Governo, tra tatticismi e Consulta

Nota politico-istituzionale. Lo scenario politico che emerge alla ripresa dei lavori parlamentari. Il quadro politico che emerge alla riapertura dei lavori parlamentari, dopo la lunga tregua natalizia inaugurata con il voto di fiducia al governo, appare tutt’altro che fluido. Nel campo del centrodestra, tatticismi e alleanze a geometria variabile rendono uno scenario di difficile interpretazione,
Nota politico-istituzionale. Lo scenario politico che emerge alla ripresa dei lavori parlamentari.

Il quadro politico che emerge alla riapertura dei lavori parlamentari, dopo la lunga tregua natalizia inaugurata con il voto di fiducia al governo, appare tutt’altro che fluido. Nel campo del centrodestra, tatticismi e alleanze a geometria variabile rendono uno scenario di difficile interpretazione, che si staglia contro l’ipotesi di elezioni anticipate, divenuto lo spauracchio delle opposizioni e del Pd, che ha convocato a Roma per giovedì 13 gennaio la direzione nazionale. Sintomatica, in questo senso, l’iniziativa dal sindaco di Firenze, Matteo Renzi, che assieme a Giuseppe Civati, leader dei rottamatori, presenteranno al Caffè letterario di Roma dal suggestivo titolo “La giusta direzione”. A detta degli organizzatori, «vuole essere soltanto un modo per discutere e chiedersi, oggi per il futuro, che cos’è il Pd, quali sono i suoi valori, quali i suoi obiettivi politici per l’Italia, e di conseguenza con quali alleanze può provare a realizzarli».

Se il centrosinistra si interroga sui valori e sugli obiettivi politici da raggiungere, il leader del governo, Silvio Berlusconi, affetta ottimismo e tira dritto convinto di avere i numeri necessari per portare a termine la legislatura, puntellato dal “gruppo dei responsabili” che, assieme al sostegno dei “transfughi” e dei “terzopolisti”, aspira a divenire il cosiddetto “Polo della Nazione”. In questo senso, l’intervista del leader dell’Udc, Pier Ferdinando Casini, rilasciata al Corriere della Sera, nella quale l’esponente centrista propone “un patto di responsabilità e di pacificazione al centrodestra”, appare più una mossa difensiva per stoppare la “caccia” ai deputati centristi che si misurerà, di volta in volta, con l’appoggio esterno alle iniziative del governo. Il primo test della possibile convergenza tra centristi e centrodestra è il federalismo che, per la Lega di Umberto Bossi, rappresenta l’ultimo spartiacque tra la continuità di governo e il voto anticipato.

La dialettica delle alleanze e delle schermaglie politiche tenta di spostare il baricentro dell’attenzione pubblica dal tema principale tutto interno al centrodestra, ma nevralgico nell’assetto politico e istituzionale del Paese nei prossimi anni: la successione nella leadership del Pdl. Nei giorni scorsi non sono passate sotto silenzio le frizioni tra il premier Berlusconi e il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, considerato il successore più accreditato del Cavaliere, alleato di ferro di Umberto Bossi, ma anche il bersaglio centrale della Fondazione “Italiafutura”. Il movimento che fa capo a Luca Cordero di Montezemolo ha criticato aspramente la politica economica del governo, sottolineando che «se la politica economica del governo tradisce una categoria, quella degli imprenditori, che pure non gli ha mai fatto mancare il sostegno, la responsabilità maggiore è innanzitutto della Lega che è nata per rappresentare le istanze del Nord che produce».

L’ex numero uno degli industriali, incurante agli inviti a scendere direttamente in campo, continua a tessere la sua tela politica intorno all’idea di un “terzo polo” per scompaginare gli assetti del bipolarismo, ma finora tutti i tentativi di creare un’alternanza, dai futuristi di Fini ai centristi di Casini, si sono infranti contro la “realpolitik” di Berlusconi, che sa bene che la minaccia alla sua leadership non nasce tra i banchi del Parlamento e tentomeno da gruppi di potere che non riescono a trovare una saldatura con le attuali forze politiche in campo, ma dalle sentenze della Corte Costituzionale. In queste ore, i 15 giudici della Consulta sono chiamati a esprimersi sul legittimo impedimento, la legge che sospende i processi a carico del premier e dei ministri. La sentenza è attesa giovedì 13 gennaio. Un verdetto che potrebbe rilanciare l’azione di governo e dare nuova linfa a una maggioranza in affatto, oppure rendere più tortuoso il prosieguo della legislatura e accelerare le manovre verso il voto. Con o senza il Cavaliere.
 

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