Jobs act, varati gli ultimi decreti attuativi

Il Consiglio dei ministri ha concluso il processo di riforma del lavoro. Via libera anche a cinque decreti della delega fiscale Via libera dal Consiglio dei ministri agli ultimi quattro decreti attuativi del Jobs act. Nella riunione di venerdì 4 settembre sono stati infatti approvati il decreto sulla razionalizzazione e la semplificazione dell’attività ispettiva in
Il Consiglio dei ministri ha concluso il processo di riforma del lavoro. Via libera anche a cinque decreti della delega fiscale

Via libera dal Consiglio dei ministri agli ultimi quattro decreti attuativi del Jobs act. Nella riunione di venerdì 4 settembre sono stati infatti approvati il decreto sulla razionalizzazione e la semplificazione dell’attività ispettiva in materia di lavoro e legislazione sociale che dovrà coordinare l’attività di vigilanza in materia di lavoro, contribuzione e assicurazione obbligatoria; il decreto legislativo  per il riordino della normativa in materia di servizi per il lavoro e di politiche attive che prevede l’istituzione dalla nuova Agenzia Nazionale per le Politiche Attive del Lavoro; il  decreto legislativo recante diposizioni di razionalizzazione e semplificazione delle procedure e degli adempimenti a carico di cittadini e imprese e altre disposizioni in materia di rapporto di lavoro e pari opportunità; e il decreto legislativo recante disposizioni per il riordino della normativa in materia di ammortizzatori sociali in costanza di rapporto di lavoro.

 

Il Consiglio dei ministri ha poi approvato cinque decreti attuativi della delega fiscale, che tengono conto delle richieste contenuti nei parere delle Commissioni parlamentari. Sul fronte della semplificazione e razionalizzazione delle norme in materia di riscossione, il provvedimento punta a creare un sistema di riscossione che favorisca l’adempimento spontaneo da parte dei contribuenti, anche attraverso forme di rateizzazione più ampie e vantaggiose. Anche l’erario potrà beneficiare di una maggiore certezza nei tempi di riscossione e di modalità semplificate. La novità principale, introdotta accogliendo le indicazioni contenute nei pareri parlamentari, riguarda l’eliminazione della norma che prevedeva, in caso di rateizzazione delle somme iscritte a ruolo, il pagamento ‘’degli interessi sugli interessi’’(anatocismo) e gli interessi sulle sanzioni.

 

Un’altra novità del decreto legislativo riguarda gli oneri di funzionamento del servizio nazionale di riscossione, che con il decreto sostituiscono l’aggio per i concessionari della riscossione e che non possono superare il 6% del riscosso (oggi l’aggio è dell’8%). In attuazione di quanto richiesto dalle Commissioni parlamentari è stata inserita una norma transitoria che garantisce il vecchio regime per i ruoli consegnati fino al 31 dicembre 2015. Viene poi previsto che nel passaggio tra il vecchio e il nuovo regime sia garantito ad Equitalia il pareggio di bilancio con la differenza a carico degli ordinari stanziamenti del bilancio dell’Agenzia delle Entrate (fino ad un massimo di 40 milioni nel 2016, fino a 45 milioni nel 2017, fino a 40 milioni nel 2018).

Sempre su indicazione del Parlamento viene ulteriormente ampliato l’utilizzo della posta elettronica certificata nelle procedure di notifica delle cartelle al posto della raccomandata. La notifica attraverso la PEC potrà essere effettuata alle persone fisiche che ne fanno richiesta mentre per le imprese e i professionisti il ricorso alla posta certificata è obbligatorio.

 

Via libera anche al monitoraggio dell’evasione fiscale e alle norme per il riordino delle disposizioni in materia di erosione fiscale. In questo caso il decreto prevede il monitoraggio e la revisione delle cosiddette “spese fiscali” e la rilevazione dell’evasione fiscale e contributiva e dei risultati conseguiti nell’azione di contrasto, inserendo le relative attività in modo sistematico nelle procedure di bilancio.  Palazzo Chigi ha messo mano anche alla riorganizzazione delle agenzie fiscali, mentre viene rivisto il sistema sanzionatorio penale e amministrativo secondo il principio della proporzionalità rispetto alla gravità dei comportamenti. Torna alle commissioni parlamentari competenti la revisione della disciplina degli interpelli e del contenzioso tributario.