
Più coraggio sull’apprendistato e meno rigidità sui contratti a tempo determinato. È questo il messaggio lanciato da Confprofessioni al Parlamento per la conversione in legge del dl 34/2014 in materia di occupazione e semplificazione. Lo scorso 8 aprile, davanti alla Commissione Lavoro della Camera, presieduta da Cesare Damiano, la Confederazione Italiana Libere Professioni ha illustrato la posizione dei professionisti su un provvedimento di assoluta rilevanza per le dinamiche occupazionali che si verranno a delineare nell’immediato futuro del Paese. Anche se è prematuro esprimere un giudizio complessivo sul progetto del Governo in materia di lavoro “senza considerare i contenuti della legge delega appena depositata in Senato”.
“Siamo tendenzialmente favorevoli alle aperture operate sul lavoro a termine e sull’apprendistato” afferma il presidente di Confprofessioni, Gaetano Stella. “Nel Decreto sono contenute disposizioni utili per riattivare il mercato del lavoro, soprattutto nel medio periodo, tuttavia riteniamo auspicabile in sede di conversione una soluzione di compromesso che nel rispetto della necessaria duttilità nell’utilizzo degli strumenti sia idonea a tutelare le posizioni dei lavoratori e dei datori di lavoro”.
Entrando nel dettaglio, l’audizione di Confprofessioni si è concentrata su due punti cardine del decreto legge 34/2014: il contratto a tempo determinato e l’apprendistato, criticando in prima battuta il mancato coinvolgimento delle parti sociali e dei professionisti nella fase di definizione delle regole. “Basta riflettere proprio sul lavoro a tempo determinato” sottolinea Stella. “Dal 2012 ad oggi abbiamo assistito in relazione ad alcuni profili, come l’acausalità e gli stacchi temporali tra un contratto e l’altro (c.d. stop and go) a molteplici interventi che senza badare alle reali esigenze e ai rapporti di lavoro in corso hanno creato problemi sia alle imprese sia ai professionisti”.
Anche sul fronte dell’apprendistato l’attenzione della Confederazione è massima. “È un tema a cui guardiamo con molto interesse” spiega Stella “perché nel nostro settore a differenza di ciò che avviene in altri comparti il contratto di apprendistato è utilizzato in maniera importante. Recenti dati sulle assunzioni del 2013 ci dicono che negli studi professionali circa il 15 % dei lavoratori di età compresa tra i 18 e i 29 anni sono stati assunti con contratto di apprendistato a fronte di una media nazionale molto inferiore.
Per questo motivo, ha segnalato Confprofessioni alla Camera come “la legge dovrebbe accompagnare i datori di lavoro a progettare in maniera efficace un contratto di apprendistato prevedendo l’obbligatorietà della forma scritta del piano formativo nell’apprendistato professionalizzante, previsto dal decreto legge”. Infine, resta da chiarire l’intervento sulla formazione trasversale, che secondo il decreto legge potrà essere integrata con l’offerta formativa pubblica, offerta dalle Regioni. “È l’operazione più coraggiosa effettuata dal Governo” osserva Stella. “Abbiamo atteso a lungo un atteggiamento più responsabile delle Regioni ed in tempi recenti si era arrivati in Conferenza Stato Regioni a definire delle linee guida di indubbia utilità, ma i cui effetti pratici sono ancora da verificare. Adesso vedremo se il freno all’utilizzo dell’apprendistato è veramente legato all’operato delle Istituzioni territoriali o se invece si tratta in generale di un problema di scarsa efficacia dell’offerta formativa”.