprattutto gli stimoli e le intuizioni del Comitato Scientifico cui avevamo affidato il mandato di studiare nuove e ancor più innovative forme di assistenza, in ambito sociale, ci hanno portato a dar vita al Pacchetto Famiglia, una serie di misure a supporto del nucleo familiare dei nostri assistiti (assistenza pediatrica, rimborso della retta degli asili nido, assistenza ai familiari non autosufficienti..).

 

Le misure di welfare introdotte nel Pacchetto Famiglia nel tempo sono state implementate e hanno intercettato bisogni non percepiti, necessità, criticità economiche dei nostri iscritti fino a diventare un vero e proprio sostegno al reddito in un periodo di grandi difficoltà.

 

Anche in questo caso abbiamo anticipato l’emanazione del Decreto Sacconi che, appunto nel 2009, ha previsto in capo ai fondi sanitari integrativi, l’erogazione di una quota del 20 per cento per prestazioni di odontoiatria, gravi eventi e non autosufficienza.

 

Con il varo del Pacchetto Famiglia, Cadiprof entra in una fase espansiva della sua operatività assistenziale. Voglio poi ricordare anche le associazioni aderenti a Confprofessioni che hanno contribuito al raggiungimento di questi importanti risultati e alcune significative iniziative realizzate. Con FIMMG, all’inizio per la campagna di prevenzione, con ANDI per la salute orale, con PLP per il benessere psicologico, accordo in fase di avvio.

 

Forti di questi importanti risultati abbiamo voluto, in occasione dell’ultimo rinnovo del CCNL del luglio 2015, proseguire su questa strada e assicurare, cioè offrire forme di assistenza sanitaria integrativa anche ai professionisti datori di lavoro, ovviamente in regola con i contributi dei lavoratori. Un atto di sensibilità, di consapevolezza che anche il professionista-datore ha bisogno di tutele nell’interesse suo ma anche dei lavoratori del suo studio. La gestione, sul modello CADIPROF, è affidata a EBIPRO, l’altro ente bilaterale del nostro sistema, con il coordinamento e il controllo di Confprofessioni.

 

Un’altra sfida però ci attende, altrettanto importante e significativa: estendere le tutele anche ai giovani professionisti, alle partite Iva dei lavoratori autonomi, a coloro che oggi sono considerati tra le fasce più deboli del mercato dei servizi professionali. La bilateralità può gestire anche questi soggetti, ma occorre un segnale governativo che ne legittimi la deducibilità dei costi.

 

Questo risultato non ha eguali nella contrattazione nazionale; è stato reso possibile per la condivisione di parte sindacale con la quale vi sono ottime relazioni che si sono tradotte in un contratto collettivo fortemente innovativo nel panorama della contrattazione nazionale. Del resto, siamo in presenza di un contesto economico connotato da forti cambiamenti e se siamo coraggiosi possiamo rilanciare, anche in termini occupazionali, un settore economico che si è rivelato centrale per la crescita del Paese.

 

Per concludere, uno sguardo alla nuova sanità integrativa nel rapporto con il Ssn, come recita il titolo del nostro convegno.

 

In Italia a fronte di una spesa sanitaria pubblica che cala progressivamente, si registra una crescita costante della spesa a carico dei cittadini. I fondi integrativi hanno svolto importanti funzioni: ridotto i rischi di impoverimento di famiglie colpite da gravi patologie; creato una segmentazione della popolazione tra chi ha una copertura sanitaria e chi no; garantito buone chances rispetto al SSN contraddistinto da ticket elevati, lunghe code di attesa e orari difficili.

 

Oggi possiamo affermare che le offerte dei Fondi integrativi hanno raggiunto un buon livello, anche di efficienza e trasparenza, interessano larghe fette della popolazione lavorativa e quindi possono integrarsi maggiormente con il SSN garantendo benefici all’intera collettività. Si possono sviluppare sinergie che noi abbiamo già sperimentato in maniera positiva. Dal rapporto privato/pubblico potranno nascere esperienze più informate, più innovative nell’utilizzo da parte dei cittadini, che permettano di organizzare meglio la domanda di salute.

 

Su questa evoluzione noi ci vogliamo essere e siamo pronti a lanciarla e a sostenerla.