I processi decisionali di fronte al Covid

La rubrica Progetto Spazio Psicologico a cura di PLP Antonio Zuliani Psicologo psicoterapeuta Membro del CEN dell’Associazione Psicologi Liberi Professionisti     Prendere decisioni è sempre difficile e la pandemia mette in luce alcune caratteristiche dei processi decisionali. Conoscerle può essere utile anche per la vita di ogni giorno.     Decidere affatica   La fatica
La rubrica Progetto Spazio Psicologico a cura di PLP

Antonio Zuliani

Psicologo psicoterapeuta

Membro del CEN dell’Associazione Psicologi Liberi Professionisti

 

 

Prendere decisioni è sempre difficile e la pandemia mette in luce alcune caratteristiche dei processi decisionali. Conoscerle può essere utile anche per la vita di ogni giorno.

 

 

Decidere affatica

 

La fatica nel prendere decisioni è ben nota nella psicologia e si chiama appunto fatica decisionale (decision fatigue). La base di questa fatica sta nell’insicurezza. Nel non sapere, con la precisione che vorremmo, quali siano le soluzioni migliori. In questo caso le migliori soluzioni capaci di combattere la pandemia.

A fronte di questa incertezza abbiamo la tentazione di contare sul fatto che le cose si sistemino da sole, con la sparizione del virus o con l’arrivo del vaccino.

Nell’attesa cresce in tutti il bisogno di fare incetta di informazioni, pensando così di arrivare a decidere con certezza. Proprio questa fame di notizie fornisce tutta l’autorevolezza all’esperto di turno che trova una maggior popolarità nella misura in cui le sue tesi sono tanto più radicali e definitive. In questo trova un grande alleato nella nostra mente, che ama le soluzioni che non la affatichino troppo. Anche se questa soluzione potrà apparire negativa sarà più gradita dell’incertezza, perché quest’ultima provoca una sofferenza spesso intollerabile.

 

 

Il decidere può paralizzare

 

La continua ricerca di informazioni e di notizie riguardo alla pandemia può arrivare a produrre l’effetto contrario. Invece che a una decisione porta a una paralisi decisionale. Continuando a cercare informazioni, sempre più approfondite e dettagliate, aumentiamo la fatica cognitiva, l’indecisione e la possibilità della paralisi. Per utilizzare un detto popolare potremmo dire che arriviamo a “non sapere più che pesci pigliare”.

 

 

E se rinviassi ogni decisione

 

La tentazione del rinvio e dell’attesa delle decisioni di altri. Tanto più che questo ci fornisce la possibilità di dire “non vedi che hai sbagliato!? Come hai fatto a non capire!?” E poi lo straordinario “io avrei fatto in un’altra maniera!”.

Il rinvio è molto pericoloso sia perché non risolve la situazione (che spesso non si risolve da sola) sia perché le decisioni prese all’ultimo istante sono spesso quelle più pericolose e dense di possibilità di errore.

 

 

Interrompere la paralisi decisionale

 

Come rompere la paralisi e migliorare i processi decisionali? Un suggerimento. Scriviamo le diverse soluzioni che abbiamo in mente. Mettiamo i foglietti con le soluzioni in un cappello e peschiamone uno. Si tratta della proposta di affidarsi alla sorte come facevano i nostri progenitori? No! Il suggerimento è che, mentre stiamo pescando il bigliettino, ascoltiamo dentro di noi quello che vorremmo pescare. In questo modo, per lo meno, avremmo la consapevolezza di quello che è il nostro desiderio. Sta a noi valutarne poi interiormente l’importanza. Ascoltate questo desiderio, perché poi sarà comunque lui a guidare i nostri processi decisionali: conoscerlo può essere di aiuto a non ingannarci.