"C’era una ingiustizia che andava eliminata e lo abbiamo fatto: finalmente anche i liberi professionisti potranno costituire Confidi, mentre fino ad oggi questa opportunita’ era ad appannaggio solo delle piccole e medie imprese industriali, commerciali, turistiche e di servizi, nonche’ di imprese artigiane e agricole". Così il vicepresidente dei deputati della Lega, Alessandro Montagnoli, primo firmatario dell’emendamento approvato martedì sera dalle commissioni riunite Bilancio Finanza e Tesoro durante l’esame del decreto Sviluppo, passato mercoledì all’esame dell’Aula di Montecitorio.
Per il mondo dei liberi professionisti si tratta di una novità assoluta. L’intero comparto potrà infatti accedere al credito agevolato e alle garanzie che saranno poste in essere dai consorzi costituiti dalle stesse associazioni dei liberi professionisti. "Fino a oggi il sistema dei Confidi ha coperto tutti i settori economici del Paese, ma non quello delle professioni” ha dichiarato il presidente di Confprofessioni, Gaetano Stella, salutando con soddisfazione l’iniziativa di Montagnoli e di Ignazio Abrignani. “Il nostro settore, al pari di tutte le altre categorie economiche e sociali, ha subito le conseguenze della crisi che ha determinato un allungamento nei tempi di incasso delle parcelle e difficoltà negli investimenti materiali e immateriali”. Finalmente si pone fine “a questa disparita’ di trattamento tra le varie categorie produttive e ci avvicina alla normativa in ambito europeo ove la partecipazione dei liberi professionisti ai Confidi e’ diffusissima e senza ostacoli” ha aggiunto Montagnoli. “I Confidi per i liberi professionisti rappresentano un importante incentivo contro la situazione di crisi che incide anche sugli studi professionali. La mancanza di questo strumento di sostegno al credito – osserva il deputato leghista – danneggia enormemente i liberi professionisti, anche perche’ dopo Basilea 2 la concessione del credito sulla base di ‘rating’, non favorisce, di fatto, l’accesso al credito di soggetti con minori capacita’ patrimoniali, rispetto ai gruppi industriali o commerciali o dei servizi".
La partita, però, non è ancora conclusa. Il testo uscito dalle commissioni riunite passa ora al vaglio dell’aula della Camera. Secondo le prime indiscrezioni, il governo è intenzionato a porre la fiducia sul decreto Sviluppo lunedì 20 maggio e il provvedimento dovrebbe essere licenziato martedì 21 giugno, proprio quando al Senato verrà effettuata la verifica politica.