
Il 6 settembre scorso alla Camera il Premier Giuseppe Conte ha chiesto la fiducia per il nuovo Governo elencando nelle linee programmatiche anche la necessità di “individuare il giusto compenso per i lavoratori non dipendenti”: una conquista per i professionisti, che devono sentirsi ancor più tutelati quando lavorano con le amministrazioni pubbliche.
Il “giusto compenso” per i liberi professionisti entra tra le priorità del governo Conte Bis, al quarto punto del programma di Governo. Un dovuto riconoscimento delle esigenze dei lavoratori autonomi e una garanzia di tutela soprattutto per i giovani, a cui più spesso vengono offerti compensi minimi per prestazioni professionali in cambio di esperienza e visibilità. Ma anche una lacuna da colmare.
L’attuale normativa sull’equo compenso – l’articolo 19 quaterdecies del decreto fiscale 148/2017, convertito nella legge 172/2017 – tutela il professionista nel caso in cui il committente sia una grande azienda, una banca o un’assicurazione; tuttavia manca un regolamento specifico per la PA, dove, secondo Confprofessioni, «il sistematico ridimensionamento dei compensi sfocia sempre più spesso in richieste di prestazioni professionali a titolo gratuito, fino a diventare una forma di sfruttamento».
Confprofessioni, da sempre in prima linea nella tutela del lavoro dei liberi professionisti, mette in luce in particolare la necessità di chiarire e regolamentare il rapporto dei professionisti con la Pubblica Amministrazione.
Il paradosso, sottolinea Gaetano Stella, presidente di Confprofessioni, sulle pagine de Il Sole 24 Ore, è che “nonostante quasi un terzo delle Regioni – ultime il Veneto e le Marche – si siano impegnate ad applicare compensi equi, ancora si vedono bandi PA che prevedono prestazioni professionali gratuite; quando proprio la PA dovrebbe dare il buon esempio”.