Il governo c’e’. E adesso?

Il nuovo assetto della maggioranza influira’ sulle politiche rivolte ai professionisti Il governo va avanti. Il Parlamento ha bocciato la mozione di sfiducia al premier Silvio Berlusconi che, dopo l’incontro al Quirinale con il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, punta ad allargare la maggioranza per garantire stabilità di governo ed evitare le elezioni anticipate. Il
Il nuovo assetto della maggioranza influira’ sulle politiche rivolte ai professionisti

Il governo va avanti. Il Parlamento ha bocciato la mozione di sfiducia al premier Silvio Berlusconi che, dopo l’incontro al Quirinale con il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, punta ad allargare la maggioranza per garantire stabilità di governo ed evitare le elezioni anticipate. Il dato politico che emerge dopo il voto della Camera, dove l’esecutivo è passato per soli tre voti, indica la fragilità della maggioranza e i dubbi sulla tenuta di Fli, il gruppo che fa capo al presidente della Camera, Gianfranco Fini, dopo il “voto in dissenso” di Maria Grazia Siliquini e Catia Polidori che hanno spostato l’ago della bilancia a favore di Berlusconi. Il “compatto fronte dei finiani”, annunciato alla vigilia del voto, non ha retto l’urto e cominciano ad affiorare le sue crepe interne e il crescente malessere manifestato da altri finiani, come Silvano Moffa, presidente della Commissione Lavoro della Camera, la “colomba” che fino alla fine ha tentato la mediazione con il premier in aperto dissenso con Italo Bocchino, il capogruppo di Fli. Sicuramente il leader di Futuro e Libertà è uscito malconcio dal corpo a corpo con il premier, ma per il presidente del Consiglio è stata una mezza vittoria. Con questi numeri il governo non avrà vita facile e il varo di una “nuova fase politica”, auspicata dal Quirinale, per riannodare i rapporti tra maggioranza e opposizione non appare certo a portata di mano.

Sicuramente, il nuovo assetto della maggioranza e della compagine di governo potrà avere conseguenze dirette sulle decisioni politiche che coinvolgono i liberi professionisti. A prescindere dalle valutazioni politiche, in molti casi l’azione del Governo sul fronte delle professioni appare degna di nota. Gli interventi del ministro del lavoro, Maurizio Sacconi, sulle politiche di welfare hanno certamente contribuito a sostenere il settore degli studi professionali in uno dei periodi più difficili (dagli ammortizzatori sociali in deroga sino al Collegato al lavoro). Ma la partita più importante che il governo deve giocarsi su questo campo è lo “Statuto dei lavori”, una riforma organica che punta a semplificare un quadro normativo che risale a 40 anni fa e a ridisegnare – con il contributo delle Parti sociali – i diritti universali applicabili a tutti i rapporti di lavoro dipendente e alle collaborazioni a progetto rese in regime di sostanziale mono-committenza. Parallelamente, il coinvolgimento dei professionisti (e di Confprofessioni) nella riforma del fisco, avviata dal ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, rappresenta un importante segnale di apertura e di riconoscimento delle competenze espresse dalle categorie professionali in materia tributaria.

In attesa di capire se e come si procederà a un rimpasto di ministri e sottosegretari, gli occhi sono puntati ora su quei provvedimenti chiave nelle commissioni parlamentari che incideranno sul futuro delle categorie. A cominciare dalla riforma delle professioni. L’impegno assunto dal ministro della Giustizia, Angelino Alfano, è apprezzabile. Tuttavia, l’iter del disegno di legge alla Commissione Giustizia della Camera potrebbe finire sotto il fuoco incrociato degli schieramenti trasversali, soprattutto dopo il passaggio della relatrice, Maria Grazia Siliquini, ex Fli, tra le fila del Pdl. Stessa sorte potrebbe toccare in Senato, per posizioni opposte, alla mini-riforma previdenziale, firmata da Antonino Lo Presti di Fli, considerato molto vicino a Fini, che permetterebbe alle casse di previdenza di aumentare il contributo integrativo fino al 5%. Sul provvedimento c’è un’ampia convergenza bipartisan, ma è ancora bloccato in commissione lavoro di Palazzo Madama, dopo il via libera della Camera. E sempre a Montecitorio, Lo Presti dovrà convincere il presidente della Commissione Giustizia, Pino Pisicchio (Idv) a sbloccare il ddl che introduce “Misure di sostegno e di incentivo per lo sviluppo delle libere professioni”. Appesi a un filo anche i provvedimenti legislativi che riguardano le professioni sanitarie e quelle tecniche.

 

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