La gestione della fauna selvatica

Il 28 ottobre, un nuovo appuntamento dell’undicesimo ciclo “Venerdì Culturali” promossi dalla Federazione Italiana Dottori in scienze Agrarie e Forestali Ripartono i Venerdì Culturali promossi da FIDAF, la Federazione Italiana Dottori in scienze Agrarie e Forestali. Il prossimo 28 ottobre, presso la sede della Federazione in via Livenza 6, dalle ore 16.30 alle 19.00, si
Il 28 ottobre, un nuovo appuntamento dell’undicesimo ciclo “Venerdì Culturali” promossi dalla Federazione Italiana Dottori in scienze Agrarie e Forestali

Ripartono i Venerdì Culturali promossi da FIDAF, la Federazione Italiana Dottori in scienze Agrarie e Forestali. Il prossimo 28 ottobre, presso la sede della Federazione in via Livenza 6, dalle ore 16.30 alle 19.00, si terrà infatti un nuovo incontro dell’undicesimo ciclo dal titolo “La gestione della fauna selvatica: conservazione, impatto sulle attività antropiche e sfruttamento sostenibile”, curato dal medico veterinario Andrea Amici.

 

Lo sviluppo socio-economico e l’innovazione tecnologica hanno generato processi di specializzazione ed intensificazione nelle matrici agricole altamente produttive e di esodo ed abbandono delle aree marginali meno redditizie di collina e montagna (Ewert et al., 2005; Rounsevell et al., 2005). Parallelamente ai cambiamenti del territorio, hanno subito modifiche sostanziali anche gli equilibri biologici ed ecosistemici. In Italia si è quindi verificato un processo di espansione degli ungulati selvatici, che è iniziato nei primi anni ’70. Questo processo ha interessato principalmente il cinghiale ed il capriolo, malgrado le popolazioni degli altri ungulati, come cervi e mufloni si stiano espandendo, anche se con minore intensità (Pedrotti et al, 2001; Carnevali et al, 2009). Parallelamente si è osservato un aumento dei grandi carnivori, principalmente il lupo, che di questa abbondanza ha potuto giovarsi. L’aumento numerico, e dell’areale di presenza degli ungulati ha comportato un aumento dei danni alle colture agricole (Amici et al., 2012b) e degli incidenti stradali (Primi et al., 2009). Il forte aumento numerico degli ungulati selvatici è stato seguito da un aumento parallelo del prelievo venatorio (Pedrotti et al, 2001; Carnevali et al, 2009), che di conseguenza ha indotto una maggiore disponibilità di carne (Ramanzin et al, 2010) che tuttavia è in gran parte destinata all’autoconsumo (Danieli et al, 2012; Ramanzin et al., 2010). Ma in questo sistema dinamico si inseriscono anche le specie aliene ed invasive, che spesso rappresentano un ostacolo alla conservazione di specie autoctone ed a rischio di estinzione.