Pil, giù le stime di crescita 2016

Nella bozza del Def il governo rivede al ribasso il prodotto interno lordo. La ripresa nel 2017 e nel 2018. Con la clausola di salvaguardia meno tasse e più consumi Nel 2016 il Pil crescerà dell’1,2%, in calo rispetto alla Nota di Aggiornamento del DEF 2015, che fissava l’asticella della ripresa all’1,6%. Ma a partire
Nella bozza del Def il governo rivede al ribasso il prodotto interno lordo. La ripresa nel 2017 e nel 2018. Con la clausola di salvaguardia meno tasse e più consumi

Nel 2016 il Pil crescerà dell’1,2%, in calo rispetto alla Nota di Aggiornamento del DEF 2015, che fissava l’asticella della ripresa all’1,6%. Ma a partire dal 2017 la ripresa sarà più sostenuta e le previsioni del governo fissano il Pil reale all’1,4% nel 2017, dell’1,5%  nel 2018 ed infine dell’1,4% nel 2019. È quanto si legge nella bozza del Documento di economia e finanza 2016 (DEF), secondo la quale nel 2015 la crescita del PIL è tornata positiva dopo tre anni consecutivi di contrazione: il risultato raggiunto (0,8 %) è sostanzialmente in linea con le stime ufficiali di preconsuntivo diffuse a ottobre nel Documento Programmatico di Bilancio (0,9%).

 

Secondo la bozza, nella seconda metà del 2015, la crescita del Pil è risultata inferiore alle attese. L’andamento positivo della domanda interna è stato più che compensato, dapprima da un calo dell’export legato al rallentamento delle grandi economie emergenti, e in seguito, nel quarto trimestre, da un calo della produzione. La debolezza dal lato dell’offerta è, con buona probabilità, da legare anche al mutato contesto internazionale.

 

Nel documento consultato da Confprofessioni si legge ancora che la sterilizzazione della clausola di salvaguardia comporterà un minor carico di imposte indirette rispetto al tendenziale e un minore aumento dei prezzi al consumo: l’inflazione sarebbe pari a 1,3% nel 2017 e 1,6% nel 2018, con un plausibile un aumento di spesa da parte delle famiglie e ricadute anche sugli investimenti. La maggiore vivacità della domanda interna attiverà più importazioni e, di conseguenza, il contributo della domanda estera netta potrebbe essere negativo in tutto l’arco previsivo. Il miglioramento delle condizioni economiche si rifletterà, infine, sul mercato del lavoro, con un tasso di disoccupazione al 10,6 per cento a fine periodo, accompagnato da una dinamica ancora contenuta del costo del lavoro, grazie ad una maggiore produttività e una moderata crescita salariale.