CESE, verso un lavoro di piattaforma digitale equo e sostenibile

Karolien Lenaerts, responsabile della ricerca presso la KU Leuven: “L'economia di piattaforma è una nuova modalità occupazionale che fornisce vere opportunità, ma solo i lavoratori con un profilo professionale elevato spesso ne raccolgono i benefici”.

Come risultato della transizione digitale, il lavoro di piattaforma si sta diffondendo rapidamente, dando vita ad una nuova forma di occupazione che interessa milioni di lavoratori. Il CESE, nell’audizione sul “Working conditions of platform workers package“, ha evidenziato i rischi potenziali e come queste sfide dovrebbero essere affrontate dalla direttiva proposta dalla Commissione europea. Il pacchetto è stato accolto con favore dai partecipanti, che hanno sollevato la necessità di un quadro giuridico comune, data la diversità delle reazioni e delle pratiche applicate dagli Stati membri in materia di lavoro di piattaforma.

L’economia di piattaforma, accelerata dalla pandemia COVID-19, è in cima all’agenda europea. Si stima che oggi nell’UE 28 milioni di persone lavorino attraverso piattaforme di lavoro digitali, mentre si prevede che questo numero aumenterà fino a 43 milioni entro il 2025.

L’audizione organizzata dal CESE mirava a raccogliere i contributi delle altre istituzioni dell’UE, della società civile, del mondo accademico e delle parti sociali, che confluiranno nel parere sul pacchetto sulle condizioni di lavoro (SOC/709).

I lavoratori delle piattaforme poco qualificati sono più esposti ai rischi e di solito affrontano precarietà, incertezza del lavoro, nessun accesso alla protezione sociale, bassi salari e flessibilità limitata. Secondo la Commissione europea, le persone che lavorano attraverso le piattaforme svolgono in media 9 ore a settimana di lavoro non retribuito e il 55% guadagna meno del salario minimo. A questo proposito, la direttiva della Commissione è un importante passo avanti per garantire che tutti possano beneficiare dei vantaggi del lavoro sulle piattaforme.

Cinzia Del Rio, relatrice del gruppo di studio del CESE, ha ricordato “Accogliamo con favore la decisione della Commissione di presentare una direttiva. Questa potrebbe definire un quadro normativo comune basato su una serie di criteri e principi fondamentali che possono essere recepiti a livello nazionale.”

 

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