L’attesa infinita, ma…

Nel 2022 sono state erogate dai medici 600.000.000 di ricette. Quasi 10 ricette per abitante. E non sempre necessarie. Un ingorgo che ha contribuito ad allungare i tempi di attesa per effettuare una visita specialistica o un esame di laboratorio con il SSN. Ma anche i pazienti hanno la loro responsabilità. Un quadro complesso che, però, può essere migliorato. Anche con l’aiuto dell’AI

di Giampaolo Stopazzolo – da il Libero Professionista Reloaded #24

 

Aumenta la sfiducia nel Sistema Sanitario pubblico tanto che, stando ai risultati di una ricerca condotta dall’Istituto demoscopico Noto Sondaggi per Repubblica, oggi  il 56% degli italiani non ritiene soddisfacente il servizio pubblico sanitario nel suo complesso e quasi il 60% valuta un peggioramento negli ultimi 4 anni. E le liste di attesa sono in cima nella classifica delle lamentele. Per le visite specialistiche il 53% degli italiani attende mesi e un ulteriore 18% addirittura almeno un anno. Solo il 4% dichiara di aver aspettato pochi giorni ed il 15% qualche settimana. Le cose non migliorano se si chiedono i tempi di attesa per l’effettuazione di esami diagnostici: un italiano su 2 aspetta mesi e un altro 12% più di un anno. Appena l’8% aspetta pochi giorni.

 

1,3 mld di prestazioni erogate

Le motivazioni che hanno portato a questa allarmante situazione sono più d’una, ovviamente. Iniziamo con il dire che oggi nel nostro Paese vi sono più di 16.000 strutture Sanitarie (di cui 9.683 pubbliche e 6.324 private), che erogano 1,3 miliardi di prestazioni (di cui 233.985.812 specialistiche e 1.086.561.826 di laboratorio). A tutto questo si aggiungono 6.000.000 di ricoveri per le situazioni più acute.

Nel 2022 sono state erogate dai medici 600.000.000 di ricette, quasi 10 ricette per abitante.

La branca specialistica che eroga la maggiore quantità di prestazioni è la “Diagnostica per immagini-Radiologia diagnostica”, che rappresenta quasi il 20% del totale delle prestazioni ambulatoriali erogate. Inoltre, la branca specialistica che si occupa di erogare prestazioni per attività di recupero e riabilitazione eroga più del 18% del totale delle prestazioni erogate nell’anno 2022.

 

Calcolo dei tempi di attesa

Un quadro complesso, dunque, così come è complesso calcolare in modo oggettivo i tempi di attesa delle singole prestazioni anche perché la loro rilevazione risente di variabili legate alla regionalità e alle singole Aziende Sanitarie. Per standardizzare la metodologia AGENAS ha attivato una sperimentazione di rilevazione omogenea per le prestazioni target in un periodo di tempo definito.

Questa sperimentazione di raccolta dati, da parte delle Regioni/PA, sulle prenotazioni di prestazioni di specialistica ambulatoriale è stata in modalità “ex Ante” cioè con il tempo di attesa monitorato che è prospettato all’utente al momento della prenotazione stessa. In totale sono state raccolte informazioni su 125.000 prenotazioni di visite specialistiche e 146.000 prenotazioni di esami di diagnostica strumentale.

Tutte le Regioni sono state invitate a partecipare alla sperimentazione. Hanno inviato attualmente i dati 13 Regioni su 21. In particolare, 6 (Emilia-Romagna, Toscana, Friuli-Venezia Giulia, Marche, PA di Trento, Piemonte, Toscana) hanno inviato i dati totali a livello regionale mentre Abruzzo, Calabria, Campania, Lazio, Sardegna, Umbria e Veneto hanno trasmesso dati parziali riferiti a una o più ASL. Per il calcolo del tempo di attesa si considera il primo appuntamento che il sistema è in grado di dare all’interno dell’ambito di garanzia delle ASL (ambito territoriale).

Dalla sperimentazione è emerso che, in riferimento alle classi di priorità B (entro 10 gg) e D (entro 30 gg per le visite e 60 gg per gli esami diagnostici, una prima visita cardiologica è garantita in classe B nell’84% dei casi e in classe D nell’80% dei casi. I valori mediani delle giornate di attesa in classe B che si osservano tra le Regioni passano da 13 giorni in Friuli V.G. ai 5 giorni dell’Emilia-Romagna.  Per una prima visita ortopedica la garanzia, in classe B, è pari al 74% dei casi e in classe D al 78% dei casi. In Regione Toscana, in classe D, il valore mediano di attesa è pari a 18 mentre in Regione Piemonte tale valore raggiunge i 36 giorni.

Per quanto riguarda invece la diagnostica strumentale una TAC, per esempio, è garantita in classe B nel 78% dei casi e in classe D nel 89% dei casi. I valori mediani delle giornate di attesa in classe D che si osservano tra le Regioni passano da 4 giorni in PA di Trento ai 21 giorni delle Marche.

Per un’ecografia dell’addome la garanzia, in classe B, è pari al 78% dei casi e in classe D al 84% dei casi. In Regione Abruzzo, in classe B, il valore mediano di attesa è pari a 4 giorni mentre in Regione Lazio tale valore raggiunge i 31 giorni.

 

Gestione Prescrizione/contatto CUP 

Tuttavia, è da rilevare che il dato relativo ai giorni che intercorrano tra la data di prescrizione della ricetta e la data di contatto al Centro prenotazioni è molto variabile. Per esempio, si registra che solo il 18% delle prescrizioni in classe U (da erogare entro 3 gg) e il 40% delle prescrizioni in classe B (da erogare entro 10 gg) riportano una data di contatto nella stessa giornata o il giorno dopo la prescrizione. Nell’80% delle prescrizioni in classe U e nel 57% in classe B, la data di contatto è superiore a quella della prescrizione, mediamente, di 10 giorni. Tale modalità organizzativa e/o comportamentale può distorcere i risultati che tengono in considerazione la differenza dei giorni che intercorrono tra la data di contatto e la data di prima disponibilità offerta dal sistema.

 

La scelta del  paziente 

Un altro elemento di distorsione rispetto alla corretta programmazione dell’offerta, è rappresentato dalla scelta dell’utente. Nel 51% dei casi, l’utente sceglie una data peggiorativa rispetto a quella che gli viene offerta dal sistema, perché chiede di poter avere la prenotazione presso una struttura diversa da quella proposta in prima disponibilità (73% dei casi) o perché sceglie una data successiva a quella proposta (20% dei casi). Elemento fondamentale nel rapido accesso alla prestazione è sempre la scelta della prima disponibilità offerta, che non necessariamente risponde alle esigenze, non sanitarie, ma logistiche o di preferenza di sede dell’utente.

Nella maggior parte dei casi l’utente, anche per prestazioni codificate come urgenti, prenota mediamente 10 giorni dopo la prescrizione e sceglie una data peggiorativa a quella proposta dal sistema in prima disponibilità o perché richiede altra sede o perché richiede altra data.

Ciò dimostra quanto la percezione del tempo d’attesa “lungo” sia in realtà un comportamento non consono dell’utente stesso.

Le soluzioni per migliorare la situazione esistono a cominciare da un’educazione dell’utente a un uso corretto del sistema che non sempre può piegarsi ai suoi desiderata oltre alla ricerca dell’appropriatezza nella prescrizione da parte dei medici, elemento comunque sul quale si lavora da anni e che è molto migliorato. Ci vorrebbero poi contact center più evoluti che utilizzando sistemi di AI a supporto dell’operatore umano siano in grado di garantire la massima ottimizzazione dei sistemi di prenotazione senza lunghi tempi d’attesa.  Importante sarebbe poi rilevare i tempi di attesa dalla data di prescrizione e non da quella di contatto, questo chiarirebbe che la porzione dell’attesa è dovuta all’utente e/o all’offerta disponibile. Infine sarebbe opportuna la messa a fattor comune di tutte le agende (pubbliche, private, territoriali, ospedaliere), nei sistemi CUP, in modo da garantire il rispetto dei tempi previsti per classe di priorità oltre a rendere più coerente la programmazione dell’offerta.
Si sottolinea comunque che la variabilità dei comportamenti prescrittivi e organizzativi  influenza fortemente i tempi di attesa e genera squilibri nel rapporto domanda offerta, si conferma inoltre  che la scelta dell’utente influenza la programmazione delle agende sia perché spesso orientata verso i grandi ospedali maggiormente attrattivi sia perché non tiene conto dei tempi previsti dalla classe di priorità Se si calcolasse il tempo di attesa dalla data di prescrizione e non dalla data di contatto, lo scenario può cambiare notevolmente.

 

Approccio multifattoriale

Per affrontare le sfide legate alle liste d’attesa e migliorare l’accesso ai servizi sanitari, è necessario adottare un approccio multifattoriale che coinvolga sia interventi sul lato della domanda sia su quello dell’offerta. Alcune possibili soluzioni includono:

– Implementazione di modelli di gestione integrata delle liste d’attesa, che coinvolgano una collaborazione tra diverse strutture sanitarie e una migliore coordinazione dei percorsi assistenziali.

– Promozione di pratiche di medicina preventiva e di gestione delle patologie croniche, al fine di ridurre la necessità di interventi specializzati e migliorare la salute generale della popolazione.

– Utilizzo di tecnologie innovative, come la telemedicina, per erogare servizi sanitari a distanza e ridurre la pressione sui servizi ambulatoriali tradizionali.

– Miglioramento della pianificazione delle risorse umane e materiali, attraverso una maggiore flessibilità nell’allocazione delle risorse e un’ottimizzazione dei processi lavorativi.

 

In tutto ciò si evidenzia che un ruolo fondamentale può e deve averlo la Medicina Generale che per definizione (cure primarie) è il primo punto di accesso dell’utente al Servizio sanitario Nazionale.

In Italia ci sono 39.366 medici di medicina generale (MMG), si ricorda che nel 2009 erano 46.209, un comparto quindi in grande sofferenza che va rinforzato e rivalutato.

Nella medicina Generale risiede un’enorme potenziale per il corretto utilizzo delle prestazioni specialistiche attraverso un lavoro di educazione al paziente e di miglioramento dell’appropriatezza prescrittiva. Inoltre, la medicina d’iniziativa, dov’è il medico a proporre l’accertamento giusto al momento giusto (e questo può farlo principalmente il MMG),  può migliorare lo stato di salute del paziente e ridurre il numero di prestazioni, spesso inutili, cha vanno ad appesantire il sistema.

 

Fonti: Annuario Statistico del Servizio Sanitario Nazionale. Assetto organizzativo, attività e fattori produttivi del SSN. Anno 2022.

Rapporti AGENAS.

 

 

 

 

 

 

 

Possibili Soluzioni  

 

Le soluzioni per migliorare la situazione esistono a cominciare da un’educazione dell’utente a un uso corretto del sistema che non sempre può piegarsi ai suoi desiderata oltre alla ricerca dell’appropriatezza nella prescrizione da parte dei medici, elemento comunque sul quale si lavora da anni e che è molto migliorato. Ci vorrebbero poi contact center più evoluti che utilizzando sistemi di AI a supporto dell’operatore umano siano in grado di garantire la massima ottimizzazione dei sistemi di prenotazione senza lunghi tempi d’attesa.  Importante sarebbe poi rilevare i tempi di attesa dalla data di prescrizione e non da quella di contatto, questo chiarirebbe che la porzione dell’attesa è dovuta all’utente e/o all’offerta disponibile. Infine sarebbe opportuna la messa a fattor comune di tutte le agende (pubbliche, private, territoriali, ospedaliere), nei sistemi CUP, in modo da garantire il rispetto dei tempi previsti per classe di priorità oltre a rendere più coerente la programmazione dell’offerta.
Si sottolinea comunque che la variabilità dei comportamenti prescrittivi e organizzativi  influenza fortemente i tempi di attesa e genera squilibri nel rapporto domanda offerta, si conferma inoltre  che la scelta dell’utente influenza la programmazione delle agende sia perché spesso orientata verso i grandi ospedali maggiormente attrattivi sia perché non tiene conto dei tempi previsti dalla classe di priorità Se si calcolasse il tempo di attesa dalla data di prescrizione e non dalla data di contatto, lo scenario può cambiare notevolmente.

Approccio multifattoriale

Per affrontare le sfide legate alle liste d’attesa e migliorare l’accesso ai servizi sanitari, è necessario adottare un approccio multifattoriale che coinvolga sia interventi sul lato della domanda sia su quello dell’offerta. Alcune possibili soluzioni includono:

– Implementazione di modelli di gestione integrata delle liste d’attesa, che coinvolgano una collaborazione tra diverse strutture sanitarie e una migliore coordinazione dei percorsi assistenziali.

– Promozione di pratiche di medicina preventiva e di gestione delle patologie croniche, al fine di ridurre la necessità di interventi specializzati e migliorare la salute generale della popolazione.

– Utilizzo di tecnologie innovative, come la telemedicina, per erogare servizi sanitari a distanza e ridurre la pressione sui servizi ambulatoriali tradizionali.

– Miglioramento della pianificazione delle risorse umane e materiali, attraverso una maggiore flessibilità nell’allocazione delle risorse e un’ottimizzazione dei processi lavorativi.

 

In tutto ciò si evidenzia che un ruolo fondamentale può e deve averlo la Medicina Generale che per definizione (cure primarie) è il primo punto di accesso dell’utente al Servizio sanitario Nazionale.

In Italia ci sono 39.366 medici di medicina generale (MMG), si ricorda che nel 2009 erano 46.209, un comparto quindi in grande sofferenza che va rinforzato e rivalutato.

Nella medicina Generale risiede un’enorme potenziale per il corretto utilizzo delle prestazioni specialistiche attraverso un lavoro di educazione al paziente e di miglioramento dell’appropriatezza prescrittiva. Inoltre, la medicina d’iniziativa, dov’è il medico a proporre l’accertamento giusto al momento giusto (e questo può farlo principalmente il MMG),  può migliorare lo stato di salute del paziente e ridurre il numero di prestazioni, spesso inutili, cha vanno ad appesantire il sistema.

 

 

Fonti Annuario Statistico del Servizio Sanitario Nazionale. Assetto organizzativo, attività e fattori produttivi del SSN. Anno 2022

Rapporti AGENAS