La crisi entra negli studi (di settore)

Intervista esclusiva a Giampietro Brunello presidente Sose. Il settore professionale accusa la congiuntura negativa. Ma i comportamenti del professionista con il fisco sono virtuosi. Cosi’ dal 2013 Uno spauracchio. Gli studi di settore suscitano una forte apprensione nei professionisti, anche se si sono abituati a convivere con questo strumento”. Con queste parole, Giampietro Brunello, presidente
Intervista esclusiva a Giampietro Brunello presidente Sose. Il settore professionale accusa la congiuntura negativa. Ma i comportamenti del professionista con il fisco sono virtuosi. Cosi’ dal 2013

Uno spauracchio. Gli studi di settore suscitano una forte apprensione nei professionisti, anche se si sono abituati a convivere con questo strumento”. Con queste parole, Giampietro Brunello, presidente del Sose, la società per gli studi di settore, ha aperto l’incontro con i rappresentanti del Consiglio generale di Confprofessioni, che si è svolto lo scorso 11 aprile presso la sede di Cadiprof, per illustrare i correttivi 2012 approvati lo scorso 4 aprile dalla Commissione degli esperti, che vede anche la partecipazione di Confprofessioni.

Domanda. Dott. Brunello, la crisi economica ha modificato profondamente le condizioni di mercato in cui operano i professionisti. Come entra la crisi negli studi di settore?
Risposta. Nel 2012 la crisi è stata molto pesante e i correttivi introdotti tengono conto dell’andamento congiunturale di settore. Tuttavia, nell’attuale contesto di crisi economica ci sono soggetti che riescono comunque ad avere vantaggi competitivi e stanno già uscendo dalla crisi. Per questo motivo, i correttivi introdotti tengono conto dei comportamenti dei singoli rispetto al settore.

Domanda. E come stanno andando i liberi professionisti?
Risposta. Il macro-settore dei professionisti presenta settori di attività che scendono in maniera violenta. Ci sono grosse differenze tra regione e regione, provincia e provincia, anche all’interno della stessa attività c’è una forte variabilità interna, una turbolenza. Il primo dato che emerge è che il settore professionale sta soffrendo una riduzioni di compensi medi. Abbiamo riscontrato un aumento del numero di soggetti con annotazioni riferite alla crisi economica: 53.518 (circa il 17% per la totalità degli studi di settore) contro le quasi 3 mila annotazioni del 2011.

Domanda. Quali sono le cause?
Risposta. I correttivi specifici dedicati ai professionisti , da una parte, tengono conto dell’abolizione delle tariffe e dall’altra il ritardo di pagamento delle parcelle e delle prestazioni professionali. Per quanto riguarda invece il singolo soggetto si fa riferimento all’andamento degli acconti/saldi da una stagione all’altra.

Domanda. Insomma, i professionisti cominciano ad abituarsi agli studi di settore?
Risposta. I comportamenti dei professionisti nella media sono stati nettamente migliori. I soggetti dell’area professionale che non sono congrui passano dal 16,3% del 2006 al 7,7% del 2012. Anche i redditi dei professionisti sono migliorati in questo periodo. C’è stato un continuo incremento dei redditi medi che è arrivato a 50 mila euro.

Domanda. Vuol dire che gli studi di settore fanno bene ai professionisti?
Risposta. Gli studi di settore sono uno strumento di trasparenza verso il consumatore e quindi di maggior tutela verso i professionisti. Certamente, li aiutano nel rapporto con il fisco.

Domanda. Però il comportamento virtuoso dei professionisti non prevede alcun sistema premiale, come accade invece per il mondo delle imprese. Una incongruità?
Risposta. Per quanto riguarda il sistema premiale c’è un percorso stabilito dall’Agenzia delle Entrate che si ripeterà anche quest’anno su un campione di imprese. Per arrivare ad ampliare il sistema premiale ai professionisti dobbiamo attuare gli indicatori di coerenza che partiranno nel 2013. Ma il sistema premiale deve riguardare tutti i soggetti.

 

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