di Alessia Negrini (Osservatorio delle Libere Professioni di Confprofessioni) – da Il Libero Professionista Reloaded #28 –“Intelligenza Etica”
Il numero annuale di laureati in Italia è aumentato notevolmente negli ultimi dieci anni, passando da poco più̀ di 300 mila unità a quasi 400 mila. Le motivazioni sono diverse prima fra tutte la maggior accessibilità̀ all’istruzione terziaria seguita da una più̀ ampia disponibilità̀ di atenei (e di indirizzi di studio) e, non ultima, la maggior diffusione territoriale di questi ultimi. L’analisi della distribuzione dei laureati sul territorio italiano offre due diverse ottiche per misurare il fenomeno. La prima è la loro residenza e la seconda è il luogo in cui terminano il loro percorso di studi, cioè̀ dove ha sede l’ateneo di laurea. La differenza delle due distribuzioni è dovuta al fatto che la residenza è quasi sempre il luogo da cui provengono i laureati – cioè̀ la loro residenza d’origine – perché́ difficilmente i giovani studenti cambiano residenza iscrivendosi all’università̀.
Come si nota dalla figura 1, sia osservando la distribuzione dei laureati per residenza sia per ateneo, tra il 2013 e il 2023, non si registrano grandi differenze, ma nel 2023, per quanto riguarda la distribuzione dei laureati per ateneo di iscrizione, si osserva che il Nord, nel suo complesso, raccoglie circa il 47% del totale, il Centro quasi il 25% e il Mezzogiorno poco meno del 30%. Rispetto al 2013 il Nord Ovest è l’area ad aver guadagnato, in termini relativi, più̀ laureati (+2,1 %), mentre le altre regioni hanno subìto perdite di differente intensità̀.
Osservando la distribuzione per residenza invece, la situazione fra 2013 e 2023 risulta quasi invariata e all’ultimo anno di osservazione il 40% circa dei laureati è residente nel Nord, il 20% nel Centro e il restante 40% nel Mezzogiorno. In questo secondo caso la distribuzione dei laureati risulta dunque più̀ equa, contrariamente a quanto non avviene nel primo caso.
Flusso migratorio dal Sud
Dal confronto tra la distribuzione dei laureati per ateneo e residenza emergono, nei due anni in analisi, alcune discrepanze. Nel Nord e nel Centro le differenze risultano abbastanza contenute, mentre si accentuano se si guarda il Mezzogiorno. In quest’ultima ripartizione, infatti, la quota di laureati residenti (39,9% nel 2023) risulta di molto superiore rispetto a quella di iscritti negli atenei del Sud (28,7% nel 2023), con una differenza di più̀ di 11 punti percentuali all’ultimo anno di osservazione. Questo andamento denota certamente l’esistenza di importanti flussi migratori di studenti universitari che dal Mezzogiorno si dirigono verso il Centro e il Nord, ripartizioni dove si verifica il fenomeno opposto a quello appena descritto, ovvero dove è la percentuale di laureati iscritti a essere maggiore di quella dei laureati residenti; per la ripartizione centrale il gap ateneo-residenza è di +4,2% e per il Nord nel suo complesso di +7%.
Più nel dettaglio nel Nord la regione in cui la differenza ateneo-residenza è più̀ evidente risulta essere la Lombardia (rispettivamente 20,9% e 14,8%), mentre nel Centro lo stesso ruolo è giocato dal Lazio (16% di iscritti e 11,2% di residenti). Nel Mezzogiorno, la Campania si distingue per essere l’unica regione a far contare un’incidenza maggiore di iscritti nei suoi atenei (14,8%) rispetto ai laureati residenti (12,6%), mentre la Sicilia detiene il record di regione con maggior gap negativo ateneo-residenza (4,6% per i primi e 9,7% per i secondi).
Lombardia e Lazio regioni più attraenti
Oltre alla provenienza è d’interesse capire come i laureati internazionali si distribuiscano sul territorio italiano. Come già̀ osservato per il totale dei laureati, anche per questo sottoinsieme la Lombardia risulta, sia nel 2013 sia nel 2023, la regione più̀ “attraente”, tanto da catturare, nell’ultimo anno di osservazione, più̀ del 27% del totale dei laureati internazionali. Sempre nel 2023 altre regioni verso cui si sono diretti in buona misura gli internazionali sono Lazio (15,8%), Emilia-Romagna (11,4%), Piemonte (11%), Veneto (9,9%) e Toscana (5,6%). Tutte regioni che anche nel 2013 contavano una quota consistente di laureati internazionali, questo significa che hanno mantenuto più̀ o meno invariate le proprie posizioni. La capacità attrattiva di altre regioni è invece cambiata: il Friuli-Venezia Giulia, per esempio, è passato dal raccogliere il 4,6% dei laureati internazionali nel 2013 all’1,2% nel 2023. Meglio è andata alla Campania che invece è passata dall’1,8 al 3,2%. In generale si conferma la forza del Centro-Nord come polo attrattivo e la debolezza del Mezzogiorno.
Raddoppiano i laureati internazionali
Per quanto riguarda poi i laureati internazionali occorre fare un ragionamento a parte. Intanto va precisato che si definisce studente internazionale colui “che ha conseguito il diploma di scuola secondaria superiore all’estero, a prescindere dalla cittadinanza, dalla residenza, dallo stato di nascita o da qualsiasi altra variabile” (Fonte: Mur). Tra il 2013 e il 2023 il numero di laureati internazionali in Italia è passato da circa 6 mila 700 unità a quasi 13 mila 200, raddoppiando il proprio volume. Anche la loro provenienza – intesa come luogo di conseguimento del diploma di scuola secondaria – si è modificata notevolmente nell’ultimo decennio. Infatti, se nel 2013 il 53% di loro proveniva dall’Europa, il 21% circa dall’Asia, il 13% dall’Africa e l’8% dall’America, nel 2023 si osserva un contenimento della quota europea (ora 39,8%) e africana (ora 9,9%) a favore di un aumento della componente americana (ora 12,1%) e soprattutto asiatica (ora 37,8%).