Taglio drastico alla (detassazione di) produttivita’

Pubblichiamo l’articolo di Francesca Fazio, uscito sull’ultimo numero del bollettino ordinario di Adapt Tardi e male. Così le parti sociali rappresentanti dei lavoratori e dei datori di lavoro hanno accolto la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale – lo scorso 30 maggio, ovvero 5 mesi in ritardo – del Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri 23
Pubblichiamo l’articolo di Francesca Fazio, uscito sull’ultimo numero del bollettino ordinario di Adapt

Tardi e male. Così le parti sociali rappresentanti dei lavoratori e dei datori di lavoro hanno accolto la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale – lo scorso 30 maggio, ovvero 5 mesi in ritardo – del Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri 23 marzo 2012, che fissa i parametri per la detassazione della produttività del lavoro.
Il taglio è drastico: la soglia del massimale di importo si abbassa da 6 a 2,5 mila euro annui, mentre quella reddituale applicabile scende da 40 a 30 mila euro di reddito lordo annuo.
Il ritardo è pesante: i datori di lavoro non hanno potuto detassare già a partire da gennaio, pur in presenza di accordo territoriale e aziendale tempestivamente stipulato (si vedano in questo bollettino e in indice A-Z, voce detassazione in www.bollettinoadapt.it i numerosi accordi con data gennaio 2012).
Se il contesto in cui si iscrive questa decisione è chiaramente la necessità di revisione della spesa pubblica per far fronte alla crisi del debito e arginare il rischio di un contagio (sud)europeo, l’orientamento di questa spending review potrebbe essere criticabile. Il dubitativo deriva dalla possibilità che attraverso il tesoretto accumulato dalla revisione della spesa si vada ad incidere in modo strutturale sul costo del lavoro, riducendolo.
Certo è che, come commentato da Confindustria, questo intervento rischia di aumentare l’incertezza per gli imprenditori, che si vedono modificare i parametri applicabili, e con essi, i budget che avevano predisposto tenendo conto anche di tale sconto fiscale. Inoltre, la limitazione della misura di detassazione della produttività appare in controsenso con la necessità di stimolare la crescita, la produttività, i consumi, l’economia.
Che lo strumento della detassazione fosse spesso utilizzato in maniera formalistica per ottenere lo sgravio fiscale e non fosse sempre riconducibile a veri e propri incrementi di produttività concordati a livello territoriale o aziendale era evidente dall’osservazione dei principali accordi di detassazione sottoscritti nel 2011: pressoché uno identico all’altro (cfr. Boll. Speciale Adapt, n. 64/2011 in www.bollettinoadapt.it). È però innegabile che la misura abbia contribuito positivamente a ridurre il peso del cuneo fiscale sulle buste paga dei lavoratori – quello italiano uno dei più alti fra i Paesi OCSE – e a sostenere le imprese, stimolando consumi e produzione: in base al consuntivo sulle dichiarazioni dei redditi del 2011 del Ministero delle finanze per il 2010 avevano fruito della tassazione ridotta retribuzioni per 10 miliardi di euro.
Inoltre, la spinta al decentramento promossa dalla previsione legislativa circa la necessità, ai fini della aliquota sostitutiva, di accordi decentrati di livello aziendale o territoriale, è un fattore positivo per lo spostamento del baricentro delle relazioni industriali verso i luoghi della produzione.

Francesca Fazio
Adapt Research Fellow
 

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