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La Coordinazione Genitoriale: un metodo alternativo di risoluzione delle controversie centrato sui minori

Nuovo appuntamento con la rubrica Spazio Psicologico in collaborazione con l’associazione Psicologi Liberi Professionisti

di Eleonora Zucchetti, Psicologa e Coordinatrice Genitoriale, socia PLP

 

La legge n. 54/2006 ha introdotto nel nostro ordinamento giuridico l’affido condiviso, partendo dall’assunto che il diritto del minore sia quello di mantenere una relazione continuativa con entrambi i genitori e di crescere in un ambiente stabile, in un’ottica di bigenitorialità, anche dopo la separazione

Accade spesso che all’interno dell’ex coppia siano presenti vissuti negativi, di rabbia e rancore e che tali sentimenti non elaborati compromettano l’esercizio condiviso delle funzioni genitoriali, esponendo i figli al conflitto. La teoria sistemico-relazionale della famiglia pone l’accento sull’importanza di rinegoziare e ridefinire ruoli e confini a seguito della rottura del “patto coniugale”, al fine di elaborare i sentimenti di perdita che la separazione porta con sé, che se non superati permangono nel tempo accentuando il conflitto; mantenere la condivisione della responsabilità genitoriale, dopo lo scioglimento del vincolo di coppia, è frutto del “divorzio psichico” e tale elaborazione è un compito congiunto; come insieme si stringe il patto, così insieme lo si scioglie (Cigoli, 1998). Ciò significa che si può cessare il legame di coppia, ma non si può smettere di essere genitori.

La Riforma Cartabia ha posto l’attenzione sulla necessità di allargare, all’interno del processo di famiglia, il campo alle ADR (Alternative Dispute Resolution) e in particolare alla figura dell’ausiliario in quanto “il giudice, su istanza congiunta delle parti può nominare uno o più ausiliari […] per intervenire sul nucleo familiare al fine di superare i conflitti tra le parti, fornire ausilio per i minori e agevolare la ripresa o il miglioramento delle relazioni tra genitori e figli” (Art. 473 bis 26 cpc); in quest’ottica, la Coordinazione Genitoriale aiuta a migliorare la comunicazione, rendendo più agevole l’applicazione dei dispositivi emessi dall’Autorità Giudiziaria, spostando il focus dal conflitto tra i genitori ai bisogni dei figli.

Il Coordinatore Genitoriale, “incapsulando” il conflitto e riportando l’attenzione sui minori e i loro bisogni, aiuta i genitori che vivono una relazione caratterizzata da un’alta conflittualità, a comunicare in merito ai figli, tenendo presente che i bambini non hanno scelto la separazione familiare e che quando sono esposti alla conflittualità, si trovano nella dolorosa situazione di voler bene a dei genitori che non si amano e che spesso, addirittura, si odiano.

Le coppie che arrivano in Coordinazione Genitoriale presentano una conflittualità elevata, pervasiva e persistente e ricorrono al sistema giudiziario perché non riescono a trovare un accordo o perché, in qualche maniera, vogliono “giustizia” o rivendicazioni sull’altro genitore; queste coppie sono quelle che non riescono ad elaborare il conflitto con il tempo e restano vincolate in un legame disperante (Cigoli, 1988).

C’è da premettere che l’alta conflittualità, soprattutto quando perdura nel tempo e invade tutte, o quasi, le sfere di vita familiare, costituisce per i figli un fattore di rischio per il loro benessere psicoaffettivo, relazionale ed emotivo e pertanto l’obiettivo del Coordinatore genitoriale è, primariamente, quello di tutelare i minori dal coinvolgimento e dall’ esposizione al conflitto, spostando le controversie nella stanza del Coordinatore Genitoriale per una costruttiva e progressiva risoluzione, evitando che queste contaminino il quotidiano dei figli e, quindi, la loro crescita (Carter, Puccinelli, Mazzoni, 2014).

Il Coordinatore Genitoriale è una figura terza e imparziale, che sostiene e aiuta i genitori nell’organizzazione della co-genitorialità, lavorando sugli obiettivi che la coppia si pone; può apportare modifiche qualitative al piano genitoriale per rendere più fruibile la gestione dei figli, limitando eventuali incomprensioni e possibili conflitti. All’interno del percorso di Coordinazione non si possono apportare cambiamenti quantitativi che riguardano i tempi di permanenza da ciascun genitore, il collocamento dei figli, le spese di mantenimento o qualunque altra prescrizione rientri nel dispositivo e che, pertanto, può essere modificata solo dal giudice.

La Coordinazione Genitoriale può essere intrapresa sia all’interno del procedimento, su invio del giudice, che al di fuori, su invio dei legali, che si fanno garanti del percorso e ne sono parte integrante, così come tutte le figure professionali che ruotano attorno alla famiglia e ai minori.

Dopo aver analizzato il conflitto ed aver constatato che la coppia genitoriale presenta una conflittualità:

– elevata, che si esprime con sentimenti di rabbia, screditamento e, a volte, con tentativi di esclusione e/o allontanamento da parte di uno dei due genitori nei confronti dell’altro,

– pervasiva che si estende a tutti, o quasi, gli ambiti della vita familiare e limita, o impedisce, lo svolgimento delle funzioni genitoriali,

– persistente, perché dura nel tempo andando oltre la fisiologica fase di elaborazione e di riadattamento al nuovo assetto familiare,

il Coordinatore Genitoriale individuerà, assieme ai genitori, gli argomenti e le criticità su cui si andrà a lavorare durante il percorso con l’obiettivo di risolvere, o quanto meno abbassare il conflitto, giungendo insieme a delle soluzioni che facilitino l’organizzazione condivisa della genitorialità, rimettendo al centro della relazione i figli e i loro bisogni.