Casse fuori dal Milleproroghe

Respinto l’emendamento che innalza al 5% il contributo integrativo. Ma il Senato boccia anche il condono edilizio Le Casse di previdenze non potranno innalzare il contributo integrativo dal 2 al 5% e non ci sarà alcuna sanatoria sui contributi previdenziali non versati da professionisti pensionati, e rivendicati dall’Inps. Le Commissioni Affari costituzionali e Bilancio del
Respinto l’emendamento che innalza al 5% il contributo integrativo. Ma il Senato boccia anche il condono edilizio

Le Casse di previdenze non potranno innalzare il contributo integrativo dal 2 al 5% e non ci sarà alcuna sanatoria sui contributi previdenziali non versati da professionisti pensionati, e rivendicati dall’Inps. Le Commissioni Affari costituzionali e Bilancio del Senato hanno giudicato inammissibili i due emendamenti proposti da Maurizio Castro (Pdl), assieme ad altri 542 emendamenti ritenuti incompatibili con la materia del decreto Milleproroghe, tra cui la proroga sull’attuazione del federalismo e la riapertura dei termini del condono edilizio, fortemente osteggiata dagli architetti. L’emendamento Castro, che ricalca la proposta di legge di Nino Lo Presti (Fli) ferma in Senato, prevedeva una modifica alla legge istitutiva degli enti previdenziali di nuova generazione (articolo 8 del D.Lgs 103/96), consentendo un innalzamento fino al 5% (attualmente è al 2% per alcune Casse e al 4% per altre) dell’aliquota del contributo integrativo dei professionisti, versato dal cliente in parcella. Secondo lo schema di legge, le risorse derivanti dall’aumento contributivo verrebbero destinate al miglioramento delle prestazioni pensionistiche da parte degli enti di nuova generazione (periti industriali, dottori agronomi e dottori forestali, chimici, geologi, attuari, biologi e infermieri), che applicano il sistema pensionistico contributivo che, a differenza del sistema retributivo, commisura l’assegno ai contributi realmente versati e non alla media dei redditi prodotti negli ultimi anni. Dura la reazione di Lo Presti: “Il Senato continua a perdere tempo. E’ incomprensibile come il testo, che ha ottenuto il via libera bipartisan alla Camera nel maggio 2010, non riesca a trovare una giusta calendarizzazione a Palazzo Madama”. Per le casse di nuova generazione le ultime speranze sono, dunque, appese al lento iter parlamentare. Dopo una rapida approvazione alla Camera, il ddl Lo Presti, che introduce “Misure di sostegno e di incentivo per lo sviluppo delle libere professioni, nonché delega al Governo in materia di estensione della disciplina del concordato preventivo e per l’istituzione di una procedura di esdebitazione in favore dei professionisti”, si è infatti arenato in Commissione Lavoro al Senato, dallo scorso 4 novembre. “Non rimane che ricorrere rapidamente alle commissioni competenti del Senato” rilancia Lo Presti “sperando finalmente che il Parlamento, in queste legislatura disastrata, riesca a far arrivare in porto almeno una mini-riforma”.
Le Commissioni Affari costituzionali e Bilancio di Palazzo Madama hanno respinto anche il cosiddetto emendamento pro Campania. L’emendamento a firma di Carlo Sarro (Pdl) prevedeva di modificare la legge 326/2003, introducendo il condono per le opere edilizie realizzate fino al 31 marzo 2003 in aree sotto tutela ambientale e paesaggistica. Presentando una semplice domanda di sanatoria entro il 31 dicembre 2011, sarebbero stati sospesi tutti i procedimenti sanzionatori penali e amministrativi, anche di sentenza passate in giudicato.
 

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