di Gianluca Pillera – da Il Libero Professionista Reloaded #28 – “Intelligenza Etica”
È tra le aziende che negli ultimi anni ha rivoluzionato la nostra quotidianità ma sul fronte dell’organizzazione del lavoro ha mostrato di apprezzare poco l’innovazione. Amazon, infatti, ha recentemente comunicato ai suoi dipendenti che a partire dal 2 gennaio 2025 si torna a lavorare in ufficio 5 giorni a settimana, sorprendendo il mondo del lavoro a livello globale.
Motivazione? Per il colosso dell’e-commerce, che aveva già ridotto la possibilità di lavorare da remoto negli ultimi mesi, la presenza in ufficio favorisce l’apprendimento, la creatività. «Vogliamo operare come la più grande startup al mondo», ha detto Andy Jassy, Ceo di Amazon, spiegando che «stare insieme in ufficio rende più semplice imparare, fare brainstorming e inventare». Spiegazione che ha poco convinto i dipendenti, alcuni dei quali hanno già manifestato il loro disappunto per la perdita di flessibilità offerta dallo smart working. Ma tant’è. «Siamo consapevoli che alcuni dei nostri collaboratori possono aver impostato la propria vita personale in modo tale che il ritorno in ufficio per cinque giorni alla settimana richiederà alcuni aggiustamenti», ha affermato Jassy nel messaggio pubblicato anche sul blog aziendale.
Il passo indietro del gigante Usa è in netta controtendenza con le politiche adottate da altre grandi aziende tecnologiche, come Apple e Google, all’interno delle quali è stato scelto un modello di lavoro ibrido che prevede la presenza in ufficio di due o tre giorni a settimana. E non a caso. Molte di queste società, infatti, vedono la flessibilità come un vantaggio competitivo, capace di attrarre i migliori talenti sul mercato sempre più attenti a ottenere un buon work life balance.
La riforma del lavoro del Regno Unito
Non a caso, mentre Amazon spinge per il ritorno obbligatorio in ufficio, nel Regno Unito ci si sta preparando a una riforma completamente opposta. Il governo britannico, guidato da Sir Keir Starmer, sta infatti studiando misure per favorire un miglior equilibrio tra vita privata e lavoro, con l’introduzione dello smart working come modalità standard di lavoro e il diritto alla disconnessione, per tutelare i dipendenti dalle pressioni fuori dall’orario di lavoro. Ma l’elemento che più ha destato interesse è la possibile introduzione della settimana lavorativa di quattro giorni, affiancata da uno scudo contro i licenziamenti facili.
Il contesto italiano
In Italia, invece, l’adozione del lavoro agile ha avuto inizio in epoca Covid come risultato di un’attenta mediazione tra le necessità delle imprese e le richieste sindacali con l’obiettivo di assicurare la continuità operativa durante la pandemia e, in seguito, per venire incontro al desiderio di un migliore equilibrio tra vita privata e lavoro da parte dei lavoratori. Oggi il lavoro a distanza in Italia è in fase di transizione. Da una parte, molte realtà si muovono verso sistemi organizzativi più moderni e adattabili. Dall’altra, invece, ci sono aziende che mantengono un’impostazione più convenzionale. Sicuramente la maggior parte delle grandi aziende nazionali è alla ricerca di una formula ideale. Ne sono un esempio Generali, Eni, Enel e Bnl Bnp Paribas che stanno conducendo sperimentazioni e progetti pilota per una flessibilità più consapevole.
Più nel dettaglio Generali ha introdotto giornate senza riunioni per favorire la concentrazione individuale, valorizzando il tempo di qualità anche fuori ufficio. L’iniziativa “Red Working”, che permette fino a tre giorni di lavoro da remoto a settimana, testimonia l’impegno aziendale nel conciliare operatività e benessere dei dipendenti.
Eni, invece, dal 2017 ha avviato un percorso di lavoro agile con un progetto pilota orientato al welfare. L’accordo del 2021 prevede 8 giorni di lavoro da remoto al mese per gli uffici e 4 per i siti operativi. Inoltre, l’azienda ha previsto forme di flessibilità dedicate a situazioni specifiche: il lavoro agile “rosa” per le future mamme, il “welcome kid” per la nascita dei figli e il “summer kid” per la chiusura delle scuole.
Enel, a sua volta, offre fino a 9 giorni al mese di lavoro agile per le mansioni compatibili con il lavoro da remoto, con la possibilità di richiedere giornate extra in casi particolari. L’intento è quello di armonizzare lavoro in presenza e da remoto, unendo flessibilità organizzativa e la necessità di promuovere la collaborazione e la socializzazione tra i team.
A distinguersi è anche Sace con il suo progetto “Flex for Future” che si fonda anche sulla totale flessibilità lavorativa e su un’organizzazione basata sulle competenze. In buona sostanza, non ci sono limiti ai giorni in lavoro agile, l’orario è flessibile e sono stati aboliti i controlli sulle timbrature. È in fase di sperimentazione, inoltre, la settimana lavorativa di quattro giorni su base volontaria. Secondo Sace, questo sistema crea un meccanismo virtuoso: maggiore libertà, maggiore responsabilità individuale, maggiore benessere e, di conseguenza, maggiore produttività e valore per l’azienda e gli stakeholder.
Sperimentazione sul fronte della settimana lavorativa di 4 giorni a parità di stipendio sono state avviate con successo anche da Lamborghini, Luxottica e Intesa Sanpaolo. Sempre nel settore bancario, Bnl Bnp Paribas sta sviluppando nuovi modelli per ottimizzare il contributo individuale e ampliare la flessibilità a tutti i reparti, compresa la rete commerciale. Dopo una fase di test positiva, il lavoro agile è attivo in 400 filiali, oltre il 70% della rete, per un giorno a settimana. L’azienda sta anche semplificando la gestione delle timbrature per le aree professionali, sulla scia di un progetto pilota dai risultati positivi.
Ricerca di equilibrio
Le aziende più innovative, dunque, stanno sperimentando modelli di lavoro ibrido; l’obiettivo è individuare la formula più adatta alle specifiche esigenze di ciascun team, garantendo flessibilità e benessere individuale senza compromettere la produttività e la collaborazione. Ma non mancano le difficoltà. Mantenere una cultura aziendale forte e coesa in un contesto di lavoro ibrido richiede, infatti, un’attenzione particolare. Per questo, molte aziende promuovono la socializzazione e il senso di appartenenza introducendo giornate di presenza obbligatoria. Ne è un esempio Unicredit che prevede due giorni a settimana in ufficio, dedicati principalmente alle attività che traggono maggior beneficio dall’interazione diretta tra colleghi.
L’ufficio si trasforma
La diffusione del lavoro ibrido ha profondamente trasformato gli spazi di lavoro. Non più semplici insiemi di scrivanie e sale riunioni ma ambienti progettati per rispondere alle nuove esigenze dei dipendenti. Molte imprese stanno ridisegnando i propri layout per promuovere la collaborazione, introducendo spazi aperti e aree dedicate al brainstorming e al lavoro di squadra. In questo processo, la tecnologia svolge un ruolo essenziale. Strumenti per videoconferenze, piattaforme collaborative e software di project management sono ormai indispensabili per garantire un flusso di lavoro efficiente e continuo, a prescindere dalla localizzazione dei dipendenti.
La flessibilità paga
La flessibilità sul lavoro è una esigenza sempre più sentita dai lavoratori di oggi e non solo da quelli appartenenti alle giovani generazioni. Tanto che le società che hanno adottato il lavoro da remoto hanno performato meglio. A dirlo è l’ultimo Osservatorio sullo Smart working del Politecnico di Milano in base al quale si può stimare dal 15 al 20% l’incremento di produttività per un lavoratore. Non solo. Adottare una logica di lavoro a distanza per due giorni a settimana potrebbe consentire alle imprese di ottimizzare l’utilizzo degli spazi e ridurre i consumi per un totale di circa 250 euro all’anno per postazione lavorativa. Ma non ci sono solo i vantaggi economici. Adottare una organizzazione del lavoro flessibile, infatti, aumenta la capacità dell’azienda di attrarre professionisti qualificati. Ma per essere davvero efficace e produrre questi risultati il lavoro agile richiede una profonda revisione della cultura aziendale, del modo di gestire e utilizzare i propri spazi di lavoro, attraverso importanti sforzi organizzativi. La discussione, per ora, resta aperta. Appare chiaro che il lavoro di domani non sarà un modello unico. Le aziende dovranno sapersi adattare a un contesto mutevole, considerando le esigenze dei dipendenti e trovando soluzioni che uniscano produttività, benessere e collaborazione.