Italiani e medici di famiglia: fiducia ai massimi storici

Scotti (Fimmg): «Incontro ad horas con l’Aifa per una partecipazione prescrittiva diretta dei piani terapeutici da parte dei medici di medicina generale per Bpco e diabete». Di seguito il comunicato stampa della Federazione italiana medici di famiglia «I dati del Censis ci confermano il ruolo centrale della Medicina Generale nell’ottica di un’assistenza di qualità, ma
Scotti (Fimmg): «Incontro ad horas con l’Aifa per una partecipazione prescrittiva diretta dei piani terapeutici da parte dei medici di medicina generale per Bpco e diabete». Di seguito il comunicato stampa della Federazione italiana medici di famiglia

«I dati del Censis ci confermano il ruolo centrale della Medicina Generale nell’ottica di un’assistenza di qualità, ma soprattutto quanto sia forte il riscontro da parte dei cittadini che, sempre più, cercano un’alleanza terapeutica con il Medico di Famiglia, riconosciuto come garante della tutela della salute». Nel commentare l’ultima ricerca del Centro Studi Investimenti Sociali, Silvestro Scotti segretario generale della Federazione Italiana dei Medici di Medicina Generale, non si limita a una lettura pura e semplice del dato: «È prioritario – dice – riprendere immediatamente il percorso dialettico già avviato con l’Aifa, teso a definire un nuovo ruolo per il medico di medicina generale attraverso la partecipazione prescrittiva diretta dei piani terapeutici previsti per i farmaci per la bronco polmonite cronica ostruttiva (Bpco) e per il diabete».

 

Per questo motivo il segretario generale Fimmg, nel rinnovare l’augurio di un buon lavoro al neo eletto direttore generale dell’Aifa Luca Li Bassi, auspica anche un celere incontro. «Limitare la possibilità prescrittiva dei medici di medicina generale – sottolinea Scotti – identificati come attori primari della presa in carico del paziente affetto da cronicità, e la loro possibilità di intervenire sui piani terapeutici, non può che incidere in modo fortemente negativo in questo rapporto fiduciario con il paziente, su cui l’alleanza terapeutica si basa, limitando e ritardando peraltro le possibilità di cura per i cittadini». La ricerca del Censis certifica, infatti, come gli italiani boccino la visione burocratica della professione medica e il sistema di regole e di vincoli imposti dal Ssn (tetti di spesa, linee guida, protocolli). I cittadini si fidano del proprio medico (i dati rivelano che l’87,1% degli italiani si fida del medico di medicina generale, la quota raggiunge il 90% tra gli over 65 anni), una fiducia che si esplicita anche nella scelta del medico come prima fonte di informazione sui temi di salute (il medico di medicina generale è la fonte numero uno per il 72,3% degli italiani, in crescita rispetto al 66,3% rilevato nel 2008).

 

Ma non va sottovalutato l’aumento della richiesta da parte del cittadino di partecipazione ai processi di cura, evidenziata dalla riduzione dal 34,1% del 2007 al 19,6% del 2018 dei cittadini che si aspettano un medico che decida autonomamente sulle loro cure. Confrontare un medico di famiglia che non sia capace di avere accesso, dopo essere stato scelto per fiducia, alle migliori cure, con l’empowerment dimostrato dei pazienti, significa avere poco rispetto e considerazione a l’utilità di quel rapporto fiduciario. «Sono d’accordo infine con il Presidente Fnomceo, Filippo Anelli, quando afferma che “I cittadini vogliono un medico preparato, competente, e che si faccia carico dei loro problemi, delle loro esigenze, comprendendone anche il disagio, il dramma che la malattia provoca” e pertanto una visione ragionieristica di questo rapporto è del tutto inappropriata e non risponde alla richiesta di salute che arriva forte dal territorio» conclude Scotti.