Roma, 4 febbraio 2011 – Sta per scendere in campo il nuovo "redditometro", con tanto di "spesometro" a supporto, il quale, a partire dall’1 maggio 2011, costringerà qualsiasi privato cittadino a identificarsi con codice fiscale per acquisti di beni e servizi sopra i 3.600 euro. A pochi mesi dall’entrata in vigore delle nuove norme, mancano ancora indicazioni sulle modalità di calcolo della congruità dei contribuenti. Un ritardo denunciato dall’ Unione Nazionale Giovani Dottori Commercialisti ed esperti contabili (UNDCEC), che propone di applicare inizialmente il Redditometro ai contribuenti tradizionalmente considerati più fedeli al fisco, quali pensionati e lavoratori dipendenti, a partire da quelli dell’Agenzia delle Entrate.
"Finalmente – si legge in una nota dei giovani commercialisti – sta per entrate in vigore uno strumento quale il nuovo redditometro che giudichiamo utile per la lotta all’evasione. Peccato però che a tutt’oggi siano un mistero i parametri su cui questo strumento si baserà per calcolare il reddito "congruo" di ogni cittadino".
Proprio per certificare la validità e la corrispondenza dei parametri, i giovani commercialisti propongono che "la sua prima applicazione, quanto meno per gli anni 2009-2010 rispetto ai quali è di fatto retroattiva (Statuto del contribuente, dove sei?), si concentri su categorie di contribuenti considerate dalla stessa amministrazione finanziaria come maggiormente fedeli al fisco, quali pensionati e lavoratori dipendenti, a cominciare da quelli pubblici ed in particolare da quelli dell’agenzia delle entrate che, come tutti sanno, sono di certo i più probi".
"Non c’è sarcasmo, né provocazione fine a se stessa in questa proposta – prosegue la nota – solo il buon senso di chi ritiene che questo sia il modo migliore per dimostrare che lo strumento è tarato in modo corretto e non è invece suscettibile di generare un numero di accertamenti più incongruo ancora della presunta incongruità tra redditi dichiarati e tenore di vita che misura. Questo test potrà anche servire per valutare l’impatto psicologico nel vedersi misurare i mq di casa ed analizzare nel dettaglio le spese sostenute, nonché nell’essere chiamati ad un contradditorio in cui giustificare i passatempi propri e dei familiari, le scuole e i corsi frequentati, i viaggi effettuati, gli arredi ed elettrodomestici sostituiti, gli eventuali aiuti economici ricevuti da familiari".
"Il tutto – scrivono i giovani commercialisti – sapendo che, se le giustificazioni addotte non dovessero venire ritenute dirimenti da parte dei funzionari del medesimo ente che ha tarato lo strumento, l’accertamento sarà subito esecutivo e, anche in caso di ricorso, bisognerà subito pagare il 50% delle maggiori imposte richieste, in attesa di un giudizio avanti le commissioni tributarie i cui tempi non sono stati accelerati da un legislatore che pensa solo ad accelerare i tempi della riscossione. Questo è il problema – conclude la nota – : si parla e si sparla di lotta all’evasione, ma lotta all’evasione significa giustizia, mentre qui interessa solo fare cassa: basta!"