Giovani, il lavoro si decide in famiglia

RAPPORTO ISFOL. Genitori e universita’ sono i principali punti di riferimento nella scelta del percorso lavorativo. Il 60% dei giovani si è rivolto, almeno una volta, ai servizi di orientamento del sistema scolastico per scegliere il proprio percorso di studio e di lavoro. Ma i veri ‘consiglieri’ nell’ambito dell’istruzione restano i genitori e gli insegnanti.
RAPPORTO ISFOL. Genitori e universita’ sono i principali punti di riferimento nella scelta del percorso lavorativo.

Il 60% dei giovani si è rivolto, almeno una volta, ai servizi di orientamento del sistema scolastico per scegliere il proprio percorso di studio e di lavoro. Ma i veri ‘consiglieri’ nell’ambito dell’istruzione restano i genitori e gli insegnanti. E’ quanto emerge dal ‘Rapporto orientamento 2010’ dell’Isfol, presentato lo scorso 26 maggio a Roma, che fotografa l’universo degli enti che erogano servizi per orientare giovani e meno giovani nelle scelte formative e professionali.
Nell’ambito dell’istruzione il 95% degli istituti esaminati offre un’attività di orientamento soprattutto nella fase di transizione, ovvero agli studenti in uscita. Resta tuttavia ampio il coinvolgimento delle famiglie nella scelta del percorso da intraprendere, con una capacità di influenza maggiore sugli studenti degli istituti secondari di grado inferiore (82,4%) che su quelli degli istituti secondari di grado superiore (72,1%). I dati confermano, inoltre, un diffuso ricorso all’orientamento anche nel “sistema università” e in particolar modo nelle università del Centro, del Sud e delle Isole. In queste aree del Paese, dove più forte è la necessità di posizionarsi nel mercato del lavoro, particolarmente sviluppate sono altresì le attività erogate dai centri di orientamento e i servizi per il lavoro. Le ragioni di tale fenomeno, spiega l’Isfol, vanno ricercate nelle "grandi potenzialità dell’orientamento, che rappresenta un supporto necessario al processo di scelta del corso di studi, uno strumento fondamentale per contenere gli abbandoni e per sostenere una progettualità personale e professionale".
"Il fine che il ‘Rapporto Orientamento’ continua a perseguire – afferma l’Isfol – è quello di costituire un utile strumento per guidare e consolidare i processi di innovazione e integrazione dei sistemi di orientamento avviati nel Paese e di essere un osservatorio continuo e dinamico del processo ‘orientamento’, con la partecipazione delle Regioni, delle parti sociali e degli stakeholders che compongono il comitato di indirizzo del progetto".
Per la prima volta lo studio prende in considerazione i dati relativi non solo alla domanda ma anche all’offerta di orientamento in Italia. "L’incrocio e il confronto tra la domanda e l’offerta – sostiene l’Isfol – suggerisce strategie di intervento mirate ai bisogni orientativi di specifiche fasce di popolazione. Conoscere nel dettaglio quale sia la domanda di orientamento presente oggi nel nostro Paese non può che innalzare la qualità e la specificità dell’offerta disponibile anche in funzione di una sua migliore segmentazione e distribuzione territoriale".
Il Rapporto 2010 prende in esame un campione di 15.782 strutture censite nell’Archivio nazionale sull’orientamento, di cui 386 sono aziende, 3.337 centri di formazione professionale, 2.773 centri di orientamento e servizi per il lavoro, 9.064 afferiscono al sistema dell’istruzione e 222 a quello dell’università e dell’alta formazione.
Tra i maggiori fruitori dei servizi di orientamento troviamo soggetti con caratteristiche di ‘debolezza’ all’interno del mercato del lavoro, ossia donne, giovani, disoccupati e lavoratori in cassa integrazione, oltre a persone con titolo di studio elevato. Ben il 90,2% del campione intervistato dall’Isfol, (4.336 soggetti, di cui 300 studenti dell’ultimo anno della scuola secondaria di grado superiore, 400 universitari e 3.000 lavoratori) è a conoscenza dei servizi di orientamento, ma meno del 50% ne usufruisce.

 

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