Etica e coerenza: anche tu sei vittima dell’ambiguità?

Nuovo appuntamento con la rubrica Spazio Psicologico in collaborazione con l'associazione Psicologi Liberi Professionisti

Elisa Mulone
Psicologa e psicoterapeuta
Presidente Nazionale PLP

Qualche anno fa lessi un interessante monografia di una psicanalista italiana, Simona Argentieri. Mi colpì il titolo, “L’ambiguità”, e scorrendone le pagine mi ritrovai a fare i conti con narrazioni che mi erano familiari, per esperienza diretta o indiretta. Nel libro l’autrice parla di quelli che definisce “piccoli crimini della coscienza”, comportamenti ambigui che invadono la nostra vita quotidiana, la morale e le dinamiche politiche. In termini semplici equivale ad adottare due pesi e due misure tra interno ed esterno, tra pubblico e privato, tra me e l’altro. Facciamo un esempio: un professionista si lamenta e giudica negativamente un altro professionista perché non ha ricevuto regolare fattura a seguito del pagamento della prestazione usufruita. Lo stesso professionista che accusa il collega di evadere il fisco, subito dopo, afferma che non rilascia fattura “perché non gli conviene”. Un altro esempio potrebbe essere quello di una donna che pretende dal compagno di essere un bravo padre, ma che al contempo gli impedisce di svolgere la sua funzione genitoriale con il figlio avuto dalla relazione con la precedente compagna.

C’è da sottolineare il fatto che questo atteggiamento mentale subdolo e sfuggente si configura come una sorta di ambiguità del pensiero che l’autrice definisce “malafede” e che avrebbe il compito di aggirare la fatica della coerenza, delle responsabilità personali e delle proprie scelte, il conflitto e il senso di colpa. Una dissimulazione lieve, ma non per questo innocua, che lascia convivere dentro di sé identità molteplici, contradditorie, senza manifestare alcun disagio di fronte all’incoerenza morale ed etica messa in atto nei propri comportamenti. Predicare bene e razzolare male.

Una nota psicoanalista di fama internazionale, Nancy McWilliams, identifica con il termine compartimentalizzazione un meccanismo di difesa che agirebbe in modo inconsapevole, permettendo a due condizioni in conflitto di esistere, senza creare nella persona confusione, senso di colpa, vergogna o angoscia. La persona abbraccia più idee, atteggiamenti e comportamenti incoerenti tra loro senza coglierne la contraddizione.

L’ambiguità di cui ci parla la Argentieri si differenzia dalla dissonanza cognitiva che, al contrario, è definita come l’incoerenza esistente tra opinioni e pensieri differenti, tra ciò che pensiamo e il modo in cui ci comportiamo. Nella dissonanza cognitiva l’incoerenza percepita provoca una sensazione di malessere che si cerca di attenuare. Nel fenomeno descritto dalla Argentieri, la contraddizione tra il dire e il fare, percepita chiaramente da un osservatore esterno, non sembra sfiorare la coscienza di chi lo sperimenta. Con il semplice “Sì, però…”, due posizioni opposte e incongruenti coesistono in assoluta tranquillità.

L’ambiguità non è sinonimo o prerogativa di specifiche personalità ma può essere riscontrata, anche solo sporadicamente, in persone comuni con differenti stili relazionali. Nella società attuale, in cui il sistema di valori si aggiorna costantemente, tutti potremmo esserne potenziali vittime.

Grazie a questo meccanismo, persone che si definiscono oneste, possono, all’occorrenza, colludere con dinamiche meno oneste e trasparenti. Scrive la Argentieri: “È grazie ai meccanismi della malafede che tante persone “per bene” possono entrare in collusione con gli aspetti deteriori del vivere civile e della politica, con la corruzione e la degradazione di tante strutture istituzionali: clientelismo, assenteismo, piccoli vandalismi, evasione fiscale, complicità marginali con il potere… e ancor più distrazione, omissione e indifferenza di fronte all’ingiustizia”. L’antidoto all’ambiguità potrebbe essere la ricerca di una coerenza interna della persona, di quell’integrità che si traduce sia in integrità psichica che morale. Ancora una volta, ciò significa non abbandonarsi alle scorciatoie, uscire dalla comfort zone e, attraverso una piena consapevolezza di noi stessi, affrontare i conflitti e prenderci le responsabilità dei nostri comportamenti anche rischiando di sacrificare eventuali benefici acquisiti.