di Antonio Zuliani
psicologo psicoterapeuta
membro del CEN dell’Associazione Psicologi Liberi Professionisti
Il rapporto tra l’informazione e le convinzioni personali è molto delicato, come le vicende di questi ultimi tempi ci confermano. Vi sono delle convinzioni che sfuggono alla stessa logica dell’informazione, nel senso che sono così radicate che nessuna nuova notizia riesce a modificarle.
Se una persona è convinta che la terra sia piatta, che i vaccini siano la causa delle malattie o che i Maya avessero ragione relativamente alla fine del mondo, ben poche cose potranno cambiare queste idee. Non certo il richiamo a una corretta informazione scientifica o a un ragionamento razionale. Le ragioni di questi convincimenti rispondono a un’altra logica e a ben altri bisogni di quelli che solitamente imputiamo alla “ragione”.
La responsabilità pubblica
Se questo fenomeno riguarda piccoli gruppi di persone, diviene significativo quando questi convincimenti trovano sponda, o addirittura conferma, in persone autorevoli. In questo caso il loro radicamento diviene ancora più assolutista e settario, contribuendo a radicare una sorta di realtà parallela, favorita e amplificata dai social network all’interno dei quali le persone trovano reciproco conforto nella condivisione delle proprie opinioni.
Si tratta di una riflessione oggi più che mai necessaria. Richiama coloro che hanno responsabilità pubbliche o istituzionali alla loro responsabilità nel diffondersi o meglio nel confermarsi di tali teorie.
Il significato psicologico della comunicazione pubblica
Sostenere tesi palesemente infondate, anche solo per fini strategici, può facilmente portare alla popolarità, ma ha anche un significato profondamente psicologico che possiamo leggere nella direzione di mantenere le persone all’interno di una prospettiva che ostacola ogni possibilità di crescita. Ogni crescita è difficile: è come un percorso a ostacoli che richiede la capacità di mettersi spesso in discussione. Tra gli aspetti che possono entrare in crisi ci sono le nostre convinzioni su quali sono le regole del mondo che ci circonda. Certo sarebbe bello se tutto rimanesse immutato, se le nostre convinzioni non fossero mai messe in discussione. Ma così non è! Già da bambini abbiamo imparato, a fatica, che crescere è un’impresa difficile; già lasciare le braccia materne per camminare con le proprie gambe lo è!
Proprio per questi motivi chi riveste un ruolo di riferimento deve riflettere sul peso delle sue parole, dei suoi atti. Forse non hanno la capacità di influenzare positivamente il processo di crescita di chi li vive come punti di riferimento, ma certamente hanno la capacità di ostacolarlo, mantenendo, ad esempio, il pregiudizio di conferma. Si tratta di un meccanismo per cui le parole sono svincolate dai fatti che alimentano la separazione tra i gruppi di persone.