
Un terzo del bilancio europeo per ridurre le disparità tra le varie regioni europee. Ammonta infatti a 325 miliardi di euro il budget destinato alle politiche di coesione per il periodo 2014-2020, approvato lo scorso 16 dicembre dal Consiglio dell’Unione europea. Dopo oltre due anni di negoziazione, il pacchetto mira alla promozione dello sviluppo regionale attraverso una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva.
Le nuove misure si articolano su un regolamento comune e cinque regolamenti specifici corrispondenti ai cinque fondi strutturali (Fondo europeo di sviluppo regionale –FESR, Fondo sociale europeo – FSE, Fondo di coesione, Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale – FEASR, Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca, FEAMP). Tra le aree prioritarie d’intervento vengono indicate l’efficienza energetica e le energie rinnovabili, la ricerca e l’innovazione, il sostegno alla competitività delle PMI, l’accesso alle Tlc, la lotta all’esclusione sociale e alla povertà, l’adattamento ai cambiamenti climatici e la prevenzione dei rischi, il settore idrico e quello dello smaltimento dei rifiuti, l’ambiente urbano.
Diversamente da quanto avveniva nella programmazione precedente, un unico quadro strategico garantirà un miglior coordinamento tra i cinque fondi e gli altri strumenti europei, nonché la comune aderenza agli obiettivi di Europa 2020. Un’altra novità è la creazione della nuova categoria delle regioni in transizione, il cui PIL pro capite è compreso tra il 75% e il 90% rispetto alla media europea, al fine di ammorbidire la transizione tra regioni sviluppate e meno sviluppate.
L’intero pacchetto punta all’orientamento, al risultato e all’ottimizzazione dell’efficacia dei finanziamenti attraverso una serie si strumenti quali: la cosiddetta “riserva di efficacia ed efficienza” destinata ai migliori progetti, pari al 6% della dotazione nazionale; la condizionalità ex-ante, ossia una serie di requisiti preliminari all’assegnazione dei fondi; la condizionalità macroeconomica, per assicurare che l’efficacia dei fondi non sia compromessa dalla governance economica; una maggiore semplificazione della politica, che comprende ad esempio l’armonizzazione dei requisiti di idoneità.
Per quanto riguarda l’Italia, la dotazione nazionale è pari a 29 miliardi: 20 miliardi per le regioni meno sviluppate (Basilicata, Campania, Calabria, Puglia, Sicilia), 1 miliardo per le regioni in transizione (Abruzzo, Molise e Sardegna) e 7 miliardi per le restanti regioni sviluppate.
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