di Elisa Mulone
Psicologa e psicoterapeuta
Presidente Nazionale PLP
Siamo giunti alla fine di un altro anno segnato dalla pandemia. È tempo di bilanci, ogni chiusura porta ad una nuova apertura, ma inevitabilmente si fanno i conti delle cose fatte e di ciò che rimane in sospeso.
E in un tempo sospeso come quello che stiamo vivendo, di cose in sospeso si rischia di trovarne parecchie: viaggi, feste e cerimonie rimandate in attesa di tempi migliori, cambiamenti procrastinati, incontri vissuti a metà e abbracci sospesi per paura di contagiare o contagiarsi.
Come mi ha detto una persona cara qualche giorno fa, ci sono vite segnate dalla felicità, vite segnate dalla povertà, vite lineari, vite segnate dall’incertezza, vite segnate da eventi traumatici che portano il fardello di pesanti strascichi. Non scegliamo le nostre origini e non decidiamo noi se nascere poveri o ricchi, in una parte del mondo piuttosto che in un’altra, all’interno di una famiglia capace di sostenere un armonico sviluppo dei propri componenti oppure no. Viviamo sospinti dallo sfondo che ci ha generato ma, nonostante questa inevitabile fatalità, c’è sempre spazio per migliorare sé stessi e il proprio contesto, basta trovare la chiave giusta per aprirsi a nuovi orizzonti di senso e di significato. Ne è la prova, ad esempio, Mustapha Jawara, migrante arrivato su un barcone dal Gambia e scampato al peggio, che ha realizzato il suo sogno di diventare arbitro e di vivere una vita dignitosa. Lo vediamo in scena nel film “La ricerca della felicità” in cui il protagonista interpretato da Will Smith mette in campo tutte le sue risorse e supera difficile prove per risalire dopo aver toccato il fondo.
Per chi affronta i propri fantasmi interiori, frutto di relazioni poco funzionali, il tempo dei bilanci non è mai cosa semplice. Emergono dallo sfondo tutte le questioni in sospeso che, come forme incompiute che cercano disperatamente il naturale completamento, assorbono energia e riducono le capacità di reagire e di trovare la spinta giusta per realizzare le proprie aspirazioni.
La pandemia ha bloccato tanti progetti e fatto perdere occasioni che per alcuni hanno pesato parecchio nel proprio bilancio. A volte è necessario l’aiuto di un professionista della salute mentale per sbloccare impasse cristallizzate da tempo, per riattivare risorse sopite e curare ferite non rimarginate.
Ci auguriamo che in questo nuovo anno ognuno di noi sappia far pronte all’incertezza che ancora si prospetta mettendo in campo tutte le risorse necessarie per realizzare progetti sospesi e magari immaginarne di nuovi perché come canta Ermal Meta: “Cambia le tue stelle, se ci provi, riuscirai…”.