Nuovo impulso alla contrattazione collettiva con il “Protocollo nazionale sul lavoro in modalità agile”. C’è la firma di Confprofessioni sul documento sottoscritto dalle parti sociali il 7 dicembre scorso davanti al ministro del Lavoro, Andrea Orlando, che si propone di individuare i principi guida per orientare la contrattazione collettiva nella disciplina del lavoro agile. «La diffusione dello smart working nel periodo dell’emergenza pandemica ha evidenziato alcune criticità applicative della legislazione vigente», commenta Gaetano Stella, presidente di Confprofessioni, «e si è deciso di affrontarle valorizzando il ruolo delle parti sociali, come sostenuto dalla nostra Confederazione. La contrattazione collettiva infatti è lo strumento più utile per coordinare l’attuazione del lavoro agile rispetto alle esigenze dei singoli settori».
Sono due i punti più rilevanti del Protocollo evidenziati da Confprofessioni: in primo luogo la centralità dell’accordo individuale, che dovrà indicare la durata dell’intesa (a termine o a tempo indeterminato), l’alternanza tra il lavoro nei locali aziendali e all’esterno, i luoghi eventualmente esclusi (dove cioè non si può lavorare in smart working), le modalità di controllo da parte del datore di lavoro, i tempi di riposo e la garanzia del diritto alla disconnessione; in secondo luogo, l’assenza di un preciso orario di lavoro e l’autonomia nello svolgimento della prestazione nell’ambito degli obiettivi prefissati, oltre che nel rispetto dell’organizzazione delle attività assegnate.
«Si tratta di principi che rappresentano un’efficace sintesi delle diverse posizioni delle parti sociali» conclude Stella. «Il settore degli studi professionali ha sempre considerato di assoluta rilevanza lo smart working e lo ha sostenuto economicamente attraverso la propria bilateralità per rispondere ai profondi cambiamenti dettati dall’innovazione tecnologica, soprattutto durante la pandemia, nell’organizzazione degli studi professionali».