Iscro, dalla sperimentazione alla realtà

L’ammortizzatore sociale per i lavoratori autonomi, è stato stabilizzato. Un segnale di attenzione del Governo nei confronti dei lavoratori autonomi. Anche se persistono alcuni limiti

di Andrea Zoppo, da Il Libero Professionista Reloaded #19

Novità in arrivo per il mondo dei liberi professionisti. Con il disegno di Bilancio per il 2024, il governo Meloni ha infatti deciso di stabilizzare l’ISCRO, l’ammortizzatore sociale per i lavoratori autonomi nato 3 anni fa in via sperimentale con la legge di bilancio 2021. Non solo. Accogliendo le istanze sorte nel mondo libero professionale nel corso del triennio di sperimentazione e nell’ambito dei monitoraggi congiunti in sede Inps-CNEL, l’esecutivo ha anche reso meno stringenti alcuni requisiti per potervi accedere. La stabilizzazione dell’ISCRO – pur con tutti i limiti che verranno evidenziati in seguito – costituisce un segnale di attenzione del legislatore e del governo nei confronti del lavoro autonomo che può fungere da base per futuri interventi di tutela per tutti i liberi professionisti.

CHI NE PUÒ BENEFICIARE

L’art. 31 della manovra prevede, infatti, che i beneficiari della misura siano i lavoratori autonomi iscritti alla gestione separata Inps che rispettino i seguenti requisiti: non essere titolari di trattamento pensionistico diretto e non essere assicurati presso altre forme previdenziali obbligatorie; non essere beneficiari di Assegno di inclusione sociale; aver prodotto un reddito di lavoro autonomo, nell’anno precedente alla domanda, inferiore al 70% della media dei redditi da lavoro autonomo conseguiti nei due anni precedenti all’anno precedente alla presentazione della domanda; aver dichiarato nell’anno precedente alla presentazione della domanda un reddito non superiore ai 12.000 euro; essere in regola con la contribuzione previdenziale obbligatoria ed essere infine titolari di partita IVA da almeno tre anni alla data di presentazione della domanda. I cambiamenti apportati hanno quindi allargato le prerogative innalzando la soglia del reddito massimo percepito dal fruitore nell’anno precedente alla presentazione della domanda: prima era fissata in 8.145 euro ed ora è incrementa a 12.000 euro, soglia più in linea con le dinamiche reddituali del settore e degli iscritti alla gestione separata.

ALCUNE CONTRADDIZIONI

È stato istituito il requisito meno stringente sul calo di reddito per poter beneficiare della misura (dal 50% al 30% della media dei due anni precedenti). Anche se su quest’ultimo punto sembrano esserci alcune contraddizioni tra quanto scritto nel testo della legge di bilancio e quanto rappresentato nella relazione illustrativa del provvedimento ove sembrerebbe che il calo del reddito debba essere pari al 70% e non al 30% come scritto nel testo della manovra. Su questo specifico capitolo sarebbe auspicabile un intervento chiarificatore dal momento in cui cambierebbe in modo decisivo la possibilità di accesso all’indennità. Infine c’è stata una riduzione da 4 a 3 del numero di anni di apertura della partita Iva, che, in sede dei monitoraggi effettuati da Inps e CNEL, era stata una delle principali cause di reiezione della domanda.

CONTI DELLO STATO IN SALVO

Quanto ai costi l’ISCRO, per come costruito e progettato, è una forma mutualistica interamente a carico degli iscritti alla gestione separata Inps e non impatta sulle finanze pubbliche: è stata disposta una riduzione dell’aliquota contributiva pari allo 0.35% (nel triennio precedente era dello 0.51%), in linea con gli andamenti della gestione evidenziati dall’INPS. Ulteriore aspetto che resta irrisolto è dato dal requisito attinente alla mancata iscrizione alla gestione separata, problema di carattere meramente formale, poiché molti lavoratori autonomi versano regolarmente i contributi alla gestione separata pur non avendo formalizzato l’iscrizione. I monitoraggi effettuati hanno messo in luce come oltre la metà dei respingimenti delle domande sia determinato dalla mancata iscrizione. Sarà pertanto utile e necessario addivenire a un chiarimento per evitare un numero cospicuo di reiezioni per mere rigidità formali. L’esame parlamentare potrebbe rappresentare l’occasione utile per inserire una norma di interpretazione autentica che indichi quale unico criterio l’effettivo versamento dei contributi alla gestione separata.

INDENNITÀ AL 25%

Quanto alla misura dell’indennità essa sarà pari al 25%, su base semestrale, della media dei redditi dichiarati dal professionista nei due anni precedenti alla domanda. Spetta a decorrere dal primo giorno successivo alla presentazione della stessa e sarà erogata per sei mensilità. In ogni caso l’importo del beneficio sarà ricompreso tra i 250 e gli 800 euro mensili, annualmente rivalutati sulla base della variazione degli indici Istat e dovrà essere richiesto per via telematica all’Inps entro il 31 ottobre di ogni anno. A differenza del triennio di sperimentazione, è stato previsto che l’indennità concorra alla formazione del reddito.