Promuovere analisi periodiche per monitorare la presenza di donne negli ordini professionali; individuare nuovi fabbisogni di welfare e forme di incentivazione del lavoro femminile; identificare percorsi formativi dedicati alle mamme, per prevenire l’uscita dal mercato del lavoro professionale durante la maternità. Sono alcuni punti che caratterizzano il Protocollo di collaborazione siglato tra la presidente di Confprofessioni Emilia Romagna, Maria Paglia, e la Consigliera regionale di parità, Rosa Maria Amorevole, sottoscritto a Bologna lo scorso 15 febbraio.
Il costante aumento della presenza femminile nel mondo delle professioni negli ultimi anni ha modificato profondamente la fisionomia degli studi. In alcune professioni la presenza femminile ha quasi raggiunto o superato il 50% (consulenti del lavoro, psicologi…), nelle professioni tecniche la loro incidenza non è ancora così importante, ma è comunque tendenzialmente in aumento. “L’indagine commissionata a Nomisma sulle differenze reddituali tra uomini e donne che esercitano le professioni regolamentate, e la scarsa presenza delle donne negli organismi di vertice, come confermano i dati della Consigliera di parità” sottolinea Maria Paglia “dimostrano che le “pari opportunità” nelle libere professioni non sono ancora state raggiunte”.
Domanda. Dottoressa Paglia, quali sono le ragioni di queste differenze di genere?
Risposta. Ci sono ragioni storiche che non si possono ignorare. L’ingresso delle donne nelle attività libero-professionali regolamentate risale ai primi del 1900, ma è avvenuto con molte difficoltà ed ha richiesto il superamento di ostacoli, anche di carattere giuridico. Solo tra gli anni ’80 e ’90 le donne entrano a pieno titolo nelle professioni, che fino ad allora erano state di quasi esclusivo appannaggio maschile.
D. Quali sono gli elementi di forza che caratterizzano oggi la professione “al femminile”?
R. Le dimensioni ridotte degli studi e l’attività esercitata prevalentemente in forma individuale e non necessariamente a tempo pieno sono certamente alcune peculiarità che vengono incontro alle esigenze femminili.
D. L’altra faccia della medaglia però…
R. Ci sono poi parecchi ostacoli che, nel caso del lavoro professionale, possono portare alla rinuncia della propria autonomia e alla fuoriuscita dal mondo del lavoro. Pensiamo alla gravidanza, ai primi anni di vita dei figli o alla cura degli anziani: le libere professioniste non godono alcuna forma di sostegno nella conciliazione tra vita – famiglia – lavoro. È un circolo vizioso che tende a limitare la partecipazione delle donne al mondo del lavoro e, in particolare, nei ruoli di vertice e decisionali.
D. Come si spezza questo circolo vizioso?
R. Abbiamo presentato alla Regione Emilia Romagna tre proposte che vanno in questa direzione. La prima è la costituzione di una Consulta delle professioni che potrebbe facilitare il recepimento delle istanze provenienti dal lavoro professionale nelle politiche regionali. La Consulta dovrà essere costituita nel rispetto di equi criteri di rappresentanza di genere, come indicato dalle raccomandazioni europee e nazionali, ma soprattutto per poter avere una rappresentazione di tutti gli aspetti delle professioni.
D. La seconda proposta?
R. Promuovere e sostenere il coworking, come nuova forma di sinergia per le giovani (e meno giovani) professioniste. Non si tratta semplicemente di una condivisione di spazi, ma di una vera e propria azione di sistema. Nel coworking per le libere professioni si possono sviluppare, in un ambiente di lavoro aperto, spazi condivisi che comprendono sale riunioni, spazi riservati ai bimbi, cucina per pasti veloci, zona relax, uffici, scrivanie, strumenti, reti… Oltre a potenziare la crescita dimensionale degli studi, il coworking costituirebbe un aiuto alle politiche di conciliazione.
D. Resta da sciogliere il nodo della formazione. Confprofessioni Emilia Romagna propone la formazione trasversale delle libere professioniste. Che cosa significa?
R. Capacità organizzativa, strumenti che facilitino l’aggregazione e la crescita dimensionale degli studi, nuovi strumenti di comunicazione, pianificazione e gestione del tempo, potenziamento della capacità di leadership.