Professionisti soddisfatti del proprio lavoro ma non del guadagno

Secondo il Rapporto 2018 sulle libere professioni il 60% dei liberi professionisti è soddisfatto del proprio lavoro, ma non si può dire lo stesso della realizzazione economica. Tasto dolente è anche l’elevata tassazione, minaccia principale Al 60% dei liberi professionisti italiani piace il proprio lavoro; anzi, oltre l’80% di essi si dice «orgoglioso» di appartenere
Secondo il Rapporto 2018 sulle libere professioni il 60% dei liberi professionisti è soddisfatto del proprio lavoro, ma non si può dire lo stesso della realizzazione economica. Tasto dolente è anche l’elevata tassazione, minaccia principale

Al 60% dei liberi professionisti italiani piace il proprio lavoro; anzi, oltre l’80% di essi si dice «orgoglioso» di appartenere al mondo della libera professione. È uno dei dati più rilevanti che emerge da un sondaggio che ha coinvolto 3 mila professionisti di ogni età e di ogni categoria, raccolto nel Rapporto 2018 sulle libere professioni realizzato dall’Osservatorio delle libere professioni e presentato oggi al Congresso nazionale di Confprofessioni a Roma.

 

La soddisfazione di far parte del mondo della libera professione, con punte che sfiorano il 100% tra le attività sanitarie, non va in contrasto con il senso di appartenenza alla propria categoria professionale, anzi la rafforza soprattutto in quelle aree che danno maggiori soddisfazioni anche dal punto di vista economico. Viceversa, solo il 9% dei liberi professionisti si definisce insoddisfatto del proprio lavoro: questa percentuale raggiunge il suo apice nel comparto tecnico con il 15%, e risulta, invece, particolarmente contenuta nel settore sanitario, con il 4%.

 

Soddisfazione economica. Non sempre, però, l’orgoglio per la propria professione cammina di pari passo con i guadagni. Le categorie che evidenziano maggiori difficoltà economiche sono l’area tecnica e l’area legale, dove il tasso di insoddisfazione economica raggiunge rispettivamente il 39 e il 33%. Entrando nel dettaglio, i soggetti che costituiscono i segmenti professionali con più criticità sono architetti e geometri, seguiti dagli ingegneri e dalle professioni tecniche nell’ambito sanitario e informatico. Dall’altra parte, invece, con il massimo grado di soddisfazione economica, c’è l’area medica, in cui oltre il 50% esprime un giudizio più che positivo.

 

Professionisti con dipendenti. Un altro punto critico in termini di soddisfazione economica nel mondo delle libere professioni è dato dalla presenza o meno di dipendenti. In generale i datori di lavoro presentano tassi di insoddisfazione più contenuti rispetto a coloro che non hanno dipendenti, eccetto che nel settore sanitario.

 

Rapporto con politica e istituzioni. Altro tasto dolente per le libere professioni è la percezione di marginalità con la quale sentono di essere trattati: l’85% pensa di non essere adeguatamente considerato come macrocategoria professionale a livello politico. Questo dato sfocia, inevitabilmente, in un basso livello di fiducia nei confronti delle istituzioni e colpisce trasversalmente tutte le categorie di professionisti. Tuttavia si può rilevare un una relazione tra la dimensione politica e quella economica: il comparto di professionisti che appare mediamente più soddisfatto della propria situazione economica mostra più fiducia verso le istituzioni e la politica.

 

Rischi percepiti. La minaccia principale a cui i liberi professionisti si sentono esposti è l’elevata tassazione: oltre il 40% del campione dell’indagine l’ha segnalata come il problema più rilevante. Un’altra criticità è rappresentata dai frequenti cambiamenti normativi che causano, da un lato, forte insicurezza e dall’altro costituiscono un costoso onere in più sia per il professionista che per l’impresa, che generalmente ha dei reparti dedicati a seguire gli aspetti burocratici e amministrativi. Le categorie di professionisti più colpite da questo problema sono i commercialisti e i consulenti del lavoro, per i quali i frequenti cambiamenti normativi costituiscono il problema principale (segnalata dal 45% degli intervistati del settore).

 

Poco rilevante appare, invece, la concorrenza di multinazionali e franchising. Tuttavia, questo fattore diventa rilevante per quelle categorie professionali che si caratterizzano per una maggiore standardizzabilità dei processi di produzione, come le aree tecnico sanitarie e i farmacisti. La concorrenza diventa problematica però, quando si tratta di concorrenza al ribasso, in termini di tariffe applicate, poiché rischia di ledere la qualità della prestazione e la sicurezza del servizio. In questo caso, le categorie di professionisti più colpite sono quelle socio-assistenziarie e tecnico- sanitarie.

 

Altra minaccia è rappresentata dalla discontinuità del lavoro (22%) e grava principalmente nel comparto del commercio, del turismo e dei servizi alla persona. Nessun problema è, invece, rilevato dallo sviluppo della tecnologia e dalla rivoluzione digitale: l’aggiornamento e la formazione continua sono un ottimo rimedio contro l’obsolescenza delle competenze.

 

Altro capitolo indagato dal sondaggio riguarda le istanze di rappresentanza. In un settore fortemente influenzato dalla presenza di Ordini professionali, che in molti casi assumono una serie di funzioni tipicamente gestite dalle associazioni di rappresentanza, l’indagine evidenzia «come la prima funzione associativa di chi abbia anche la rappresentanza datoriale – vale a dire la gestione del contratto nazionale di lavoro – per definizione è in capo ad associazione volontarie come Confprofessioni. La Confederazione si conferma infatti come «il principale soggetto di rappresentanza delle libere professioni» grazie anche alla copertura contrattuale che assegna al Ccnl degli studi professionali firmato dalla stessa Confprofessioni il primo posto.

 

Per quanto riguarda invece le istanze di rappresentanza, i professionisti italiani non hanno dubbi: al primo posto c’è «la capacità di negoziare condizioni più favorevoli su fisco e politiche economiche». Strettamente connesso all’attività di lobbying c’è anche il tema che riguarda l’accesso alle professioni. Due problemi che raccolgono quasi il 50% del campione intervistato.

 

Se l’offerta di servizi rivolta agli associati è un’esigenza che tocca trasversalmente tutte le professioni ordinistiche e non, sul fronte della domanda, in cima ai desideri dei professionisti svetta l’offerta servizi dedicati alla consulenza e orientamento su fisco e welfare. Molto sentito anche il tema della tutela nei contratti commerciali e nei i ritardati pagamenti, che tocca da vicino soprattutto le professioni tecniche e quelle dell’area legale, dove emerge anche la richiesta di assistenza nel recupero crediti perché, sottolinea l’indagine – i mancati pagamenti costituiscono un problema reale nel mondo professionale.