Corte Ue: tariffe forensi compatibili con la concorrenza

La disciplina italiana sugli onorari permette il corretto compenso per ogni tipo di prestazione La Corte UE sdogana le tariffe massime degli avvocati. Con la sentenza del 29 marzo nella causa Commissione contro la Repubblica italiana, la Corte di Giustizia dell’Ue si è ulteriormente pronunciata sul regime italiano delle tariffe forensi, con particolare riferimento alla
La disciplina italiana sugli onorari permette il corretto compenso per ogni tipo di prestazione

La Corte UE sdogana le tariffe massime degli avvocati. Con la sentenza del 29 marzo nella causa Commissione contro la Repubblica italiana, la Corte di Giustizia dell’Ue si è ulteriormente pronunciata sul regime italiano delle tariffe forensi, con particolare riferimento alla obbligatorietà del rispetto delle tariffe massime. Ancora una volta la Corte ha “salvato” il sistema tariffario italiano confermandone quindi la piena compatibilità con il diritto europeo della concorrenza.

La Commissione contestava l’obbligatorietà delle tariffe massime che, in quanto limite alla libertà di negoziazione del compenso, costituirebbe una restrizione della libertà di stabilimento e della libera prestazione di servizi in violazione degli artt. 43 e 49 del Trattato CE. La previsione, infatti, potrebbe disincentivare gli avvocati di altri Stati membri a stabilirsi in Italia o a prestarvi temporaneamente i propri servizi. Dal suo canto, invece, l’Italia, avvalendosi anche dell’approvazione del Decreto Bersani sulle liberalizzazioni, sosteneva il carattere non vincolante di dette tariffe e la loro compatibilità con le norme europee.

La Corte ha ritenuto che la Commissione non abbia fornito la prova che la misura italiana integri ipotesi di restrizioni alla libertà di stabilimento e di prestazione di servizi, ovvero vieti, ostacoli o scoraggi l’esercizio di tali libertà occorrerebbe che siffatte misure vietassero, ostacolassero o scoraggiassero l’esercizio di tali libertà.. Nella specie, trattandosi di disposizioni che si applicano indistintamente a tutti gli avvocati che forniscono servizi sul territorio italiano, non si può parlare di restrizioni ai sensi del diritto europeo.

Infatti, per la giurisprudenza della Corte “una normativa di uno Stato membro non costituisce una restrizione ai sensi del Trattato CE per il solo fatto che altri Stati applichino regole meno severe o economicamente più vantaggiose”. In conclusione, quindi, secondo la Corte “la disciplina italiana sugli onorari presenta una flessibilità che sembra permettere il corretto compenso per qualsiasi tipo di prestazione”.

 

9412