
«Esiste un “guado” da attraversare tra il numero di coloro che sono “solo potenzialmente” in condizione di svolgere attività collegandosi con un computer o un tablet, e il numero di coloro che si trovano già nelle condizioni “soggettive e organizzative appropriate” per studiare e lavorare a distanza in maniera efficace ed efficiente; un attraversamento difficile e tutt’altro che scontato». Queste le parole introduttive del rapporto Randstad “Lavoro e studio “intelligenti”: la trasformazione possibile. Smart working e smart learning dopo il Covid”, pubblicato a novembre 2020.
Secondo la ricerca, nel nostro Paese il potenziale del lavoro da remoto è molto ampio: si parla di 6,4 milioni di lavoratori, cui si aggiungono 1,6 milioni che possono far smart working “ibrido”, abbinando lavoro in presenza e lavoro a distanza; l’insieme della popolazione scolastica: 900.000 insegnanti; 9 milioni di alunni e studenti dalla scuola dell’infanzia all’università; non da ultimo, 34 milioni di attivi che possono fare formazione continua.
Non tutte queste categorie sono però preparate a superare ‘il guado’. «Sebbene le “reti informatiche” abbiano tutto sommato tenuto, poco sappiamo sulla qualità delle attività svolte. Il Covid-19 ha con ogni probabilità accentuato le polarizzazioni del nostro Paese: per alcuni è stato uno straordinario acceleratore, per altri un penoso “arrangiarsi”, o peggio, essere emarginati».
Randstad sostiene che il futuro dello studio e del lavoro sarà “integrato”, un mix delle attività che si realizzano meglio con supporti digitali e con piena flessibilità di orario e di altre attività che richiedono la condivisione, l’interazione tra persone, l’attenzione nei confronti dei singoli. “Il tutto in un quadro in cui l’impegno per attività amministrative, di monitoraggio e di controllo può essere al contempo radicalmente migliorato in termini di precisione e qualità, ma ridotto in termini di tempi di lavoro a favore di attività a maggiore valore aggiunto” – si legge.
Tutti i segnali profilano uno scenario in cui il lavoro da remoto sopravvive all’emergenza contingente della pandemia, e anzi, vede le sue frontiere espandersi grazie agli sviluppi dell’intelligenza artificiale, ma anche e soprattutto grazie alle possibili trasformazioni nel modo di organizzare il lavoro, lo studio, l’aggiornamento professionale, la mobilità, gli ambienti in cui le diverse attività si svolgono, sia in presenza che a distanza.
Leggi il rapporto: https://bit.ly/36uGK6c