Governo: niente crescita fino al 2013

Il Consiglio dei ministri vara il Documento di economia e finanza. Nel 2015 debito pubblico al 110,8% Via libera del Consiglio al Documento di Economia e Finanza (DEF) 2012 – il secondo presentato dall’Italia nel quadro del “Semestre Europeo” di coordinamento delle politiche macroeconomiche e di bilancio – di cui fanno parte il Programma Nazionale
Il Consiglio dei ministri vara il Documento di economia e finanza. Nel 2015 debito pubblico al 110,8%

Via libera del Consiglio al Documento di Economia e Finanza (DEF) 2012 – il secondo presentato dall’Italia nel quadro del “Semestre Europeo” di coordinamento delle politiche macroeconomiche e di bilancio – di cui fanno parte il Programma Nazionale di Riforma 2012 (PNR), il Programma di Stabilità (PdS) e il Documento di analisi e tendenze della finanza pubblica.
Secondo una nota di Palazzo Chigi, nel 2013 l’Italia dovrebbe raggiungere una posizione di bilancio in valore nominale di -0,5% del Prodotto Interno Lordo, in conformità con il Trattato sul Fiscal Compact che stabilisce “il saldo strutturale annuo della PA è pari all’obiettivo di medio termine specifico per il Paese (…) con il limite inferiore di un disavanzo strutturale del 0,5% del PIL ai prezzi di mercato”. Il presidente del Consiglio Mario Monti ha poi sottolineato che il rispetto dei margini europei è ulteriormente confermato dal fatto che in termini strutturali nel 2013 verrà raggiunto un surplus pari allo 0,6% del PIL. Anche l’impegno ad introdurre il vincolo del pareggio di bilancio nell’ordinamento costituzionale è stato rispettato in anticipo rispetto alle scadenze fissate dal Fiscal Compact, grazie alla revisione dell’articolo 81 della Costituzione, che è stata approvata definitivamente ieri, 17 aprile.
L’avanzo primario (cioè il saldo al netto degli interessi sul debito pubblico) raggiungerà il 5,7% nel 2015, in significativo incremento rispetto allo 1,0% del 2011 e al 3,6% dell’anno in corso. Questo permetterà al debito pubblico – al netto dei prestiti diretti alla Grecia e della quota di pertinenza al EFSF e al capitale del ESM – di calare dal 120,3% nel 2012 al 110,8% nel 2015.
Da dicembre si è registrato un ulteriore deterioramento delle condizioni economiche. Il Governo stima che il PIL nel 2012 si contrarrà di 1,2% per tornare positivo nel 2013 (+ 0,5%) e accelerare ulteriormente nel biennio successivo (1,0 e 1,2 rispettivamente). Tuttavia, si è anche registrata una significativa riduzione dei tassi di interesse. Questo, unitamente alle misure già adottate e trasformate in legge, consente al Governo di confermare sostanzialmente il percorso di risanamento finanziario tracciato a dicembre.
L’azione di riequilibrio finanziario è stata accompagnata dall’adozione di vari provvedimenti di riforma finalizzati a rimuovere i principali vincoli che hanno compresso il potenziale di crescita dell’Italia. In base alle stime del Governo, le riforme dovrebbero aumentare la crescita di 2,4 punti percentuali tra il 2012 e il 2020.
“L’Italia ha realizzato le riforme che si era proposta di portare a compimento con il supporto della Commissione: il consolidamento delle finanze pubbliche, la riforma del mercato del lavoro, l’aumento della concorrenza, la semplificazione della pubblica amministrazione, il completamento delle infrastrutture” si legge nella nota della presidenza del Consiglio. “Malgrado i progressi compiuti, resta ancora molta strada da fare, in un contesto più benigno ma ancora caratterizzato da elementi di incertezza. I prossimi mesi offrono una finestra di opportunità che deve essere sfruttata. Nel PNR 2012 resta essenziale la prosecuzione del risanamento dei conti pubblici, in particolare attraverso la spending review e il rafforzamento della lotta all’evasone fiscale. Particolare importanza è attribuita alla promozione della crescita, senza la quale ogni strategia di consolidamento finirebbe per annullare i suoi stessi effetti. In tale contesto, l’azione del Governo è specialmente rivolta al miglioramento delle condizioni di accesso al credito, alla riduzione dei tempi di pagamento della PA alle imprese, agli incentivi alle start-up innovative (un’azione particolarmente importante per i più giovani), a tempi più rapidi per i procedimenti della giustizia civile (in particolare per le imprese), al completamento dell’agenda digitale.
 

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