Perché i bambini dicono le bugie?

La rubrica Progetto Spazio Psicologico a cura di PLP

di Elisa Mulone
Psicologa e psicoterapeuta
Presidente Nazionale PLP

La menzogna è un’esperienza universale, trasversale in tutte le culture. Mentono gli adulti, i bambini e anche gli animali. Nel mondo animale, mentire garantisce la sopravvivenza attraverso diverse modalità e tra le persone è considerata una strategia sociale. Di certo c’è una grande ambivalenza intorno alla bugia ma, al di là del dilemma morale, come afferma Luigi Anolli: “La menzogna è opera d’ingegno, poiché solo l’idiota non riesce a mentire ma è trasparente come il vetro”

Tutti dicono le bugie, anche i bambini. Le principali ricerche in ambito psicologico sono concordi nell’affermare che i bambini sviluppano la capacità di mentire intorno ai 4 anni. Questo presuppone che essi:

  • abbiano appreso la distinzione tra finzione e realtà;
  • abbiano appreso la distinzione tra bugia ed errore;
  • abbiano sviluppato una teoria della mente;
  • abbiano raggiunto uno sviluppo adeguato delle funzioni esecutive che sono i processi che regolano e dirigono il comportamento sotto la guida dell’attenzione;
  • siano in grado di superare i test di falsa credenza.

Intorno ai diciotto mesi i bambini apprendono a fare finta, sono capaci di mettere in atto il gioco simbolico in cui si rendono conto che le loro azioni sugli oggetti della finzione non producono effetti tangibili.

Acquisiscono anche la capacità di attribuire emozioni agli oggetti (orsacchiotti, bambole…).

Intorno ai quattro anni i bambini acquisiscono, altresì, la capacità di attribuire agli altri intenzioni e desideri.

La possibilità di mentire è legata anche alla capacità di inibire un’azione, traguardo raggiunto grazie alla maturazione delle aree cerebrali deputate alla regolazione delle funzioni esecutive che compare sempre intorno ai quattro anni.

Le ricerche scientifiche dimostrano inoltre che la capacità di mentire si sviluppa nelle situazioni sociali e interattive. Da recenti ricerche sembra che l’amicizia sia la variabile cruciale per lo sviluppo morale e cognitivo dei bambini. I rapporti di amicizia facilitano lo sviluppo della sensibilità a cogliere le intenzioni degli altri, anche le intenzioni menzognere.

La psicologa americana Judy Dunn ha osservato che all’interno della famiglia, i bambini utilizzano la menzogna per sottrarsi a situazioni spiacevoli, ad esempio quando rischiano di essere sgridati, più per vantaggi psicologici che materiali.

Immaginiamo ad esempio che un bambino, al di sotto dei 2 anni, urti accidentalmente un vaso o mentre gioca con la palla lo colpisca, il risultato sarà, con molta probabilità, il vaso rotto. Se l’adulto in quel momento presente, un po’ irritato sgriderà il bambino, la risposta di quest’ultimo potrebbe essere: “Non sono stato io!”. E allora come mai un bambino che non ha ancora sviluppato la capacità di mentire dice una bugia? Il bambino, in questo caso, non sta mentendo. In effetti, egli non ha compiuto un’azione con l’intenzione di rompere il vaso, ha solo lanciato la palla oppure è passato accanto al vaso, e non ha la capacità di mettere insieme questi eventi come conseguenza di una sua azione. Se l’adulto non riesce a comprendere questo, rischia di innescare una lotta di potere tra due verità.

Tanto altro ci sarebbe da dire sulla menzogna e sui suoi usi tra gli adulti, ma lo faremo in un’altra occasione.