Provvedimento Umbria, FIMMG: no ai farmaci predeterminati

Secondo la Federazione Italiana Medici di Medicina Generale limitare possibilità di scelta rischia di rendere inefficace il percorso individuale di cura

La delibera dirigenziale emanata nei giorni scorsi dalla regione Umbria esprime ancora una volta un atteggiamento dirigista che, attraverso metodi di controllo e sanzioni prive di evidenze scientifiche ma basati su criteri esclusivamente di risparmio, tenta di contenere la spesa farmaceutica territoriale.

È fuori di dubbio che l’impiego delle terapie farmacologiche nella pratica clinica sarà sempre più condizionato oltre che dall’efficacia anche dal costo economico ma questo, nell’interesse dei cittadini e per consentire la libera scelta del percorso di cura da parte del medico, non può essere l’unico parametro per valutare l’appropriatezza e l’efficacia delle scelte terapeutiche effettuate. Provvedimenti come questo non tengono conto dei principi fondamentali di Value Based Health Care (VBHC), cioè̀ quei riferimenti utili per una visione integrale di uso di strumenti e modelli organizzativi sui principi di qualità̀ e valore.

È necessario ancora sottolineare che, per quanto riguarda l’equivalenza terapeutica vs la sovrapponibilità, non esiste, dal punto di vista normativo, una definizione di sovrapponibilità terapeutica. Limitare la possibilità di scelta a farmaci predeterminati, non valutati su reali e oggettivati bisogni, rischia di rendere inefficace il percorso individuale di cura.

A questo si aggiunge il rischio che farmaci innovativi e più efficaci vengano riservati a mercati che non agiscono esclusivamente sulla dimensione economica.

Fimmg non può che condividere le considerazioni e le preoccupazioni espresse ieri dalla Segretaria generale di Cittadinanzattiva Anna Lisa Mandorino in un approfondito articolo in cui, dall’analisi dettagliata del provvedimento, emerge chiaramente come questo rappresenti alla fine una contrazione dei diritti dei cittadini.

È oramai il tempo, se si vuole agire nell’interesse dei cittadini e continuare a garantire l’autonomia nella scelta della cura migliore da parte del medico, di abbandonare logiche ciecamente sanzionatorie che scadenti risultati hanno ottenuto quando si è tentato di applicarle, e avviare un serio e profondo confronto nella sede più opportuna, che è l’AIFA, aprendo al contributo che la Medicina Generale può dare in termini di real life e personalizzazione delle cure; ne sono un esempio le” regioni virtuose “dove questo è stato fatto. Riteniamo allo stesso tempo non più rinviabile la partecipazione dei cittadini a questi processi, attraverso le loro organizzazioni, per una piena consapevolezza e condivisione delle politiche del farmaco finalizzate a rendere sostenibile e appropriata la spesa.