L’etica alla prova della sostenibilità ambientale

A Madrid il congresso nazionale dell’ambiente rilancia il ruolo dei professionisti. Bene la revisione dei codici deontologici, ma serve un salto culturale Nei giorni scorsi a Madrid si è svolto il Congresso nazionale dell’ambiente (Conama), organizzato tra gli altri dall’associazione interprofessionale spagnola Uniòn Profesional, che ha dedicato uno specifico workshop al tema dell’etica professionale nella
A Madrid il congresso nazionale dell’ambiente rilancia il ruolo dei professionisti. Bene la revisione dei codici deontologici, ma serve un salto culturale

Nei giorni scorsi a Madrid si è svolto il Congresso nazionale dell’ambiente (Conama), organizzato tra gli altri dall’associazione interprofessionale spagnola Uniòn Profesional, che ha dedicato uno specifico workshop al tema dell’etica professionale nella comune prospettiva della sostenibilità ambientale. Si tratta di un tema centrale per l’affermazione dei principi che stanno alla base di qualsiasi attività professionale nel contesto economico e sociale europeo; ma anche di strettissima attualità, alla luce delle politiche di crescita sostenibile dell’Unione europea.

In questo senso, a livello comunitario si sta muovendo il Ceplis (il Consiglio europeo delle professioni liberali), che recentemente ha assunto l’iniziativa di revisionare ed aggiornare la carta dei valori comuni delle professioni liberali, per favorire l’obiettivo di una sempre maggiore armonizzazione tra i codici deontologici delle professioni esistenti a livello nazionale e così rispondere alle sollecitazioni provenienti dalla Commissione europea per il progressivo superamento delle barriere nazionali all’esercizio delle professioni. L’attività quotidiana dei liberi professionisti nelle società complesse è chiamata a confrontarsi sempre più spesso con scelte che chiamano in causa valori e opzioni di fondo del vivere comune, rispetto alle quali la sola competenza tecnica, per quanto sofisticata, non offre facili soluzioni: non più solo nella mediazione tra l’interesse specifico del cliente con quello pubblico, ma nella capacità di individuare soluzioni alternative, tutte tecnicamente e giuridicamente plausibili, le cui ricadute sulla sostenibilità etica e morale, ambientale o economica, spesso divergono.

 

Paradossalmente nella Costituzione italiana manca una norma specifica dedicata alla tutela dell’ambiente, come quella che si rinviene nella Costituzione spagnola e in altre Costituzioni e trattati internazionali; tuttavia, il valore della tutela dell’ambiente si è certamente fatto strada nella cultura italiana. I codici deontologici di talune professioni tecniche, redatti negli ultimi anni, rispecchiano questa evoluzione. Il Preambolo del Codice deontologico della professione di architetto, ricorda i doveri che discendono dal ruolo del professionista «nelle trasformazioni fisiche del territorio, nella valorizzazione e conservazione dei paesaggi, naturali e urbani, del patrimonio storico e artistico e nella pianificazione della città e del territorio». Il Codice deontologico degli ingegneri, d’altro canto, utilizza la formula dello «sviluppo sostenibile», e sottolinea che nell’esercizio della sua funzione l’ingegnere mira «alla massima valorizzazione delle risorse naturali, al minimo consumo del territorio e al minimo spreco delle fonti energetiche». Allo stesso modo, il Codice deontologico della professione di geologo specifica che è preciso dovere del geologo evitare «alterazioni negative per l’equilibrio geologico». Infine, il Codice di deontologia medica chiarisce che il medico è chiamato a considerare «i fattori di rischio ambientale e favorisce un utilizzo appropriato delle risorse naturali, per un ecosistema equilibrato e vivibile anche dalle future generazioni».

 

Di fronte all’emergenza del dissesto idrogeologico del territorio, che provoca ogni anno ingenti danni, anche economici, alle popolazioni e all’ambiente (pensiamo alle alluvioni che nei giorni scorsi hanno colpito le regioni del Nord Italia), diventa fondamentale sollecitare la responsabilizzazione e la tensione etica di tutti i cittadini verso la sostenibilità ambientale. È qui che emerge il ruolo centrale della società civile, chiamata a spronare incessantemente la politica e le istituzioni pubbliche. E in questo quadro, un ruolo insostituibile è svolto dai liberi professionisti, che rappresentano una categoria sociale dotata, al contempo, di altissime competenze tecniche e scientifiche, di onorabilità e riconoscimento sociale, di indipendenza da interessi parziali.

La massima parte delle professioni (da quelle tecniche a quelle legali fino a quelle sanitarie) si confronta continuamente con i problemi della sostenibilità ambientale. Grazie alle altissime competenze scientifiche che le contraddistinguono, i professionisti sono in grado di denunciare situazioni di crisi e pericolo, e di ipotizzare soluzioni e miglioramenti, sollecitando istituzioni spesso distratte a provvedere ed intervenire con efficacia. E se i singoli professionisti rappresentano le antenne che percepiscono e registrano il disagio dell’ambiente che ci circonda, spetta alle associazioni raccogliere ed organizzare la critica politica e trasmettere alle istituzioni una piattaforma di proposte.