La mobilita’ entra in studio

La risposta del ministero del Lavoro all’interpello di Confprofessioni e Consiglio nazionale dei consulenti del lavoro: i dipendenti degli studi possono accedere alle liste per i lavoratori licenziati Anche i dipendenti degli studi, licenziati per riduzione del personale o per cessazione dell’attività, hanno diritto a essere iscritti nelle liste di mobilità, come previsto dalla legge
La risposta del ministero del Lavoro all’interpello di Confprofessioni e Consiglio nazionale dei consulenti del lavoro: i dipendenti degli studi possono accedere alle liste per i lavoratori licenziati

Anche i dipendenti degli studi, licenziati per riduzione del personale o per cessazione dell’attività, hanno diritto a essere iscritti nelle liste di mobilità, come previsto dalla legge 233/91 e quindi possono beneficiare di un’assunzione agevolata in caso di nuova occupazione. Il chiarimento è contenuto nella risposta del ministero del Lavoro all’interpello 10/2011 sollevato da Confprofessioni e dal Consiglio nazionale dei consulenti del lavoro. I tecnici del ministero hanno “È un atto di giustizia che a due anni dal riconoscimento degli ammortizzatori sociali in deroga parifica i dipendenti degli studi a quelli dell’impresa, del commercio e dei servizi” ha commentato il presidente di Confprofessioni, Gaetano Stella. "La crisi economica ha colpito molto anche gli studi professionali e molti lavoratori sono stati licenziati o costretti a dimettersi. Ora quei lavoratori hanno gli stessi diritti di tutti gli altri lavoratori".
Nella risposta all’interpello, il ministero precisa che i lavoratori degli studi professionali, in presenza di almeno 12 mesi di anzianità lavorativa presso lo stesso studio (di cui almeno sei di lavoro effettivamente prestato) hanno diritto anche all’indennità di mobilità in deroga. Stella sottolinea che "non solo i dipendenti potranno usufruire dell’indennità di mobilità, ma potranno essere assunti usufruendo di tutte le agevolazioni previste in caso di nuova occupazione". Si tratta "di un atto di attenzione” dice il presidente di Confprofessioni “che sicuramente favorirà il ricollocamento". Oltre alle maggior tutele per i lavoratori, Stella sottolinea che la risposa del dicastero guidato da Maurizio Sacconi, contiene un altro elemento di novità. "Di fatto, il libero professionista, titolare di uno studio professionale, viene considerato come un vero e proprio datore di lavoro, al pari cioè di un imprenditore”. La risposta ministeriale, infatti, ricalca l’interpretazione fornita dalla Corte di Giustizia delle Comunità europee, che ha ampliato la nozione di imprenditore, estendendola a qualunque soggetto, attivo su un determinato mercato, che svolga una attività economica. “Questa nuova apertura da parte del legislatore italiano all’interpretazione della giurisprudenza comunitaria” conclude Stella “apre ora la strada di altri riconoscimenti per gli studi professionali, esattamente come avviene per le imprese".

 

Interpello del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali

 

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