Sì alle riforme costituzionali per garantire stabilità alle istituzioni e all’elezione diretta del primo ministro, stop alla decretazione d’urgenza e corsie parlamentari riservate per i disegni di legge di attuazione del programma di governo. Sono temi su cui è ampia la condivisione tra le forze politiche, ma che si sono sempre scontrati con logiche di parte o con la debolezza della politica: esistono oggi le condizioni per un largo consenso su una riforma mirata della Costituzione nella direzione indicata, e questa occasione non va sciupata. Lo ha detto il presidente di Confprofessioni, Gaetano Stella, intervenuto al tavolo del Governo con le parti sociali.
Stella ha poi condiviso la scelta del Governo di dare priorità al sostegno dei salari medio-bassi, proseguendo sulla strada del taglio del cuneo fiscale, «ma si potrebbe anche intervenire sui rinnovi contrattuali, attraverso la detassazione e la decontribuzione degli aumenti salariali concordati dalle parti sociali maggiormente rappresentative», ha aggiunto il presidente di Confprofessioni, sottolineando che «sul piano degli assetti contrattuali il Governo dovrebbe promuovere un patto sociale per ridefinire un nuovo modello di relazioni sindacali che lasci spazio alla produttività e al welfare, aggiornando quei principi che ancora governano le relazioni industriali e che risalgono ad una stagione economica e sociale ormai superata».
Sul fisco «l’obiettivo principale dev’essere il riequilibrio del rapporto tra amministrazione fiscale e contribuente. Il passaggio più importante della riforma è rappresentato dall’idea di rendere “legge generale tributaria” lo Statuto del contribuente: certamente un passo avanti, ma ancora non ancora sufficiente a garantire piena forza ai diritti del contribuente. Occorre quindi elevare lo statuto del contribuente a rango costituzionale». Sempre sulla delega fiscale, Stella giudica positiva l’idea di garantire la neutralità fiscale delle operazioni di aggregazione e riorganizzazione degli studi professionali: «una norma che rafforza la competitività degli studi professionali e in questa direzione ci auguriamo che Governo e Parlamento individuino una “corsia preferenziale”, rimuovendo così uno dei principali ostacoli alla crescita e allo sviluppo dell’intero comparto dei servizi professionali».