Professioni sanitarie, focus sulla riforma

Il Consiglio dei ministri ha varato il ddl che ridisegna sperimentazione clinica e introduce nuovi ordini. Giro di vite sull’abusivismo e formazione ad hoc per i giovani Rendere il sistema delle professioni sanitarie “più aderente alle esigenze odierne e assicurarne la funzionalità anche nell’interesse dei cittadini”. Con questa premessa è stato licenziato nel Consiglio dei
Il Consiglio dei ministri ha varato il ddl che ridisegna sperimentazione clinica e introduce nuovi ordini. Giro di vite sull’abusivismo e formazione ad hoc per i giovani

Rendere il sistema delle professioni sanitarie “più aderente alle esigenze odierne e assicurarne la funzionalità anche nell’interesse dei cittadini”. Con questa premessa è stato licenziato nel Consiglio dei Ministri dello scorso 25 luglio il ddl inerente disposizioni in materia di sperimentazione clinica dei medicinali, di riordino delle professioni sanitarie, di sicurezza alimentare, di benessere animale nonché disposizioni per la promozione di corretti stili di vita. Un passaggio del resto obbligato per allineare le professioni sanitarie ai principi contenuti nella direttiva 2005/36/CE, recepita nel nostro ordinamento con il decreto legislativo 9 novembre 2007, n. 206 e assicurare il mantenimento di un ruolo di garanzia della qualità del livello di professionalità a tutela del diritto costituzionale della tutela della salute.

Il provvedimento interviene in primis nell’organizzazione territoriale degli Ordini, che devono essere presenti in ogni provincia o città metropolitana e fissa precisi compiti in capo agli ordini, definiti come “enti pubblici non economici, dotati di autonomia finanziaria, patrimoniale, regolamentare e disciplinare, con funzione sussidiaria dello Stato in relazione alla tutela degli interessi pubblici connessi all’esercizio della professione”. Tenuta e pubblicità degli albi delle rispettive professioni; valutazione delle attività di formazione continua; rafforzamento dei codici deontologici; istituzione degli organi disciplinari organizzati in modo tale da garantire l’autonomia e la terzietà del giudizio disciplinare (con la distinzione tra fase istruttoria e di giudizio) sono le prerogative che dovranno guidare l’attività ordinistica delle professioni sanitarie. Tra le principali novità del disegno di legge emerge l’esigenza di maggior uniformità tra le diverse federazioni, accorpando in un medesimo ordine professioni tra loro omogenee e compatibili.

Tale impostazione dovrebbe determinare la costituzione degli Albi relativi alle professioni sanitarie che ne sono ancora sprovviste: i collegi e le federazioni nazionali di infermieri professionali, assistenti sanitari e vigilatrici d’infanzia (IPASVI) saranno trasformati in ordini delle professioni infermieristiche e Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche; i collegi delle ostetriche/i in ordini professionali delle ostetriche; i collegi dei tecnici sanitari di radiologia medica in ordini dei tecnici sanitari di radiologia medica e delle professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione e della prevenzione. Si prevede, inoltre, che in tale ordine confluisca anche la professione di assistente sanitario.

La riforma entra poi nel merito dell’esercizio abusivo della professione sanitaria con il pugno duro, aggiungendo tra le aggravanti dell’art. 61 del codice penale una serie di reati commessi a danno di persone ricoverate presso strutture sanitarie o presso strutture sociosanitarie residenziali o semiresidenziali. Centrale il capitolo della formazione professionale, che detta norme relative all’accesso dei giovani alla professione medica. Il provvedimento prevede, infatti, che tramite specifici accordi sarà possibile l’inserimento dei medici in formazione specialistica ammessi al biennio conclusivo del corso all’interno delle attività ordinarie delle unità operative delle aziende sanitarie del SSN facenti parte della rete formativa.

Il disegno di riordino è stato accolto favorevolmente dalle categorie interessate. L’Andi, attraverso il Presidente Gianfranco Prada, ha dimostrato apprezzamento soprattutto per l’inserimento della norma che penalizza pesantemente chi esercita e chi favorisce l’esercizio abusivo di una professione sanitaria, recependo le indicazioni che Andi avevano presentato al ministro della Salute Beatrice Lorenzin.

 

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