Economia ferma al palo

Nel secondo trimestre la stima preliminare rilevata dall’Istat vede il Pil invariato rispetto al trimestre precedente. Sul rallentamento Prodotto interno lordo pesa il rischio geopolitico e la Brexit L’Istat ha diffuso lo scorso 12 agosto la stima preliminare dell’andamento del Prodotto Interno Lordo (Pil) nel secondo trimestre, segnalando che il Pil è rimasto invariato rispetto
Nel secondo trimestre la stima preliminare rilevata dall’Istat vede il Pil invariato rispetto al trimestre precedente. Sul rallentamento Prodotto interno lordo pesa il rischio geopolitico e la Brexit

L’Istat ha diffuso lo scorso 12 agosto la stima preliminare dell’andamento del Prodotto Interno Lordo (Pil) nel secondo trimestre, segnalando che il Pil è rimasto invariato rispetto al trimestre precedente, mentre è aumentato dello 0,7% rispetto al secondo trimestre del 2015. La variazione congiunturale – sottolinea l’stat – è la sintesi di un aumento del valore aggiunto nei comparti dell’agricoltura e dei servizi e di una diminuzione in quello dell’industria. Dal lato della domanda, vi è un lieve contributo negativo della componente nazionale (al lordo delle scorte), compensato da un apporto positivo della componente estera netta.

Il quadro internazionale rilevato dall’Istat indica che nello stesso periodo il Pil è aumentato in termini congiunturali dello 0,6% nel Regno Unito e dello 0,3% negli Stati Uniti, mentre ha segnato una variazione nulla in Francia. In termini tendenziali, si è registrato un aumento del 2,2% nel Regno Unito, dell’1,4% in Francia e dell’1,2% negli Stati Uniti. Nel complesso, secondo la stima diffusa il 29 luglio scorso, il PIL dei paesi dell’area Euro è aumentato dello 0,3% rispetto al trimestre precedente e dell’1,6% nel confronto con lo stesso trimestre del 2015.

I segnali di un rallentamento globale dell’economia si andavano accumulando già da tempo. Negli ultimi mesi sono emersi o si sono rafforzati fattori di rischio geopolitico che hanno un impatto negativo sulla crescita Italiana (tra questi minaccia del terrorismo, crisi dei migranti, Brexit). La propensione al protezionismo che sembra riemergere in alcuni contesti preoccupa i policy makers di tutto il mondo. In una riunione del G7 in maggio il FMI aveva segnalato un preoccupante rallentamento degli scambi internazionali e avevo messo in guardia da una riduzione generalizzata del commercio mondiale.

Gli effetti di questi fenomeni sulle prospettive di crescita dell’Italia erano noti da tempo, quindi il dato di oggi non costituisce una sorpresa. Diverse fonti di Governo avevano già segnalato che le stime di crescita formulate ad aprile con il DEF sarebbero state messe in discussione da questo nuovo scenario, e numerosi previsori (dal FMI all’OCSE) hanno già rivisto al ribasso le stime della crescita mondiale.