Con questa nota, l’Associazione Nazionale Commercialisti ritiene di doversi esprimere in merito alla questione del passaggio del servizio di conservazione e gestione del Registro dei revisori legali dal Consiglio Nazionale Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili all’Ispettorato di Vigilanza della Ragioneria Generale.
Per prima cosa è opportuno ricordare che prima del conferimento di tale gestione alla società del Consiglio Nazionale, la conduzione del servizio aveva caratteristiche a dir poco anteguerra: vetusti bollettini postali, uffici polverosi pieni di faldoni ai quali era impossibile accedere, telefoni che squillavano eternamente a vuoto e l’impossibilità di ottenere un attestato di iscrizione se non in tempi misurabili in ere geologiche.
Riconosciamo pertanto l’operato del Consiglio Nazionale che, con una meritoria e spedita operazione di efficienza e trasparenza, ha saputo offrire a tutti i revisori un servizio di qualità e senza oneri aggiuntivi per i colleghi. Pur tremando al pensiero di tornare indietro, vorremmo tuttavia che l’attenzione sui revisori si focalizzasse non tanto sulla contesa della titolarità di tenuta del registro, ma soprattutto sulle difficoltà che aumentano di giorno in giorno per il professionista revisore.
Le responsabilità e i rischi connessi allo svolgimento di questa funzione sono sproporzionalmente maggiori rispetto ai ritorni economici e spesso assistiamo a una vera e propria fuga dagli incarichi. Inoltre, la trasformazione di molti organi di controllo da collegiali a monocratici rappresenta per il professionista un forte aggravio di responsabilità, di mole di lavoro, aturalmente quasi sempre a parità di compenso.
Anche la nuova normativa sui revisori negli enti locali non favorisce l’auspicato dispiegamento del potenziale di competenze professionali, soprattutto per i giovani, ai quali o è precluso il mandato per mancanza di pregressi incarichi, oppure vengono scoraggiati dallo svolgere da soli una funzione in cui la condivisione di responsabilità con colleghi di maggiore esperienza sarebbe raccomandabile.
Per non tacere della tendenza ultima da parte della difesa legale della curatela, in caso di procedure fallimentari, ad imputare a priori la responsabilità del revisore (che, lo ricordiamo, risponde direttamente con il proprio patrimonio), a prescindere dalla valutazione della condotta che egli ha tenuto durante l’incarico.
Tutte queste difficoltà fanno sì che prendano sempre più piede le società di revisione con i loro servizi standardizzati e le spalle coperte da assicurazioni i cui premi il singolo professionista medio non si potrebbe permettere di pagare. Riflettori puntati, quindi, sul difficile momento relativo alla contesa del registro, per la tenuta del quale auspichiamo un ripensamento del Governo, alla luce della dimostrazione di efficienza data dal Consiglio Nazionale, ma non perdiamo di vista le persone che quel registro contiene.
Sarebbe come portare in salvo la gabbietta lasciando al gelo i canarini.
Anc: spesso assistiamo a una vera e propria fuga dagli incarichi
11553