LETTERA APERTA AL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA

Lo statuto delle professioni apra alle istanze delle categorie Ill.mo Ministro della Giustizia, On. Angelino Alfano, abbiamo accolto con grande interesse, e con un pizzico di apprensione, la Vostra decisione di formulare uno Statuto delle Professioni entro il 2013. Dopo anni di vacatio legislativa e di illusorie speranze, spesso vanificate da provvedimenti che hanno penalizzato
Lo statuto delle professioni apra alle istanze delle categorie

Ill.mo Ministro della Giustizia, On. Angelino Alfano,

abbiamo accolto con grande interesse, e con un pizzico di apprensione, la Vostra decisione di formulare uno Statuto delle Professioni entro il 2013. Dopo anni di vacatio legislativa e di illusorie speranze, spesso vanificate da provvedimenti che hanno penalizzato le categorie professionali, la convocazione dei presidenti degli Ordini Professionali presso il Ministero della Giustizia il 15 aprile p.v. ci ha confermato la Vostra ferma volontà di portare a compimento un percorso di riforma tanto urgente, quanto atteso da oltre due milioni di professionisti e altrettanti lavoratori dipendenti e collaboratori degli studi professionali. Per questo desidero esprimerVi il pieno plauso dei liberi professionisti italiani. Tuttavia, ci corre l’obbligo di rilevare, ancora una volta, la scarsa lungimiranza dei vertici ordinistici che hanno voluto privilegiare le istanze di riordino degli albi e ordini, trascurando invece le reali problematiche che investono quotidianamente gli studi. Siamo certi che la Vostra sensibilità saprà contemperare le esigenze di rinnovamento degli ordinamenti che fanno capo al Vostro Ministero con le più stringenti necessità di rilancio dei liberi professionisti che, in ultima analisi, determinano l’esistenza stessa degli ordini.
La convocazione del 15 aprile dei presidenti degli ordini è sicuramente un buon punto di partenza, che dovrà necessariamente estendersi alle associazioni di rappresentanza delle categorie professionali. Qualsiasi disegno di riforma delle professioni non può prescindere infatti dal contributo che Confprofessioni, principale organismo di rappresentanza nazionale dei liberi professionisti iscritti nei rispettivi albi, nonché autonoma parte sociale del comparto e firmataria del Ccnl degli studi professionali, è pronto a mettere a disposizione dell’istituendo Gruppo di lavoro che darà forma alla riforma, a tutela dei legittimi interessi delle categorie professionali.

L’impegno che il Vostro Ministero ha assunto davanti ai liberi professionisti è senza dubbio carico di attese e incide profondamente sull’attività quotidiana degli studi professionali, alle prese con una profonda crisi economica determinata anche da precedenti interventi legislativi inopportuni e maldestri. La complessità del settore e le competenze trasversali che lo formano, impongono un nuovo assetto normativo che possa garantire ai cittadini un preciso riferimento giuridico della professione e della prestazione intellettuale, in un contesto di mercato in continuo divenire. Qualità, efficienza e trasparenza sono i principi cardine che differenziano l’attività intellettuale dai servizi cosiddetti professionali, in un quadro competitivo spesso confuso e non sempre leale che spinge verso una inevitabile ridefinizione e più ampia attribuzione delle attività tipiche riservate agli iscritti nei registri professionali. Al tempo stesso, appare non più procrastinabile un pieno riconoscimento del comparto libero-professionale, quale soggetto integrato nelle scelte economiche, politiche e sociali del “Sistema Paese”. Sono alcune criticità che ci permettiamo di segnalarVi e che potrebbero inopinatamente inficiare un compiuto disegno di riforma che vuole abbracciare gli ordini professionali e i liberi professionisti.

Il distinguo non è banale; anzi, riteniamo che il buon esito del disegno di riforma all’esame del Vostro Ministero passi attraverso una netta separazione di ruoli e funzioni nella rappresentanza delle professioni. Per troppi anni il sistema professionale ha vissuto nell’equivoco di un dualismo che vedeva contrapporsi, da un lato, gli ordini e, dall’altro, le associazioni di rappresentanza nella tutela degli interessi dei professionisti iscritti agli albi. Per anni Confprofessioni si è battuta, non senza difficoltà, per dirimere l’annosa questione. Abbiamo lavorato in ogni angolo del Paese per garantire ai liberi professionisti gli strumenti idonei per assicurare continuità agli studi professionali: dagli organismi della bilateralità agli ammortizzatori sociali, dall’assistenza sanitaria integrativa alle misure di sostegno al reddito per i lavoratori in caso di crisi. E altri sforzi ci attendono nel prossimo futuro, che affronteremo con la caparbietà che ci contraddistingue. In fondo è la nostra mission: tutelare gli interessi dei liberi professionisti. Non possiamo immaginare un modello diverso, né sarebbe auspicabile, oltreché anacronistico, attribuire agli ordini professionali la duplice veste di garanti della deontologia e della prestazione professionale e, al tempo stesso, di difensori degli interessi degli iscritti. La riforma che il Vostro Ministero sta approntando, a nostro modesto avviso, deve distinguere la rappresentanza istituzionale della professione, quale presidio a tutela dell’interesse generale prevalente sotteso al corretto esercizio delle attività professionali, dalla rappresentanza sociale, economica e politica dei professionisti esercitata dalle libere associazioni di categoria.

Il Vostro obiettivo di avviare la riforma partendo dagli ordinamenti trova ampi consensi tra la base dei professionisti iscritti nei rispettivi albi professionali. Accesso, formazione, pubblicità, tariffe sono temi già ampiamente acquisiti nella prassi quotidiana dei professionisti. Su queste problematiche, posso assicurarVi, c’è la massima convergenza di tutto il comparto professionale. Tuttavia, una vera riforma ha il dovere morale di assegnare agli ordini quel primato costituzionale di garanti della professione che si è andato affievolendo nel corso degli anni. Oggi, i liberi professionisti, soprattutto i più giovani, faticano a riconoscersi in un’istituzione che appare obsoleta davanti al mutato contesto economico e sociale. I principi fondativi degli ordinamenti sono tutt’oggi validi, ma necessitano di un’ampia revisione alla luce della sovrapposizione di profili e di competenze che si sono stratificati nel corso degli ultimi anni all’interno degli studi professionali, penalizzando soprattutto i giovani che si affacciano alla libera professione. Abbiamo di fronte una straordinaria opportunità per estendere il perimetro dell’operatività degli studi professionali, pensiamo per esempio alle potenzialità che potrebbero esprimere le società tra professionisti per assecondare la richiesta, da parte di cittadini e imprese, di nuovi servizi professionali che fino a oggi, salvo rare eccezioni, non hanno trovato libero sfogo a causa delle rigidità del sistema. La sfida più difficile che attende la Vostra missione è quella di restituire ai liberi professionisti l’orgoglio di essere protagonisti della loro professione.

Gaetano Stella
Presidente Confprofessioni
 

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