LA RIFORMA DELLE PROFESSIONI APRE AL WELFARE

Crediti agevolati, sgravi fiscali, piu’ deducibilita’ dei costi e abolizione degli studi di settore. Parla Maria Grazia Siliquini Focus sulla riforma delle professioni a Torino. Il convegno organizzato da Confprofessioni Piemonte agli inizi di febbraio ha permesso di mettere a fuoco gli ultimi passaggi dell’iter della riforma, delineando i punti salienti del corpus normativo che
Crediti agevolati, sgravi fiscali, piu’ deducibilita’ dei costi e abolizione degli studi di settore. Parla Maria Grazia Siliquini

Focus sulla riforma delle professioni a Torino. Il convegno organizzato da Confprofessioni Piemonte agli inizi di febbraio ha permesso di mettere a fuoco gli ultimi passaggi dell’iter della riforma, delineando i punti salienti del corpus normativo che il legislatore si appresta a varare. A latere del convegno, Confprofessioni ha intervistato l’onorevole Maria Grazia Siliquini, relatrice del disegno di legge sulla riforma delle professioni.

Onorevole Siliquini, il 18 febbraio si concludono le audizioni alla Camera sul disegno di riforma delle professioni. Quali sono le proposte emerse dalle categorie, da questo giro di consultazioni?
Le proposte emerse durante le audizioni, che ricordo si sono tenute a partire da metà ottobre, sostanzialmente coincidono con gran parte delle linee guida contenute nel mio disegno di legge (AC503), depositato il primo giorno della legislatura. Il dato significativo è che le determinazioni del Cup, del Pat e della maggioranza degli auditi convergono nella stessa direzione: una posizione unitaria, mirata ad ottenere dal Parlamento una legge di principi che faccia finalmente chiarezza in ordine alla confusione oggi esistente sul tema delle professioni intellettuali, a causa anche di alcuni provvedimenti decisi nella passata legislatura.
Le osservazioni dei diversi presidenti intervenuti in commissione, hanno dato un grande contributo di chiarimento e approfondimento in ordine a cosa si debba intendere per “professione intellettuale”, precisando che la riforma dovrà avere come criterio guida il perseguimento di sempre una maggiore qualità nell’esercizio della professione, con un percorso formativo regolamentato e vincolato ad un codice deontologico posto a tutela del cittadino. Condivido pienamente l’impostazione univoca del Cup e del Pat che hanno evidenziato come la concorrenza possa sussistere solo nell’ambito del medesimo livello qualitativo, più che sui prezzi, e che solo il merito garantisce la mobilità sociale.

Si va delineando un disegno di legge quadro, per fissare i principi base di un nuovo assetto ordinistico. Quali sono i punti essenziali?
Il nostro obiettivo è quello di arrivare a un sistema di regole comuni, essenziali per garantire non solo la certezza del diritto e l’esercizio corretto della professione, ma soprattutto per salvaguardare il soggetto più debole nel rapporto professionale, cioè il cittadino.
La tutela di quest’ultimo, può avvenire in un solo modo: stabilendo, con la riforma, “regole certe” e principi di “trasparenza” che possano consentire al cittadino di sapere se il professionista cui si rivolge sia “qualificato” – in quanto iscritto all’albo ordinistico, circostanza che gli garantisce che abbia svolto un percorso formativo certo (università, tirocinio, esame di stato, cioè il c.d. “sapere certificato”, e che sia sottoposto ad uno stringente vincolo deontologico, con formazione e aggiornamento continuo e obbligatorio verificato)- o sia semplicemente un abusivo. Questa, peraltro, è anche l’unica strada per contrastare seriamente il fenomeno dell’abusivismo in Italia.

Una legge di principi, e i contenuti?
Tra i principi della nostra riforma, vi è la definizione di “professione intellettuale”, che viene individuata non solo dalla prevalente attività “intellettuale” ma soprattutto dal percorso formativo obbligatorio (con conseguente iscrizione all’albo/ordine) e dall’obbligo del vincolo del codice deontologico, che dovrà essere applicato sempre con rigore.
Andrà, inoltre, evidenziata la netta distinzione tra professionista e attività d’impresa, e valorizzato il ruolo del professionista nel sistema economico e sociale, quale garante di un servizio professionale di qualità ed escludendo la competenza dell’Antitrust sugli ordini e collegi professionali. Vogliamo anche accreditare gli ordini quali enti pubblici economici, garanti della tenuta degli albi, della disciplina e della formazione/aggiornamento continuo; vogliamo rafforzare l’autonomia dei codici deontologici, individuare le forme delle società professionali, prevedendo altresì l’assicurazione obbligatoria per la responsabilità civile per tutti i professionisti, oltre ad un ritorno alle tariffe professionali con previsione di minimi. In sostanza, vogliamo una legge di pochi principi, chiari e dirimenti, in cui tutti gli ordini si “ritrovino”, senza entrare nel merito delle singole competenze, lasciando poi alla flessibilità dei singoli ordinamenti professionali la relativa declinazione nella loro singolarità.

Ogni ordine professionale sarà chiamato a regolamentare le proprie attività, un po’ come sta avvenendo con la riforma forense. Non crede si possano creare potenziali conflitti di interesse in seno ai vertici ordinistici?
Ogni professione ha un suo mondo di regole interne, riferimenti specifici e particolarità complesse. Io sono certa che l’autonomia di autoregolamentazione, che verrà consegnata nelle mani dei singoli ordini e collegi, sarà utilizzata con intelligenza e sarà vista come una grande opportunità di rinnovamento da parte di ogni singolo comparto professionale. La politica, insieme alle singole categorie, sarà in grado di risolvere gli eventuali conflitti, come è già accaduto in Senato con la riforma dell’avvocatura, dove il risultato ottenuto è di sintesi condivisa.

Insomma, sarà una riforma per gli ordini o per i professionisti?
Sarà una riforma per i cittadini, posta a garanzia degli “utenti” delle prestazioni professionali. Sono loro che ogni giorno si affidano, con la massima fiducia e senza pregiudizio, al professionista che rappresenta colui che è in grado di risolvere i problemi. Noi stiamo lavorando in questa direzione, con una riforma sicuramente non “contro” gli ordini, ma “per” gli ordini, a favore dei cittadini. Vogliamo sentir dire che il cittadino si reca dal professionista perché ha necessità di un servizio di elevato livello qualitativo: il professionista è a fianco del cittadino, come un “amico di qualità” che lo guida verso la risoluzione dei suoi problemi.

Come si raccorda la riforma delle professioni con il dettato comunitario e, in particolare, con le direttive “servizi” e “qualifiche”?
L’obiettivo delle audizioni è stato da una parte di raccogliere le osservazioni e valutazioni delle categorie professionali sui principali punti delle proposte legislative all’esame delle commissioni, e dall’altra proprio di fare chiarezza su alcuni passaggi giuridicamente complessi, afferenti al rapporto tra la legislazione italiana (Carta Costituzionale e Codice Civile) e la legislazione Comunitaria, con un focus particolare sulla direttiva qualifiche 36/2005, anche in riferimento a come è stata recepita dal Governo Prodi con il DL 206/2007 che ha aperto la strada al surrettizio riconoscimento delle “associazioni” extra-ordinistiche, spesso in nome di false “liberalizzazioni”. Tutte iniziative che hanno, in sostanza, penalizzato i cittadini ed accresciuto i poteri degli oligopoli (assicurazioni, banche, cooperative e grandi studi stranieri). Pertanto dovremo sicuramente correggere queste distorsioni, sia in fase di riforma generale del comparto, sia durante il recepimento della direttiva servizi, che stiamo attualmente disaminando in commissione Giustizia.

Dopo oltre 11 anni di tentativi andati a vuoto, crede sia la volta buona per condurre in porto la riforma? Esiste un’ampia convergenza politica sul modello di riordino del sistema professionale?
Sono quasi due decenni che si dibatte di riforma delle professioni senza giungere a risultati, e i governi, in passato, non sono riusciti a varare la riforma. Oggi, i tempi sembrano maturi perché da un lato, gli ordini hanno compreso che la strada delle lacerazioni interne non porta da nessuna parte ed hanno trovato ampi punti di convergenza su posizioni comuni, da trasfondere in una legge di principi. Dall’altro, spero che la classe politica abbia compreso l’urgente necessità di procedere alla realizzazione della riforma, senza ulteriori dilazioni.
Il fatto che la riforma, oggi, sia partita dai disegni di legge di origine parlamentare e non da un progetto “calato” dal Governo può favorire il confronto tra le forze politiche, con l’auspicio di raggiungere il risultato per il quale abbiamo tanto lavorato.
In qualità di relatore della riforma, ho già dichiarato in diverse occasioni la mia determinazione ad elaborare un testo che possa, finalmente, portare il nostro Paese verso un sistema ordinistico moderno, con regole certe e chiare a beneficio dei cittadini.

Un dato accomuna tutte le professioni: la crisi economica. Gli ultimi dati sul ricorso agli ammortizzatori sociali negli studi professionali sono allarmanti. Come e in che misura la riforma in itinere può intervenire per rendere più dinamico il mercato dei servizi professionali?
La crisi che ha colpito il mondo “globalizzato” non ha certo risparmiato i professionisti e i loro studi: è di questi giorni la notizia che nel 2009 è stato chiuso il 18% degli studi professionali presenti in Italia. Il dato, emerso incrociando i numeri del fatturato, dell’occupazione e delle forniture professionali, delinea un quadro preoccupante per il futuro dell’intero comparto. Le professioni che, ricordiamo, fanno da traino e supporto all’economia producendo il 12,8 del Pil italiano (costituendo così la terza forza produttiva del paese), sono quindi, oggi, in notevole difficoltà, registrando una inversione di tendenza rispetto gli anni passati. Per questo, nella riforma, si dovrà prevedere l’estensione, alle categorie professionali, dei provvedimenti assunti sino ad ora a favore delle sole imprese: ad esempio, sostegni ed incentivi ai professionisti con una forma di Welfare, oggi del tutto assente. Il Governo ha realizzato l’ammortizzatore sociale della cassa integrazione in deroga per i dipendenti degli studi professionali: questo è stato un primo passo verso una serie di provvedimenti di sostegno ed incentivo agli studi professionali, che stiamo studiando di inserire nella riforma delle professioni, come l’apertura a crediti agevolati e a sgravi fiscali, una maggiore deducibilità dei costi (anche quelli della formazione continua), l’abolizione degli studi di settore, misure finalizzate a facilitare l’accesso alla professione da parte dei giovani, come il tirocinio effettivo retribuito e coordinato con il percorso universitario, e la concessione di prestiti d’onore per l’apertura di nuovi studi professionali.

Nel 2009 i professionisti hanno accusato pesanti cali di fatturato e di entrate. Confprofessioni, nel suo ruolo di Parte Sociale, più volte ha chiesto al Governo una serie di interventi e agevolazioni dall’esclusione dall’Irap agli incentivi della Tremonti Ter già previsti per le imprese. Perché le libere professioni sono sistematicamente escluse dalle politiche di sostegno e di sviluppo del Paese?
Devo preliminarmente affermare che condivido appieno le richieste e le proposte avanzate di recente da Confprofessioni su questo tema, e ritengo che iniziative intraprese (come quelle assunte tramite Cadiprof per gli asili-nido e gli anziani) siano utili strumenti per dare un segnale positivo contro la crisi. Questa esclusione, dovuta in parte anche alla scarsa compattezza -in passato- del fronte dei professionisti, deve oggi registrare una inversione di tendenza: sono necessari ed urgenti interventi importanti, sostanziali e non più prorogabili, come quelli che ho elencato in precedenza, per togliere i professionisti dall’“invisibilità” nella quale sono stati relegati negli anni scorsi. Questi interventi saranno recepiti tra i principi fondamentali del nostro progetto di riforma delle professioni, nel provvedimento in esame alla Camera dei Deputati in questi mesi, e proprio in questo senso stiamo lavorando nelle commissioni.

 

 

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