I VERTICI DELLA CASSA IN AIUTO DELLA PREVIDENZA COMPLEMENTARE

La crisi economica ha paralizzato le iscrizioni al Fondo Previprof. Allo studio nuove iniziative Lotta contro il tempo per salvare Previprof, il Fondo pensione complementare per i dipendenti degli Studi. La crisi economica che ha falcidiato i ricavi degli studi professionali (-40% nel 2009) e che ha costretto alla Cig in deroga oltre 3.600 dipendenti
La crisi economica ha paralizzato le iscrizioni al Fondo Previprof. Allo studio nuove iniziative

Lotta contro il tempo per salvare Previprof, il Fondo pensione complementare per i dipendenti degli Studi. La crisi economica che ha falcidiato i ricavi degli studi professionali (-40% nel 2009) e che ha costretto alla Cig in deroga oltre 3.600 dipendenti a marzo non ha permesso di raggiungere la quota di 5 mila iscritti, previsti dalla Covip, l’organo di vigilanza dei fondi pensione complementari, per la sussistenza del Fondo. Per non disperdere un patrimonio importante, Cadiprof, la Cassa di Assistenza Sanitaria Supplementare per i Dipendenti degli Studi Professionali, d’intesa con Confprofessioni e le Parti sociali, ha deciso di sostenere finanziariamente la previdenza complementare della categoria, fin dall’atto costitutivo di Previprof.
Infatti la Cassa è intervenuta finanziariamente per sostenere le spese di gestione e amministrative del fondo negli ultimi tre anni. I 978 iscritti hanno potuto beneficiare di ottime performance di gestione delle somme che sono state versate dai dipendenti alla Previprof. Infatti, nel 2009 il “comparto garantito” ha assicurato un rendimento annuo del 6,54%, mentre il “comparto bilanciato” ha reso il 7,03% annuo. “Purtroppo non sono stati raggiunti i risultati sperati in termini di lavoratori iscritti”, afferma il presidente della Cadiprof Gaetano Stella, “ma dobbiamo constatare le difficoltà legate all’avvio del fondo (tardiva autorizzazione della Covip), ma soprattutto alla crisi economica dell’ultimo anno che ha impedito ai titolari degli studi e ai lavoratori dipendenti di destinare alla previdenza complementare quelle risorse che sono peraltro indispensabili per garantire una vita serena e una sicurezza economica al termine dell’attività lavorativa”.
I vertici di Cadiprof stanno battendo tutte le opzioni possibili per garantire al comparto professionale la sussistenza di un fondo pensione complementare di categoria. “Stiamo valutando una serie di ipotesi con un altro fondo per trovare quelle sinergie di sistema per evitare che quanto sviluppato finora dalla Cadiprof non sia uno sforzo vano”, aggiunge Stella. Al momento l’ipotesi più accreditata è quella di far confluire Previprof in un fondo che possa comunque garantire la riconoscibilità e l’identità delle professioni. Altro elemento da tenere in considerazione che emerge dai dati Cadiprof è quello che ci sono ben 17 studi professionali con più di 100 dipendenti, e 51 studi con oltre 51 lavoratori per complessivi 6 mila dipendenti che lavorano prevalentemente nei grandi studi di ingegneria o nelle law firm internazionali e hanno destinato il loro Tfr all’Inps. La norma che disciplina le forme pensionistiche complementari prevede, infatti, che le strutture con oltre 50 dipendenti, in assenza di una scelta esplicita del dipendente di destinare la loro quota del Tfr al fondo settoriale, siano obbligate a versare il Tfr alla gestione separata dell’Inps. “È l’anello debole della previdenza complementare”, conclude Stella, “che privilegia un criterio di previdenza complementare obbligatorio, basato su target esclusivamente quantitativi e non sulle reali esigenze della popolazione più giovane maggiormente esposta ai rischi di una previdenza non adeguata”.

 

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