Ancora una volta è l’UNCAT (Unione Nazionale delle Camere degli Avvocati Tributaristi), associazione che porta il vessillo della richiesta di una riserva normativa nell’ambito del processo tributario, che torna ad invocare, così come riportato recentemente dalla stampa specializzata, l’accesso alla magistratura tributaria ai soli laureati in Giurisprudenza nonché la modifica della disciplina dei difensori abilitati dichiarando, per voce del suo presidente Antonio Damascelli, di voler continuare a chiedere che l’ordinamento processuale tributario abbia pari dignità degli altri ordinamenti.
L’Associazione Nazionale Commercialisti intende ribadire con fermezza il proprio dissenso nei confronti di una simile posizione, costituzionalmente opinabile e solo apparentemente incomprensibile; il cui vulnus, sottaciuto dietro a quello che viene erroneamente definito giusto processo tributario, è sottrarre la difesa tributaria alla categoria professionale dei Commercialisti ed ostacolare il percorso in magistratura tributaria ai soggetti che sono invece i più titolati ad esercitarla.
“È sempre stata grande” sostiene il Presidente dell’ANC Marco Cuchel “la nostra attenzione nei riguardi della riforma della Giustizia Tributaria che, com’è noto, lo scorso settembre ha debuttato con l’entrata in vigore della Legge n.130/2022, una riforma invocata da più fronti e fortemente auspicata dall’ANC che ne ha seguito il percorso sin dalla sua introduzione e le cui criticità non sono state ancora completamente superate”.
“Abbiamo accolto con soddisfazione” spiega Cuchel “la possibilità per i titolari di laurea in Economia di accedere al concorso per magistrati tributari, contenuta nella riforma a corollario di un percorso di meritato riconoscimento qualificativo ad una platea di professionisti dotati di solida preparazione e di specifica competenza nella materia tributaria”. Una soddisfazione sicuramente dovuta anche al fatto che su tale specifico punto ANC è intervenuta nel maggio del 2022 sollecitando con forza la modifica della norma originariamente prevista, che si è poi concretizzata.
“Questo” prosegue Cuchel “è ormai un punto fermo della riforma, che non dovrebbe essere messo più in discussione e che invece continua ad essere oggetto di interpretazioni che ledono la dignità professionale della categoria, la cui competenza in materia tributaria è incontrovertibile”.
Per ANC è comunque opportuno proseguire nell’azione volta a rimuovere le evidenti criticità per garantire il miglioramento della riforma, lavorando sulle reali questioni aperte: la mancanza di terzietà nell’ambito dell’istituto della mediazione che non privilegia l’imparzialità di una vera attività deflattiva delle liti tributarie, la cui gestione rimane affidata all’Agenzia delle Entrate, nonché la mancata valorizzazione dell’indipendenza dell’organo giudicante.