Saltano i paletti sulle quote di minoranza dei soci non professionisti e colpo di spugna sulle tariffe professionali e sulla pattuizione dei compensi. Il nuovo giro di vite sulle professioni è contenuto nel maxiemendamento presentato dal Governo alla Commissione Bilancio del Senato lo scorso 9 novembre, che recepisce in larga parte l’impianto normativo contenuto nel decreto legge del 13 agosto 2011 n. 138, convertito con modificazioni, dalla legge 14 settembre 2011 n. 148. L’articolo 4-septies del maxiemendamento prevede, infatti, che gli ordinamenti professionali dovranno essere riformati entro 12 mesi dalla data di entrata in vigore della legge e sarà un decreto del presidente della Repubblica a ridefinire i contorni degli ordini, abrogando le norme vigenti sugli ordinamenti professionali. Dopo l’esame della Commissione Bilancio, il testo approderà alla discussione dell’Aula a partire da venerdì mattina e secondo indiscrezioni di stampa potrebbe essere approvato in via definitiva già sabato 12 novembre.
Nelle società tra professionisti, tra le novità di rilevo spicca l’apertura ai soci di puro capitale. Se infatti viene ribadita la presenza di soci professionisti iscritti ad ordini, albi o collegi, e cittadini comunitari in possesso del titolo di studio abilitante, nelle società tra professionisti potranno sedere anche “soggetti non professionisti soltanto per prestazioni tecniche o per finalità di investimento”. Fin qui, il maxiemendamento ricalca il dispositivo della manovra bis. Ma nella bozza presentata il 9 novembre in Commissione Bilancio sono stati cancellati due passaggi chiave, che limitavano il raggio d’azione dei soci non professionisti. In particolare, non c’è più alcun riferimento alle quote di minoranza ed è stato cancellato il divieto di partecipare ad attività riservate e agli organi di amministrazione delle società tra professionisti. Sarà quindi il ministero della Giustizia, di concerto con il ministero dello Sviluppo economico, entro sei mesi a regolamentare la disciplina delle società tra professionisti. Anche sul fronte delle tariffe, il maxiemendamento “corregge” l’impianto della manovra d’agosto, che aveva tenuto in vita le tariffe professionali, indicate dal ministero della Giustizia. Il professionista infatti non potrà più far riferimento alle tariffe professionali e non potrà pattuire il compenso con il cliente anche in deroga alle tariffe. Il tariffario resterà in vigore soltanto quando il committente è un ente pubblico e quando la prestazione è erogata nell’interesse di terzi o in caso di mancato accordo tra professionista e cliente o di liquidazione giudiziale dei compensi.
Tra le altre misure presentate dal governo e che incidono su alcune categorie professionali, fa discutere molto la stretta sui collegi sindacali. Sotto la voce “Riduzione degli oneri amministrativi per imprese e cittadini”, le modifiche, contenute nell’art. 4-undecies del maxiemendamento, stabiliscono infatti che l’atto costitutivo di una srl può prevedere la nomina di un sindaco (anziché di un collegio sindacale, come attualmente previsto) o di un revisore. La nomina del sindaco, recita il testo, è obbligatoria se: il capitale sociale non è inferiore a quello minimo stabilito per le spa; la società è tenuta alla redazione del bilancio consolidato; controlla una società obbligata alla revisione legale dei conti; per due esercizi consecutivi ha superato due dei limiti indicati dal primo comma dell’art. 2435-bis (attivo patrimoniale pari a 4.400.000 euro, fatturato di 8.800.000 euro, 50 dipendenti).
Nel maxiemendamento del governo tolti i paletti ai soci di capitale e addio alle tariffe. Polemiche sul sindaco unico
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