PLP

A ognuno la sua modalità smart

Nuovo appuntamento con la rubrica Spazio Psicologico in collaborazione con l'associazione Psicologi Liberi Professionisti

Antonio Zuliani
Psicologo psicoterapeuta, membro del CEN PLP

Elisa Mulone
Psicologa e Psicoterapeuta Presidente Nazionale PLP

 

Da Libero professionista reloaded, numero 1

 

Come cambierà l’organizzazione del lavoro dopo la pandemia? Molti studi professionali ci stanno riflettendo, ma non c’è una modalità di lavoro migliore dell’altra. Ogni realtà deve scegliere quella che meglio soddisfa le esigenze del team. Nel nome del benessere

 

Con l’arrivo e l’espandersi della pandemia abbiamo assistito a un vorticoso adattamento delle nostre abitudini quotidiane, secondo un processo che accade ogni volta che ci troviamo di fronte a una situazione critica, anche nell’ambito dei nostri studi professionali alle prese con una modalità di lavoro da remoto che ha assunto le caratteristiche dello smart working. Il “lavoro intelligente” ha avuto effetti certamente positivi nella lotta al virus, ma anche nel permettere a tante famiglie di trovare un, seppur parziale, equilibrio tra l’esigenza di continuare a lavorare, la gestione dei figli in DaD e il vissuto di incertezza che ha pervaso per mesi la visione del futuro. Una scelta organizzativa che ha incontrato un vasto gradimento e adesione, e non poteva essere altrimenti in una situazione di emergenza, ma che ha comportato, non di rado, un adattamento improvvisato e precario per coloro che erano abituati a uscire ogni mattina di casa per recarsi in ufficio.

L’equilibrio del lavoro di gruppo

Ma adesso? Nella misura in cui si uscirà gradualmente e stabilmente dall’emergenza sanitaria lo smart working sarà ancora una misura utile? Chi vi ha aderito ne vedrà ancora i vantaggi a fronte comunque di abitazioni non pensate e progettate come luogo di lavoro? Come cambieranno, in termini di benessere, gli equilibri delle coppie e delle famiglie? Come cambierà la vita personale di ognuno senza la spinta della necessità di uscire di casa per andare al lavoro, senza uno stacco tra vita privata e vita lavorativa? Si tratta di domande (ma ve ne sono altre) alle quali occorre cercare delle risposte, purtroppo senza poter fare affidamento su esperienze consolidate. Ciò anche a fronte di segnali inquietanti di un aumento del disagio psicologico legato a quanto stiamo ancora vivendo con la pandemia (si pensi ad esempio all’aumento degli stati depressivi, quelli ansiosi, ecc.). Su questa riflessione si innesta il particolare mondo dei liberi professionisti, con studi di piccole dimensioni all’interno dei quali la diretta e fattiva cooperazione tra i collaboratori è spesso una carta vincente. Certo, in questi anni abbiamo imparato a utilizzare delle modalità di comunicazione nuove e per molti versi efficaci (in primo luogo la videoconferenza) che, tuttavia, non garantiscono quel rapporto interpersonale che spesso è alla base del buon equilibrio di un gruppo di lavoro, limitando di fatto le singole interazioni e i confronti informali spesso emergenti a riunioni concluse.

Mai perdere di vista il benessere delle persone

Che fare allora? Alcune indicazioni. Con la progressiva cessazione dello stato di emergenza ci sarà un periodo di riadattamento che, però, non significa “ritorno alla normalità”. La pandemia ci ha cambiati se non altro perché ha rotto tante certezze sul futuro e molte ferite resteranno. I lutti, la sempre più evidente spaccatura tra chi si è vaccinato e chi no, con una pericolosa semplificazione di ordine morale. Allora, diamoci del tempo per osservare quello che accade e diamo a tutti i collaboratori dei nostri studi il tempo per capire, gradualmente, quale sia la modalità di lavoro migliore, prendendo in considerazione il loro prezioso punto di vista. Il benessere nel gruppo di lavoro in studio è troppo importante per scelte definitive che potrebbero risultare, a lungo andare, recepite come un’imposizione e non come una scelta condivisa. Approfittiamo di questa occasione per capire se vi sono delle nuove forme di lavoro, che potrebbero diventare vincenti. Una delle caratteristiche dell’uomo è la capacità di imparare dall’esperienza, dai suoi errori e di riformulare plasticamente il suo rapporto con la realtà esterna. Diamoci modo di farlo anche in questa occasione, magari attraverso la creazione di un osservatorio relativo alle nuove modalità di lavoro, con la messa a disposizione di idee, esperienze e nuove pratiche. La comunità dei liberi professionisti potrebbe, in questo senso, rappresentare una spinta positiva per l’intera nazione.