Il passaggio di clienti dallo studio personale a quello associato non è fiscalmente rilevante se il professionista non percepisce alcun compenso. Lo chiarisce l’Agenzia delle Entrate con la risoluzione n. 177/E del 9 luglio, in risposta all’interpello di un professionista intenzionato a lavorare in forma associata con altri quattro colleghi. Il professionista spiegava che, oltre a proprio apporto intellettuale avrebbe gratuitamente ceduto allo studio associato anche la propria clientela.
Per il Fisco, questa cessione non è tassabile come reddito di lavoro autonomo, nemmeno quando è un parametro per la definizione delle quote di partecipazione agli utili prodotti dall’associazione professionale.
La risposta dell’Agenzia delle Entrate contiene anche un chiarimento sulla natura del contratto d’opera intellettuale: lo studio associato costituisce un’organizzazione unitaria composta da piu’ persone realizzata al fine di ridurre l’incidenza dei costi per ciascun professionista e di incrementare l’efficienza nello svolgimento dell’attivita’. La costituzione dell’associazione professionale non comporta cambiamenti nella natura del contratto d’opera intellettuale che conserva carattere personale e vincola il professionista rispetto al suo cliente.
Il singolo professionista, in seguito all’adesione all’associazione, in sostanza, prosegue l’attivita’ professionale in corso con i propri clienti, seppur con modalita’ organizzative diverse (ovvero in forma associata).